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I 50 anni di Amici miei di Mario Monicelli

Una commedia che ha segnato il cinema italiano e che non possiamo lasciarci alle spalle

I 50 anni di Amici miei di Mario Monicelli
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26 Luglio 2025 - 17.41


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Era il 1975 quando Amici Miei approdava nei cinema italiani. Anno di sconvolgimenti sociali e politici e di importanti riforme che hanno cambiato il volto dell’Italia. È in un clima di tensione, di apparenze sbeccate e una società che insegue la modernità dimenticandosi della realtà che al cinema arriva il film di Mario Monicelli.

Nata da un lampo di genio di Pietro Germi e dalla penna di Tullio Pinelli, Leonardo Benvenuti e Piero De Bernardi (autori proprio nello stesso anno del primo Fantozzi) si svolge per le vie di Firenze nonostante la storia fosse stata inizialmente pensata per essere ambientata a Bologna perché Germi “non credeva all’umorismo toscano”. Questo secondo volere esplicito del regista, appunto toscano, che nel copione legge le avventure, le dinamiche e l’ironia che lui in primis aveva vissuto.

Nel libro La supercazzola: istruzioni per l’Ugo, lo sceneggiatore Piero De Bernardi spiega che “Il Conte Mascetti, il personaggio di Ugo, esisteva per davvero, e veramente aveva fatto un viaggio di nozze di due anni e mezzo con la moglie e l’orso al guinzaglio, mangiandosi il patrimonio suo, quello della moglie e anche quello dell’orso. È vera anche la storia che sembra più finta, quella della banda di gangster che perseguita il vecchio e odioso pensionato. A Firenze, per un anno e mezzo, un barista, un notaio e un magazziniere tennero in piedi la burla ai danni di un vecchio come quello”. 

Il film della Supercazzola, delle prese in giro, del no sense. Una descrizione dissacrante della società, una commedia dove le risate lasciano il posto a una riflessione dolceamara sulla realtà al collasso e l’esasperazione e il bisogno di fuggire da essa dei cinque protagonisti. Amici miei è per l’Italia cultura generale, eredità viva.

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