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Musei, smettiamola di gridare ogni volta al «boom» di visitatori

Franceschini: «Puntiamo ai 50 milioni di ingressi nel 2017 nei musei statali». Ma spesso il personale è insufficiente: a Firenze la direttrice dell'Accademia denuncia carenza di spazi

Musei, smettiamola di gridare ogni volta al «boom» di visitatori
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13 Novembre 2017 - 16.40


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Stefano Miliani

 

«Circa 50 milioni di euro in più di incassi tra il 2013 e il 2016 (+38,4%) con un trend ancora in crescita nel 2017 (+13,5%), mentre i visitatori passano dai 38,4 mln del 2013 ai 45,5 del 2016 (+18,5%) puntando a raggiungere i 50 milioni nel 2017». I visitatori nei musei statali crescono. Lo garantisce il Ministero dei beni e attività culturali e del turismo con i dati diramati dal ministro Dario Franceschini prima del summit nell’imponente Aula Ottagona delle Terme di Diocleziano a Roma. Qui nella mattina di lunedì 13 novembre ha convocato i venti direttori dei musei autonomi, dagli Uffizi a Brera, da Palazzo Barberini a Capodimonte, che ha nominato nell’agosto 2015 fra molte polemiche e molti sostegni con l’aggiunta di Massimo Osanna, direttore del Parco archeologico di Pompei.

 

Sullo stato delle cose vanno registrati allora più fronti: che aumentino i visitatori è un bene e se gli ingressi gratuiti nella prima domenica del mese contribuiscono all’incremento, tanto meglio, perché richiamano anche gli abitanti delle città dei musei e non solo turisti; che i responsabili abbiano spesso seri problemi di organizzazione è invece un male endemico che la riforma Franceschini non ha curato e lo dimostra quanto ha dichiarato in pubblico di recente la direttrice dell’Accademia di Firenze Cecilie Hollberg: alla Galleria dove troneggiano il David e i Prigioni di Michelangelo, a fronte di un milione 461.185 visitatori nel 2016 il personale è insufficiente – problema ancor più cronico e penalizzante in molte soprintendente – e mancano uffici al punto che quando arrivano i revisori dei conti la storica dell’arte deve lasciar loro la stanza e lavorare e da casa.

 

Crescono gli ingressi, ma non dite «boom»

Quanto ai numeri snocciolati dal dicastero di via del Collegio Romano, qui trovate il link ai dati ufficiali aggiornati al 2017. Gli incrementi ci sono, tuttavia sta diventando stucchevole leggere o sentire a ogni sciorinar di cifre il termine «boom» come vuole il dicastero. Nel 2017 i musei statali del Lazio nel 2016 hanno contato 20,3 milioni di visitatori (67,6 milioni di incasso) rispetto ai 17,7 ingressi e 55,2 milioni di euro del 2013. Nella classifica delle regioni c’è una novità rilevante: la Toscana scende al terzo posto e la Campania si colloca seconda contando oltre 8 milioni di visitatori (+32,6%) nel 2016 (erano i sei milioni nel 2013) e gli incassi balzati a 41,7 milioni di euro a confronto dei 28,7 del 2013. E gli ingressi calano in regioni colpite in parte dal terremoto come Umbria (-13,8), Marche (-7,6) e Abruzzo  (-15,7) e che invece avrebbero bisogno di maggior visibilità.

Nei trenta musei autonomi della riforma Franceschini (20 teste di serie con nomine fatte appunto ad agosto 2015, altri dieci in seguito) il ministero dichiara un +28,4% negli incassi, un +19,3% negli ingressi e soprattutto vedere rosa per l’anno in corso: finora conteggia per il 2017 un +14,5% negli incassi, un +11% nei visitatori) Liguria (+22,7% visitatori, +8,4% introiti), Puglia (+18,3% e +13,5%) e Veneto (+20% e +73,7%) come le regioni che registrano gli incrementi più forti.

I canottieri e San Francesco

I musei non vivono e non possono vivere di soli numeri. E questa caccia al successo come fosse una hit parade viene duramente criticata da autorevoli esperti e storici dell’arte. Per esempio, molti non hanno digerito la gara di canottaggio tra Oxford e Cambridge a settembre nella grande vasca della Reggia di Caserta, ideata dal direttore Mauro Felicori per attirare un pubblico non abituato ai monumenti, quando, stando a varie cronache locali, nelle vasche non era stata fatta una pulizia adeguata e fette dell’immenso palazzo non si possono visitare come dovrebbe essere. Il sito emergenza culturaha pubblicato un comunicato anti-Franceschini di esperti che è una sorta di manifesto (qui il link). Eppure non si può neanche dire che i direttori non allestiscono mostre serie di taglio scientifico e che è tutto un disastro: citiamo una rassegna sui crocifissi medioevali francescani alla Galleria nazionale dell’Umbria a Perugia l’anno scorso che ha avuto ottime recensioni a firma di storici dell’arte autorevoli. E dunque alla fine il discorso non può essere tutto nero o nemmeno tutto bianco. E resta qualche incognita: cosa succederà al direttore di Palazzo Ducale a Mantova Peter Assmann se la sua nomina verrà bocciata perché non italiano, anche se nella cultura ricorrere alla sola nazionalità italiana non ha senso.

 

 

 

 

 

 

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