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L’Italia è un paese tenuto insieme da arte e archeologia (e Radio3)

Il programma “Museo nazionale” è ora un libro su 150 opere descritte da voci autorevoli: può essere un bel dono

L’Italia è un paese tenuto insieme da arte e archeologia (e Radio3)
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4 Dicembre 2019 - 11.09


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Voci autorevoli nell’arte come Achille Bonito Oliva, Tomaso Montanari, Antonio Paolucci, Angela Vettese, Ester Coen, Nicola Spinosa, archeologi come il direttore dell’Egizio Christian Greco e lo scomparso Sebastiano Tusa, molti altri esperti nel 2015 e 2016 raccontarono su Rai Radio 3 cosa rappresentano opere diverse in un ventaglio che comprendeva tanto Piero della Francesca come le tele grezze di Alberto Burri, l’urna funeraria etrusca come i bronzi di Riace, Tiziano come la Flagellazione di Caravaggio. Il terzo canale di Stato per i 150 anni dell’unità d’Italia affidò il racconto di un’opera su tutto il territorio a storici dell’arte, archeologi, critici. Il risultato fu pregevole. Spesso chi descriveva dipinti o sculture trasmetteva una buona dose d’affetto nelle sue parole. La trasmissione si chiamava “Museo nazionale” partendo da un assunto: l’Italia è il paese dove l’arte è diffusa dappertutto, non ha un supermuseo dove concentra tutto come il Louvre.

La presentazione e i proventi per un’opera terremotata
Da quella trasmissione è scaturito un libro, Museo Nazionale. 150 opere d’arte della storia d’Italia (a cura di Monica D’Onofrio che quel programma diresse, pp. 696, € 39,00): è un volume ricco e lo presentano oggi mercoledì 4 dicembre alle 17 alle Gallerie nazionali di arte antica a Palazzo Barberini, in via delle Quattro Fontane 13 a Roma, Melania Mazzucco, scrittrice, Marino Sinibaldi, direttore di Rai Radio3, Luigi Ficacci direttore dell’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro, il ministro dei beni culturali Dario Franceschini e la direttrice delle Gallerie Nazionali Barberini Corsini Flaminia Gennari Santori. Come avvisa Radio3, parte dei proventi della vendita del volume servirà a restaurare la Madonna con il Bambino della chiesa di Santa Maria Assunta a Tossicia (Teramo), scultura in terracotta del XV secolo ridotta in frammenti dal sisma del 2016 e documentata nelle pagine finali del libro: la curatrice e gli autori hanno rinunciato ai diritti d’autore.

Una scansione per temi, non cronologica
Cosa ci dice questo libro? Dai bronzi di Riace alla statua di Marc’Aurelio alla “merda d’artista” di Piero Manzoni, il volume ci racconta la stratificazione dell’arte e come tutto appartenga a un vivere civile comune, condiviso. Il volume è scandito in 23 capitoli come fossero sale dove gli accostamenti sono per temi, percezioni psicologiche, non per cronologia né forma. Qualche esempio? La “sala F. La mente: il pensiero, l’invenzione, la finzione e l’ingegno” mette in fila Giacomo Balla del primo ‘900 con Raffaello, un monumento funebre di Giovanni Pisano del primo ‘300 con il quattrocentesco fra Filippo Lippi, cui seguono Lucio Fontana e il veneto Giorgione.

Emerge la linea toscana del Vasari
Una scansione simile in qualche modo corrisponde a un taglio culturale che applicano anche alcuni musei: ha mescolato ‘800 e ‘900 la Galleria nazionale di arte moderna a Roma nell’allestimento voluto dalla direttrice Cristiana Collu, ha mescolato i periodi del XX secolo il MoMA di New York nel recentissimo riallestimento delle sale. Un filo tuttavia emerge da questa raccolta: su 150 opere, tra la “Flagellazione” di Caravaggio e il cavallo appeso al soffitto da Maurizio Cattelan ben 35 pezzi sono di artisti toscani o in Toscana tra fine ‘200 e il ‘500: Cimabue, Giotto, Masaccio, Donatello, Michelangelo con il suo Tondo Doni, Pontormo … Cosa può significare? Forse che regge ancora bene la lezione del gran vecchio Giorgio Vasari, reputato il fondatore della storia dell’arte moderna con le sue “Vite d’artista” del 1550 e del 1568: peccò di “toscanocentrismo”, e tuttavia tante voci eterogenee rimandano in sostanza a quel complesso di invenzioni praticate in quei secoli nel territorio toscano.

Qualche assenza …
Tra tanti stili e opere e musei, non sarebbe stato però male inserire anche una delle medioevali Madonne con bambino in legno abruzzesi o una delle altre opere conservate al Munda – Museo nazionale d’Abruzzo all’Aquila. Il museo aprì nella nuova sede in un ex mattatoio a fine 2015 e documenta un pezzo di quell’Italia centrale che rischia di restare sempre ai margini. E tra i contemporanei forse si doveva includere Mimmo Paladino. Resta un libro stampato in modo eccellente che permette di imparare su singole opere e autori. Anche da regalare per le feste natalizie.

Il programma fu curato da Monica D’Onofrio e Cettina Flaccavento; lo conduceva Luca Scarlini con la regia di Valerio Giannetti e le scelte musicali di Valerio Corzani.

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