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Per raccontare l’arte porta Johnny Depp e l’Amica geniale sui social

Nel saggio "Musei e media digitali" Nicolette Mandarano esplora se e come le istituzioni sanno comunicare ai cittadini, compresi i più giovani

Per raccontare l’arte porta Johnny Depp e l’Amica geniale sui social
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19 Settembre 2019 - 12.38


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Magari vi sorprenderà, ma anche lanciare su Facebook l’immagine del Johnny Depp che interpreta Willy Wonka nella Fabbrica di cioccolato di Tim Burton nei giorni di Halloween oppure riprendere le due giovani attrici della prima serie tv dell’Amica geniale possono invogliare a conoscere l’arte, possono stuzzicare. Lo ha fatto Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino, focalizzata nelle arti del nostro tempo: nei suoi post «crea meme con personaggi universali» e sa comunicare efficacemente anche e soprattutto ai giovani. Lo registra Nicolette Mandarano in Musei e media digitali (Carocci Editore, pp. 126, € 12), saggio fitto di notizie e osservazioni che la storica dell’arte presenta oggi giovedì 19 settembre alle 17.30 alle Gallerie Nazionali di Arte Antica – Palazzo Barberini (Sala Marmi) in via delle Quattro Fontane 13 a Roma.

Il saggio è rivolto in primo luogo a chi si occupa di musei e beni culturali; in realtà la ricercatrice va oltre perché, siti web alla mano, Mandarano offre una panoramica su come comunicare la cultura, il patrimonio culturale, a più pubblici e a più generazioni, attraverso internet, le piattaforme social, a chi parlare e come. In fondo è anche un discorso che implica un approccio democratico alla cultura e agli strumenti per raccontarla direttamente. Instagram, Facebook, Twitter, un sito web ricco, inventivo, con immagini di buona qualità e non scadenti, creare App, sono tutti indispensabili, strumenti imprescindibili, teorizza Nicolette Mandrano, e non solo per avere più pubblico quanto per raccontare correttamente ai cittadini cosa un museo ha, cosa può fare, in che modo è parte di una comunità.

Essere precisi, puntuali, fantasiosi, pronti a correggersi e scusarsi in caso di possibili errori, raccomanda la studiosa. Mandarano riprende episodi concreti. Come quando pubblicò per le Gallerie nazionali Barberini Corsini, di cui è “digital media curator”, l’immagine di un Tintoretto dato in prestito a una mostra veneziana e trasportato su una chiatta: stava per scatenarsi un diluvio di commenti allarmati online che la curatrice frenò sul nascere spiegando cosa accadeva, come avvengono i prestiti e che tutto era in sicurezza.

Il libro riprende anche iniziative originali come quella della Galleria nazionale delle Marche diretta dall’uscente Peter Aufreiter. Per stimolare la curiosità dei ragazzi al di là delle visite scolastiche spesso vissute come un’imposizione o come un ottimo mezzo per non stare in classe il museo di Palazzo ducale a Urbino ha creato un contest, “Raffaello in Minecraft”, gioco di cui i giovanissimi di mezzo mondo vanno pazzi: in questo caso la Galleria ha declinato in una narrazione stimolando quindi curiosità e spirito creativo. Il nocciolo della questione è saper dialogare.

Molto è stato fatto anche in Italia, si deduce dal libro, molto resta da fare, soprattutto se il confronto si fa con musei come il Metropolitan di New York o il Louvre di Parigi. All’incontro romano intervengono la direttrice delle Gallerie nazionali di arte antica (comprendono anche la Corsini) Flaminia Gennari Santori, la docente Maria Elena Colombo e Maria Vittoria Marini Clarelli, sovrintendente capitolina ai beni culturali di Roma Capitale.

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