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Belardi: “Abbiamo ricreato la Sistina. Itinerante”

La Cappella affrescata da Michelangelo in replica. Può girare nel mondo. Il professore: “Un’esperienza, ma non sostituisce la visita”

Belardi: “Abbiamo ricreato la Sistina. Itinerante”
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8 Febbraio 2018 - 11.37


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Anche la Cappella Sistina ha la sua replica millimetrica. Multimediale. E viaggiante. Ricostruita in replica come una delle grotte di Lascaux in Francia costruita vicino alle caverne e aperta al pubblico per impedire che la semplice presenza umana comprometta e alla lunga distrugga le pareti dipinte più o meno 17-18mila anni. Solo che la Cappella Sistina in replica in scala 1:1 potrà viaggiare in uno scatolone gigante bianco che ne riproduce l’architettura, in legno lamellare, fatto con materiali riciclabili, alto quanto uno stadio, smontabile e rimontabile a migliaia di chilometri di distanza. La società perugina Archimede srl, tramite il braccio Archimede Arte, ha scansionato i Musei Vaticani attraverso rilievi laser e fotogrammetrici con progetto commissionato dai Musei Vaticani nel 2014. Vi hanno preso parte il Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale dell’Università di Perugia, l’Accademia di Belle Arti “Pietro Vannucci” sempre di Perugia, la Tecla srl di Gubbio. Lo scatolone gigante riproduce ad altissima definizione la volta e il Giudizio universale affrescati da Michelangelo, riproduce le pareti affrescate da Botticelli, Domenico Ghirlandaio, Perugino, Luca Signorelli, Pinturicchio e – sorpresa – vuole anche restituire come appariva la Sistina con il cielo stellato pittato da Piermatteo d’Amelia prima che vi lavorasse Michelangelo. Ne parla a “Globalist” Paolo Belardi, docente di ingegneria civile e ambientale nell’ateneo perugino, che ha risposto alle domande via mail.

Gli oltre sei milioni di visitatori l’anno dei Musei Vaticani si fermano tutti nella Cappella Sistina e quando tante persone si riversano in un luogo d’arte, mantenerlo diventa più complicato come sanno bene in Vaticano. La vostra operazione potrà sostituire almeno in parte la visita?

Sebbene fatta da un autore diverso, per noi “Sistina Experience” non è una copia, ma una replica della Cappella Sistina. Che peraltro, essendo una struttura multimediale itinerante con valenze multifunzionali e multisensoriali, non intende minimamente sostituirsi all’originale, ma mettersi al suo servizio. In tal senso, in effetti, se allestita in uno degli spazi esterni dei Musei Vaticani, “Sistina Experience” potrebbe svolgere un ruolo propedeutico alla visita, perché, parafrasando un’acuta notazione di Goethe, l’occhio vede quello che la mente conosce. In particolare, potrebbe risultare utile per informare preventivamente alcune tipologie di visitatori (penso ai gruppi turistici, ma anche alle scolaresche e alle famiglie), consentendo una fruizione più consapevole dei capolavori artistici ivi custoditi, visto che il tempo trascorso nella Cappella Sistina, per le ragioni da lei addotte, è necessariamente molto ridotto. Ma non è questo l’obiettivo principale della nostra proposta, che invece è e rimane il suo carattere itinerante.

Citate come esempio la replica delle grotte di Lascaux. Con il turismo globale in crescita esponenziale i monumenti ricreati in 3D con mezzi multimediali sostituiranno i monumenti troppo frequentati e più fragili?

Anche in questo caso la mia prima risposta è negativa. Né potrebbe essere diversamente, perché ho ben presenti i rischi paventati da Walter Benjamin relativamente alla perdita di aura delle opere d’arte nell’epoca della riproducibilità tecnica. Però i monumenti ricreati con i calchi o con le stampanti 3D (non meramente ricreati con mezzi multimediali) potrebbero risultare utili da molti punti di vista: ad esempio, per aumentare l’accessibilità fisica e sensoriale dei monumenti, ampliando lo spettro dei possibili utenti. Ma soprattutto, pensando alla vastità e all’eterogeneità del patrimonio artistico italiano, iniziative di questo tipo, se concepite come itineranti, potrebbero costituire delle vere e proprie ambasciate culturali, volte ad attrarre verso le nostre città d’arte un turismo meno “mordi e fuggi”, perché più interessato e coinvolto. D’altra parte, la pratica di conservare un originale sostituendolo con una copia, seppure a diversa scala, non è certo una novità: il David di Michelangelo a Firenze è una copia, così come sono una copia tanto la Fonte Gaia a Siena quanto i Cavalli di San Marco a Venezia: gli originali come noto sono conservati altrove. In verità, più che “Lascaux 4” il nostro riferimento è stata la “Città dell’architettura e del patrimonio” di Parigi, in cui i visitatori, grazie ai supporti multimediali e grazie alle riproduzioni plastiche a grandezza naturale, possono fare un viaggio ideale nell’architettura francese di ogni tempo e luogo, passando sotto il portale dell’abbazia di Moissac, toccando le ali dell’Angelo che sorride della Cattedrale di Reims ed entrando in un appartamento dell’unità d’abitazione realizzata da Le Corbusier a Marsiglia. La cosa straordinaria, che non tutti sanno, è che questo museo è tra i più visitati dai francesi. Quasi quanto il Louvre!

Perché ricreate l’immagine della Sistina prima di Michelangelo?

