Napoli: nella Villa del Pausilypon ritrovato il salone del cavaliere campano Publio Vedio Pollione | Culture
Top

Napoli: nella Villa del Pausilypon ritrovato il salone del cavaliere campano Publio Vedio Pollione

Grazie al progetto di valorizzazione del parco archeologico, il prof.re Marco Giglio, dell'Orientale di Napoli, con la sua equipe, ha riportato alla luce i resti del salone della maestosa villa appartenuta prima a Pollione, poi all'imperatore Augusto.

Napoli: nella Villa del Pausilypon ritrovato il salone del cavaliere campano Publio Vedio Pollione
In foto una veduta della Villa del Pausilypon
Preroll

redazione Modifica articolo

11 Dicembre 2022 - 19.11


ATF

Nel Parco Archeologico del Pausilypon, all’interno di una delle ville imperiali romane meglio conservate, è stato ritrovato, dopo duemila anni, il mosaico del pavimento originale del salotto, risalente all’età tardo repubblicana.

In esclusiva Ansa, la notizia del ritrovamento è stata rilasciata dall’archeologo Marco Giglio, docente dell’Università “L’ Orientale” di Napoli, il quale, affiancato da un’equipe di studenti, durante un progetto di valorizzazione del parco, ha condotto gli scavi nelle terme superiori della villa e su una terrazza.

L’importante ritrovamento consiste in una pavimentazione composta da un mosaico a piccoli tasselli bianchi, contornato da doppia cornice scura, presumibilmente l’originale del salone costruito dal primo proprietario, per poi essere coperto dalla struttura termale eretta dall’imperatore Augusto.

Un ritrovamento che, secondo l’archeologo, era già stato compiuto nell’ Ottocento da ricercatori del tempo, guidati da uno studioso naturalista, del quale, però, non ne venne compresa la portata della scoperta, mal interpretando l’origine della struttura termale e dei luoghi che affiancano tale plesso.

A fare chiarezza è lo stesso Prof. Giglio, il quale, come riporta Silvia Lambertucci su Ansa.it, ha affermato: “Le nuove indagini ci hanno permesso di capire che l’ambiente con il mosaico è più antico delle terme e appartiene a un salone che si affacciava sul mare ed era ben più grande rispetto al locale che poi è stato occupato dai servizi delle terme”.

Nonostante l’assenza di una precisa datazione stratigrafica, gli esperti concordano sul fatto che il mosaico ritrovato risalga all’età tardo repubblicana o, al massimo, Augustea.

La villa, posizionata a picco sul golfo, in una delle zone più suggestive del capoluogo campano, apparteneva originariamente al cavaliere Publio Vedio Pollione, figlio di un liberto e discendente della ricca famiglia dei Vedii di Benevento. Importante commerciante di vini e astuto uomo politico, Pollione, detenne importanti cariche pubbliche come Proconsole e, successivamente, come amministratore di una proprietà imperiale in Egitto, rientrando tra i ranghi più vicini ad Augusto.

Di lui fanno menzione Seneca e Cassio Dione, definendolo come un “amico” dal quale l’imperatore dovette prendere le distanze, a causa del lusso esagerato e di comportamenti scomodi, riprovevoli e crudeli. Il filosofo e lo storico romano fanno riferimento ad un episodio avvenuto durante una cena tenutasi nella villa, alla quale presenziò anche Augusto. Pollione, adirato con il suo coppiere per aver rotto dei bicchieri, voleva gettarlo in pasto alle murene giganti nella peschiera. L’imperatore, non sopportando il comportamento del padrone di casa, ordinò che tutti i vetri preziosi venissero distrutti e gettati nelle vasche delle piscine.

Anche Cicerone ha lasciato memoria di Pollione, scrivendo: “Numquam vidi hominem nequiorem” (mai incontrai uomo più iniquo), riferendosi ad uno spiacevole accadimento dovuto ad una valigia conservata dal cavaliere campano, dove all’interno erano conservati ritratti di matrone romane che gli avevano concesso favori.

È forse dovuto a tutti questi episodi che l’imperatore ha riservato a Pollione una condanna della sua memoria, divenendo il proprietario della villa, dopo la dipartita del liberto campano, trasformandola in un magnifico complesso imperiale e aggiungendo grandi porticati, sontuosi giardini e un’area dedicata al pubblico con un teatro dalla capienza di duemila persone.

Nell’apportare modifiche, Augusto decise, inoltre, di costruire, al posto del salone affacciato sul mare, la struttura termale con locali di servizio personali.

Il progetto di valorizzazione compiuto nel Parco Archeologico è stato condotto grazie alla concessione del Ministero della Cultura, in accordo con la Soprintendenza all’Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Napoli.

Ai lavori hanno preso parte anche Angela Bosco e Rosario Valentini, rispettivamente ricercatrice e Tecnico Elaborazione Dati de “L’Orientale”, i quali stanno costruendo un modello tridimensionale dei resti dell’imponente settore della villa.

Native

Articoli correlati