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Claude Monet, il pittore della luce

Grazie ad un preziosissimo prestito da parte del Musée Marmottan Monet di Parigi, il Centro Altinate- San Gaetano di Padova accoglie la più importante mostra sull’artista mai realizzata in Italia.

Claude Monet, il pittore della luce
In foto: ''Glicine'', 1919-20 | Claude Monet
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24 Maggio 2024 - 15.02


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di Margherita Degani

Nella lontana Normandia, tra le vie di Giverny, delimitato da verdi siepi e ricche fronde, sorge un prezioso scrigno di fiori, ponti e laghetti, dove la luce irrompe a colorare ogni cosa, creando effetti di magica intensità impressionista.

E’ il giardino voluto e progettato con cura da un uomo fuori dal comune, costruito attraverso una scelta precisa di strutture e piante che potessero garantire le migliori condizioni di ispirazione e pittura. Una piccola radura segreta entro la quale rinchiudersi per godere della più pura bellezza. Parlo del padre – nonché vero spirito propulsore – dell’Impressionismo, Claude Monet.

La sola sorgente creatrice dei colori è la luce solare, che avvolge tutte le cose e le rivela, secondo le ore, con infinite modificazioni. Il mistero della materia ci sfugge e noi ignoriamo in quale momento esatto la realtà si separa dall’irrealtà. Tutto ciò che sappiamo è che la nostra visione ha preso l’abitudine di discernere nell’universo due nozioni, la forma ed il colore, ma che queste due nozioni sono inseparabili. Forma e colore sono due illusioni che coesistono l’una per l’altra, due parole che significano due processi sommari di cui dispone il nostro spirito per concepire l’infinito mistero della vita. Non v’ è forma senza colore, non v’ è colore senza forma.

Sono le parole che Camille Mauclair – letterato e critico francese, dalla sensibilità romantico-decadentista – impiegò per descrivere la rivoluzione artistica attuata da Monet (1840-1926) che, attraverso l’importanza del suo operato, segnò i destini pittorici del XIX secolo.

Ed è proprio la stessa atmosfera che ci viene restituita dalla meravigliosa mostra ospitata, fino al prossimo 14 luglio, dal Centro Altinate-San Gaetano di Padova. Camminando lungo un corridoio di papaveri che coinvolge tutti i suoi sensi, il visitatore viene completamente immerso e sopraffatto dalla delicata – ed allo stesso tempo eccezionalmente impattante- arte di Claude Monet, attraverso gli anni ed i suoi inevitabili cambiamenti.

Non solo: si tratta di un vero e proprio viaggio nella storia intima del celebre pittore, alla scoperta dei quadri da cui non volle mai separarsi e che tenne con sé, proprio nella casa di Giverny, fino alla fine dei suoi giorni. Parliamo di ben sessanta opere in prestito direttamente dal Marmottan Monet di Parigi, al quale il figlio dell’artista donò la collezione in seguito alla scomparsa del padre.

Un immenso e non quantificabile valore, tutto racchiuso tra le mura di una delle nostre città.

Tra architettura, natura, emozioni ed inedite proiezioni realizzate direttamente sul campo del celebre giardino, insieme ai suoni inconfodibili della natura, si è accompagnati in un percorso unico, legato ad una più alta comprensione del volto e della tecnica dell’autore, entrambi fortemente influenzati dalla luce.

Deciso a rompere gli schemi delle allora stringenti norme accademiche, Monet fu tra i primi ad accorgersi dell’importanza, non tanto del soggetto vero e proprio, quanto delle sensazioni percepite attraverso l’osservazione.  I suoi quadri ci restituiscono, allora, proprio delle impressioni, atmosfere impalpabili, sentimenti quasi fugaci, ma dal sapore dolce. I colori tenui, le proiezioni dei raggi luminosi, la nebbia, i giochi di riflessi tipi dell’acqua e gli intrecci verdi dei fiori danno vita ad un’immagine ancora più vivida della realtà, senza rinunciare alla soggettività di chi osserva.

Colore e luce rimangono gli indiscussi protagonisti della scena, anche quando Monet inizia a perdere la vista ed a confondere le tonalità, imprimendo una nuova piega ai suoi lavori. Di fronte alla soffusa ambientazione ed al riuscito tentativo di ricreare il fascino per la realtà circostante che Monet deve aver provato sulla sua pelle e, soprattuto, nei suoi occhi, non possiamo che rimanere a bocca aperta, avvolti dalla magia di uno dei movimenti artistici più amati di sempre. E perché no, forse anche immaginare di essere per un attimo lì accanto a lui, baciati dalla luce che filtra attraverso le foglie e le piante scelte del suo giardino di Giverny.

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