Proprio perché non è una copia, ma una replica multimediale, “Sistina Experience” è volta a far vedere la Sistina con altri occhi ovvero gli occhi della conoscenza profonda, in modo che questo scrigno d’arte risulti non solo “aperto” di fronte allo sguardo del visitatore durante la visita dell’originale, ma anche “decodificato” nei suoi significati invisibili, talora ingiustamente obliati. Questo, ovviamente, al di là di qualsiasi sciocca rivendicazione campanilista, visto che Piermatteo d’Amelia, autore del cielo stellato poi soppiantato dagli affreschi di Michelangelo, era un nostro conterraneo.

Come è nata l’idea? È venuta dall’allora direttore dei Vaticani Antonio Paolucci o a voi?
La nostra è un’idea autonoma, che affonda le proprie radici in un precedente progetto, commissionato dal “Centro di scambio culturale ed artistico si Xiang Shan” di Shanghai, che abbiamo denominato “4DGYPSOTECA”: una replica multimediale itinerante della gipsoteca dell’Accademia di Belle Arti di Perugia, che è un tesoro nascosto della nostra città, in quanto vi sono conservati gessi d’autore riferibili alla mano di Michelangelo, Canova e Thorvaldsen. In quel caso, la finalità era quella di favorire le miriadi di studenti cinesi che studiano arte (a Pechino piuttosto che ad Hangzhou e a Chongqing), ma che, a differenza dei nostri studenti, non hanno luoghi adatti alla pratica del disegno dal vero. In quell’occasione, ci siamo limitati a ipotizzare la ricostruzione (sia materiale che immateriale) di alcuni gessi con l’utilizzo combinato di laser scanner e stampanti 3D. Così, quando abbiamo preso coscienza degli strepitosi documenti di rilievo architettonico e artistico eseguiti dai colleghi di Archimede Arte all’interno dei Musei Vaticani, abbiamo condiviso con loro l’idea di mettere in piedi un’équipe interdisciplinare volta a progettare il concept di “Sistina Experience”.
Qual è stato l’aspetto tecnicamente più complesso?
Allo stato attuale, l’aspetto più complesso dal punto di vista tecnico ha riguardato il carattere itinerante. Perché non è stato facile concepire una struttura imponente (le dimensioni esterne, uguali a quelle della Torre dei Venti, il corpo edilizio che ospita al proprio la Cappella Sistina, sono pari a circa 15 metri di larghezza, 42 metri di lunghezza e 33 metri di altezza), ma comunque smontabile, trasportabile e rimontabile in ogni parte del mondo. Non a caso il nostro concept presenta alcuni render volutamente arditi, che simulano l’allestimento di “Sistina Experience” sia in luoghi tra i più iconici del pianeta (dallo stadio Maracanà di Rio de Janeiro alla Piazza Rossa di Mosca fino al China Central Television Headquarters di Pechino) sia in luoghi meno iconici, ma altrettanto potenti dal punto di vista simbolico (il campus dell’università di Yale negli Stati Uniti d’America e la città di Bobo-Dioulasso nel Burkina Faso).

Quanto è costato e chi ha finanziato il progetto?
Il progetto del concept, che abbiamo interpretato come ricerca e che abbiamo condotto con grande passione, è stato autofinanziato dai quattro soggetti promotori, che peraltro sono tutti umbri: due istituzioni formative pubbliche (Accademia di Belle Arti “Pietro Vannucci” di Perugia, Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale dell’Università degli Studi di Perugia) e due imprese private (Archimede Arte di Perugia e Tecla srl di Gubbio). Ciascuno ovviamente per la propria parte e con le proprie modalità.
Le mostre “Experience” sui pittori più famosi (Van Gogh, gli Impressionisti) attirano pubblico e attirano molte critiche di spettacolizzare senza insegnare dando informazioni superficiali. Da un punto di vista didattico, come vi ponete?

La nostra è una proposta, al momento ancora a livello di concept. In tal senso, seppure è stata redatta con grande impegno e con il dovuto riguardo per le competenze disciplinari esterne a quelle già coinvolte, non ha la presunzione di essere esaustiva, anche e soprattutto dal punto di vista didattico. Ma ambisce a diventarlo. In tal senso, siamo consapevoli del fatto che, in caso di effettiva realizzazione, il nodo cruciale non sarà la fattibilità tecnica, ma sarà l’identità culturale. In altri termini, siamo consapevoli che “Sistina Experience” avrà necessità di una regia, ideologica e forse anche teologica, di alto profilo. Un ruolo che, in passato, è sempre stato fondamentale per il successo degli scrigni d’arte. Penso al ruolo svolto da Alberto da Padova nella Cappella degli Scrovegni o a quello svolto da Francesco Maturanzio nel Collegio del Cambio di Perugia. Tornando alla Cappella Sistina, penso agli studi pubblicati di recente da Heinrich Pfeiffer, che hanno svelato l’importanza del programma iconografico suggerito da Egido Canisio da Viterbo. Quando penso al senso di “Sistina Experience”, penso alla battuta provocatoria lanciata anni addietro da Peter Greenaway in occasione dell’inaugurazione della sua rilettura-performance dell’opera “Nozze di Cana” di Paolo Veronese. “La nostra percezione nel tempo cambia. È inevitabile. Non possiamo fare a meno di pensare ad Andy Warhol quando guardiamo Leonardo da Vinci!” Forse “Sistina Experience” risulterebbe oltremodo preziosa anche per quelli di noi che, guardando l’esplosione cromatica che contrassegna la volta della Cappella Sistina dopo l’ultimo restauro dei primi anni Novanta, non possono fare a meno di pensare a Jackson Pollock.

 

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