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Capossela ci racconta la contemporaneità con 'Tredici canzoni urgenti'

L'ultimo lavoro del cantautore italiano verrà pubblicato il 21 aprile e presentato la sera precedente nella Sala Verdi del Conservatorio di Milano.

Capossela ci racconta la contemporaneità con 'Tredici canzoni urgenti'
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19 Aprile 2023 - 17.34


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È un personaggio innovativo, colto, eclettico, come la sua musica, come il suo ultimo disco, Tredici canzoni urgenti, in uscita questo venerdì. Un’opera fatta di canzoni dirette e impegnate, che sviluppano temi attuali e che non abbandonano quel pantheon culturale a cui l’autore ha sempre attinto.

L’ultima fatica di Vinicio Capossela, polistrumentista e scrittore italiano è stato anticipato dai brani La crociata dei bambini, La parte del torto e dall’ultimo estratto All you can eat. Sarà presentato in anteprima il 20 aprile, alle 21 nella Sala Verdi del Conservatorio di Milano in una serata da tutto esaurito.

C’è una vena inquieta, che è sempre stata dell’artista e della sua musica, che si evince già dal titolo: un’inquietudine che diviene urgenza. “Quando la propaganda crea ad arte le ‘emergenze’, – spiega Capossela – è necessario recuperare il rapporto con il reale e affrontare le ‘urgenze’, quelle vere, che affliggono la società umana”. Per riprendere senza mollare il colpo: “La narrazione del potere genera paura, per esempio dove è questa invasione di migranti?”.

L’album è polimorfo, rispecchia la poliedricità di chi l’ha pensato e realizzato: ci sono molti strumenti, ritmiche e melodie diverse che si rincorrono e si intrecciano, diversi ospiti che hanno contribuito alla realizzazione del lavoro. Perciò, tantissime sono le influenze e le forme musicali che l’ascoltatore ritorverà. Oscillano dalla folìa cinquecentesca al reggae and dub anni ’90, dalle ballate al waltz e al jive fino al cha cha cha.

I vari episodi del cd, scritti tra il febbraio e il giugno dello scorso anno, “nascono dall’urgenza di interpretare e dare voce ai problemi più stringenti del momento storico che stiamo vivendo: la violenza di genere, la cattiva educazione alle emozioni, l’abbandono scolastico, la delega da parte degli adulti all’intrattenimento digitale in cui versa l’infanzia, la cultura usata come mezzo di separazione sociale, il carcere inteso come reclusione senza rieducazione, il parossismo consumistico generato dal capitalismo predatorio”.

Altra costante dell’opera è lo sguardo duro e critico nei confronti del potere, a cui, come ci ha abituato, Capossela non fa sconti. Afferma infatti: “sono un campionario di mali che abbiamo quotidianamente davanti ai nostri occhi, ma che, schiacciati dall’incessante berciare della società dello spettacolo, non riusciamo più a vedere, a sentire, a capire”. Le canzoni, dunque, nascono come risposta alle problematiche che costantemente si vivono oggi. Sempre nella stessa occasione il cantautore parla di un “momento storico in cui diritti costantemente elusi, ma permanenti nella loro urgenza di soluzione, dallo ius soli al diritto di scegliere il fine vita, rimangono privi di un riconoscimento. Sono problemi stringenti, il cui violento epilogo si prepara in una cultura tossica”.

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