Mickey 17 e la società delle disuguaglianze | Culture
Top

Mickey 17 e la società delle disuguaglianze

Il regista coreano, Bong Jong Woo, dopo Parasite ritorna con Mickey 17. Capitalismo, disuguaglianze, ingiustizie, sono i temi da lui affrontati. Il grottesco fa da padrone.

Mickey 17 e la società delle disuguaglianze
Preroll

redazione Modifica articolo

21 Marzo 2025 - 16.49


ATF

di Raffaella Gallucci

Dopo Parasite, il regista coreano , Bong Jong Woo è tornato e questa volta lo ha fatto con Mickey 17 scegliendo  un approccio narrativo completamente diverso. Un ritorno nelle sale internazionali che, almeno in apparenza, sembra trionfale e sostenuto peraltro da una grande campagna di marketing che però non riflette pienamente la natura del film.

Mickey Barnes è un impiegato sacrificabile, un expendable, uno scarto della società destinato a missioni pericolose e a esperimenti senza scrupoli. È l’opposto dell’eroe predestinato tipico delle storie di fantascienza e fantasy, scelto per un grande destino.

L’aspetto interessante della trama consiste nella modalità attraverso la quale, il protagonista, sceglie il suo ruolo all’interno della spedizione, dal momento che nessuno lo ha costretto a candidarsi per questo impiego estremo. Mickey ha firmato volontariamente per lasciare un mondo che già lo aveva emarginato allo scopo di unirsi a una spedizione su Niflheim, un pianeta ghiacciato e ignoto.  Il suo errore è il decidere di non leggere attentamente i termini e le condizioni. Ogni volta che muore, una sua replica viene rigenerata tramite una stampante 3D, conservando intatti i ricordi della versione precedente. Mickey 17, interpretato da un convincente Robert Pattinson, è solo il diciassettesimo anello di questa catena di morti ripetute, interrotta quando un errore di calcolo porta alla creazione di Mickey 18, mentre il suo predecessore non è ancora stato ufficialmente dichiarato morto.

Si tratta di una pellicola priva di incisività: l’uso del tono grottesco, infatti, finisce per attenuare l’impatto del messaggio che il film vuole trasmettere agli spettatori.

La critica al capitalismo è evidente, così come la denuncia di una società che tratta le persone come pezzi di carne facilmente sostituibili. Tuttavia, queste tematiche avrebbero avuto un impatto più forte se il film avesse scelto di adottare un tono più cupo e riflessivo, simile a quello di Blade Runner di Ridley Scott. A rendere il tutto meno incisivo contribuisce anche la caratterizzazione dei protagonisti: nel mondo futuristico rappresentato, sembra che nessuno abbia una vera e propria personalità. Gli unici personaggi memorabili sono Robert Pattinson, nei panni del protagonista, con una caratterizzazione estrema ma mai eccessiva, e Mark Ruffalo, che interpreta il vero cattivo della pellicola: il politico Kenneth Mashall, una figura che richiama inevitabilmente i politici controversi di oggi.

Un ruolo centrale è occupato dalla figura dell’alieno, rappresentato da questo essere chiamato “strisciante”. La sua presenza non è fine a sé stessa, ma diventa un espediente narrativo per offrire una visione poetica alternativa. L’alieno, infatti, non rappresenta una minaccia, ma è una figura positiva, che vuole fare da contrasto con la crudeltà e la malvagità del genere umano, sempre messe in primo piano.

Con Mickey 17, Bong Joon-ho si rivolge all’uomo comune. Non è un’operazione particolarmente originale, ma va bene così. E’ infatti questo l’intento del regista. Infatti è solo attraverso un personaggio come Mickey Barnes che lo spettatore può davvero immergersi nella narrazione e coglierne il senso.

Mickey 17 è un film che intrattiene ma che non lascia davvero il segno. Sfiora temi profondi senza mai affondare il colpo, sacrificando la sua ferocia narrativa in favore di un approccio più accessibile a un pubblico non impegnato. Il risultato è un’opera visivamente impeccabile, sorretta da interpretazioni di tutto rispetto, ma che rischia di scivolare via senza quella carica impattante che ha reso indimenticabili i suoi lavori precedenti.

Native

Articoli correlati