Da "Freaks Out" ad "America latina", gli italiani si difendono bene al Festival di Venezia | Culture
Top

Da "Freaks Out" ad "America latina", gli italiani si difendono bene al Festival di Venezia

Tra le pellicole presentate "La tana", opera prima di Beatrice Baldacci, l'attesissimo film di Mainetti e la storia "scomoda" dei gemelli D'Innocenzo. Piantato il primo "Bosco per il cinema"

Da "Freaks Out" ad "America latina", gli italiani si difendono bene al Festival di Venezia
Preroll

redazione Modifica articolo

10 Settembre 2021 - 20.05


ATF

Il Festival del Cinema di Venezia si avvia verso la fine ma la qualità degli appuntamenti e l’intensità delle emozioni che regala al pubblico restano invariate.

Martedì è stato il giorno del debutto di La tana, l’intensa opera prima di Beatrice Baldacci, realizzata nell’ambito di Biennale College (il programma che accompagna giovani autori nello sviluppo e la realizzazione di lungometraggi a micro budget) nel quale due personaggi opposti, Giulio (Lorenzo Aloi), diciottenne aperto e ottimista e Lia (Irene Vetere, già interprete di Notti magiche di Virzì), ventenne immersa nella mancanza di speranza per l’impegno di doversi prendere cura di una madre con una malattia neurodegenerativa, “condividono anche se in forme diverse, una grande solitudine, e si trovano in relazione con i limiti del corpo: da una parte la malattia, dall’altra la giovinezza”

Trailer di “La Tana”, regia di Beatrice Baldacci

Tra gli eventi più attesi del programma giornaliero è stato poi senza dubbio la presentazione del documentario su Enzo Bosso compositore, pianista, direttore d’orchestra affamato di musica come lo era della vita, scomparso troppo presto per l’aggravarsi della malattia neurodegenerativa da cui era affetto dal 2011. La pellicola, commovente e definita dal regista Giorgio Verdelli “un film motivazionale” è ricca di testimonianze di tanti amici, familiari, collaboratori e tante sue interviste, ma anche tanta musica, la sua.

Mercoledì è giunto finalmente il momento dell’atteso ritorno di Gabriele Mainetti (regista del cult Lo chiamavano Jeeg Robot) sul Red Carpet e sugli schermi del Festival, con i suoi Freaks Out Matilde (Aurora Giovinazzo), il Cencio (Pietro Castellitto), Mario (Giancarlo Martini), e Fulvio (Claudio Santamaria); “supereroi umanissimi”, quattro fenomeni da baraccone nello scenario della Seconda guerra mondiale in Italia che si sentono dei mostri, ma che si rendono conto di essere in grado di cambiare la storia e di potersi riscattare con il loro grande cuore. 

Trailer “Freaks Out”, regia di Gabriele Mainetti

Il film evento di giovedí è stato America Latina il quinto film italiano in lizza per il Leone d’oro, l’atteso lavoro dei gemelli Fabio e Damiano D’Innocenzo che a loro dire fanno storie “restando scomodi, prima di tutto a noi stessi”. Della trama si può dire poco: Elio Germano è Massimo Sisti titolare di uno studio dentistico a Latina, gentile, educato, con una moglie e due figlie, vive per loro, si commuove in salotto a vedere la bellezza della sua famiglia. Poi c’è un sotto, in uno scantinato, qualcosa che non deve trapelare. 

Trailer “America Latina”, regia di Fabio e Damiano D’Innocenzo

La mostra ha poi offerto uno scorcio della Polonia pre Solidarnosc in Leave No Traces di Jan P. Matuszynski (in concorso) su una vicenda vera che ci ricorda il caso Cucchi, cinematograficamente potente come Spotlight, seguito dalla presentazione di Les Choses Humaines di Yvan Attal su un processo per stupro in Francia all’epoca del #Metoo, fuori Concorso.

Tratto da un romanzo (“Le cose umane”, bestseller in Francia da oltre 350.000 copie, pubblicato da La Nave di Teseo, scritto da Karine Tuil, il film di Attal è una produzione tutta in famiglia (protagonista è il figlio Ben, nel cast la moglie Charlotte Gainsbourg) va dritto ad un tema attualissimo e provocatorio: il confine tra l’essere consenzienti o no. Tutto il processo per stupro, ruota sull’affermazione: “non c’è una sola versione dei fatti, non una sola verità ma ci sono due diverse percezioni della realtà. Un tema affascinante cinematograficamente, il sottile confine, molto meno quando usciamo dalla sala. “

Sempre giovedì, artisti e pellicole hanno ricevuto un particolare tipo di riconoscimento: sull’isola di Certosa, di fronte al Lido di Venezia, è nato il primo Bosco per il Cinema in cui i Carabinieri del Raggruppamento Biodiversità metteranno a dimora circa cento piante appartenenti a diverse specie della flora autoctona che saranno dedicate ai vincitori dei Leoni d’Oro alla carriera e ai film della Mostra del Cinema che nel tempo si sono distinti per l’alto valore ambientale, vincendo il Green Drop Award.

Native

Articoli correlati