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Che noia l’ amore che diventa una nenia in musica

Ormai a dominare le classifiche sono brani in cui l'amore sembra tratto dai romanzi rosa. L'industria musicale e le radio producono " tormentoni" in serie. Un confronto con i grandi che hanno fatto la storia della musica.

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Manuela Ballo Modifica articolo

16 Luglio 2023 - 21.25


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Avevo voglia di scrivere un pezzo partendo dalle classifiche delle Hit del momento. Voglia malsana perché già sapevo, in parte, cosa aspettarmi. La radio, d’altronde, non fa altro che passare pezzi sempre più commerciali e sempre più omologanti e omologati.  Con l’arrivo dell’estate anche il più squallido bar di paese imita i bar di spiaggia mettendo a gran volume i successi musicali più in voga.  Ascolto e leggo i testi dei primi tre brani: la delusione è stata totale nel momento in cui ho appurato che a dominare la classifica   sono Ernia, i  Pinguini Tattici e il solito Blanco con un’ insolita Mina, che fintanto che  duettava con Celentano era gradevole, ma che con l’attuale partner canoro diventa neniosa.  Ci son rimasta male  e m’è venuto di vederla, d’improvviso, come una ” nababba” che nella solitudine della sua vasta  villa continua a collaborare con gli artisti più disparati. Forse per generare solo profitti, a danno della sua stessa storia e della qualità della sua voce.

Ormai le canzoni sono prodotte in serie e diventa, quindi, quasi impossibile  distinguere una melodia dall’ altra: tutte ricalcano lo stesso ritmo; hanno le stesse sonorità e i testi richiamano in prevalenza i temi dei peggiori romanzi rosa. Amore, amore e solo amore. Come se non ci fosse altro di cui parlare.
Non voglio dire che bisogna far solo canzoni impegnate. Non vo’ cercando un Gaber dei nostri tempi; né tantomeno un De André o un Guccini.  E non me la prendo neppure con i “tormentoni” estivi che , d’ altra parte, sono sempre andati di moda anche nelle stagioni passate.

Qual è il punto? È che perlomeno ,un tempo, le canzonette estive si alternavano con musiche di altro o alto livello o comunque cantautorali. Esisteva una certa varietà e una certa alternanza che dava maggiori chance d’ascolto sia che si cercasse il basso, cioè la musica di consumo di massa,  sia che si cercasse l’ alto, cioè la musica autoriale.  

Dando un fugace sguardo a quei testi naturalmente è subito saltata fuori quell’ omologazione di cui ho detto, con il tema amoroso che domina su ogni altra  cosa. Riporto tre frasi tratte dalle prime tre canzoni delle hit del momento.  Ernia, con “Parafulmini” : “Sai che sarebbe bellissimo se senza dirlo partissimo e mi mostrassi di te quello che in rеte non c’è.  I Pinguini Tattici con “Rubami la notte”: “Non ti posso promettere i fiori di loto, non vorrei diventare passato remoto” . Blanco e  Mina con “Un briciolo d’ allegria”: “Ed è difficile saper distinguere l’amore dalla follia”. Poesiole che potevano esser state scritte da ragazzi delle superiori sulla superficie di un banco scolastico.  Che sia questa la loro vera forza attrattiva?

Non voglio mettere alla berlina le nuove uscite. Provo solo a ragionare  su tra ciò che sta avvenendo oggi  e ciò che è stata la storia della musica leggera in Italia.  Prendiamo un Gino Paoli d’annata, con una delle canzoni, “Il cielo in una stanza” eseguita  per la prima volta da Mina dei tempi che furono. Certo era una canzone che trasudava amore da tutti i pori. Il problema quindi non  sta nello scegliere di cantare l’amore: l’hanno fatto anche tutti i grandi cantautori ( pensiamo alle melodiche canzoni napoletane) ma dipende da come lo si fa. Si può cantare l’amore in maniera autenticamente poetica o in forma banalizzata  e standardizzata.

C’è poi da prendere in considerazione il modo in cui si fa musica. Una cosa è se  suonata da veri strumenti e non riprodotta attraverso congegni elettronici in grado di generare quella standardizzazione musicale che riesce a rendere tutte le canzoni dell’oggi dimenticabili, confondibili e soprattutto velocemente consumabili. Non è un caso che dopo l’iniziale successo alcuni di questi brani durino solo pochi mesi. Si parla,  non a caso, di tormentoni. Sono gli stessi che, inevitabilmente, pompati dalle radio ti entrano nella testa, ti fracassano l’anima per mesi in macchina, nei bar e nei litorali per poi lasciare il posto al nuovo arrivato. Quasi a dire: avanti il prossimo. Ho ancora negli occhi e nel cuore i due ultimi concerti ai quali ho assistito: Zucchero e i the Who. Quelle che hanno portato sul palco erano musiche indimenticabili, musiche “antiche” eppure vive tutt’ ora i cui testi sono e rimangono impressi nella mente.

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