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Comandante: un'occasione mancata

Il film del regista Edoardo De Angelis non emoziona il pubblico. Più simile a un documentario che ad una pellicola vera e propria. Si salva al solito Favino.

Comandante: un'occasione mancata
In foto, Favino in una scena del Film
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6 Dicembre 2023 - 18.06


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di Raffaella Gallucci

Ho avuto modo di vedere “Comandante”, film diretto da Edoardo De Angelis, che ne firma sia il soggetto sia la sceneggiatura insieme a Sandro Veronesi. E’ un film che parla di speranza nell’essere umano.

La pellicola è ambientata nel 1940, il comandante Salvatore Todaro dirige il sottomarino Cappellini, che parte per una missione nell’Oceano Atlantico. Dopo aver attraversato lo stretto di Gibilterra, il destino lo porta ad uno scontro diretto con il mercantile belga, il Kabalo. Quest’ultimo ha la pessima idea di attaccare il sommergibile italiano, che risponde al fuoco, avendo la meglio sui nemici.

Il nostro protagonista, da buon eroe, non abbandona i naufraghi della nave nemica al loro destino, e li prende a bordo del suo battello, assumendosi tutta la responsabilità. Gesto cavalleresco e umano che però mette in pericolo la vita dei suoi uomini.

Il regista napoletano voleva raccontare questa storia per narrare e mettere in luce – sia  il patriottismo dei combattenti italiani e, allo stesso tempo, la sfera delle relazioni umane. Il mare fa da sfondo a questa storia.
Una buona trama tuttavia non  può fare miracoli. La regia è scialba, e non punta su inquadrature ricercate che lo portano ad essere da me  classificato  come qualsiasi film pseudo-storico che si trova su canali televisivi nel pomeriggio. 

Per la realizzazione è stato impiegato  un grande budget ma alla fine si tratta di una pellicola che non avrebbe richiesto chissà quali grandi somme sul modello  hollywoodiano.  A ciò si accoda la sceneggiatura: non ti coinvolge, rimane piatta. Malgrado qualche parte della storia, romanzata, per adattarla alla narrazione cinematografica: infatti non riesce ad intrigare ne a emozionare  lo spettatore. Una prova quindi problematica per il regista forse più adatto a firmare documentari anziché film. 
Unica nota positiva è Pierfrancesco Favino, che dimostra, pellicola dopo pellicola, di essere un attore con la A maiuscola. 

In genere siamo soliti  lamentarci del panorama cinematografico italiano e poi, quando  davvero esce qualcosa di interessante e innovativo nelle sale,ma non è questo il caso,  solo una piccola ‘nicchia’ si dirige a vederlo. E’ anche chiaro che quando il film è di buona fattura non conta la nazione o il luogo in cui questo viene prodotto e girato, come dimostra l’ultimo caso del film “C’è ancora domani” campione di incassi.

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