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Italiani, privacy e digitalizzazione: ecco quanto ne sappiamo

Dall'Osservatorio sulla Sostenibilità Digitaleda, che ha reso pubbliche alcune ricerche, emerge un quadro preoccupante.

Italiani, privacy e digitalizzazione: ecco quanto ne sappiamo
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31 Gennaio 2025 - 16.10


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Viviamo in un mondo sempre più digitalizzato e i dati sono diventati una risorsa preziosa, ma spesso gli utenti sottovalutano questo aspetto. Nonostante passiamo molto tempo in rete, da alcune ricerche emerge che non sappiamo come verranno utilizzati i nostri dati.

I dati dell’Osservatorio sulla Sostenibilità Digitale, pubblicati in occasione della Giornata Europea dei Dati Personali, evidenziano che la consapevolezza sull’importanza della privacy sembra diminuire. Se nei secoli precedenti la privacy era inesistente, ad oggi le piattaforme digitali e social network sfruttano i dati sensibili con una trasparenza spesso insufficiente, rendendo la protezione della sfera privata sempre più complessa.

“La sostenibilità digitale non può prescindere da una gestione responsabile dei dati personali.” ha affermato Stefano Epifani, Presidente della Fondazione per la Sostenibilità Digitale. “Le piattaforme digitali, ormai centrali nelle attività quotidiane, si basano in gran parte sulle informazioni generate dagli utenti. Tuttavia, è cruciale che lo sviluppo di queste tecnologie avvenga in un quadro di piena tutela della privacy, garantendo agli individui il controllo sui propri dati e prevenendo utilizzi impropri. In un contesto in cui non esiste più un “reale” ed un “virtuale” ma – al più – un “analogico” ed un “digitale”, ed in un momento in cui una parte sempre più importante della nostra vita è intermediata dalle piattaforme digitali, è fondamentale che i cittadini si rendano conto del valore della privacy, e che le istituzioni si attivino per garantirne la tutela.” – ha continuato Epifani.

Il digital divide culturale, che separa città e piccoli comuni, amplifica la mancanza di attenzione nei confronti della privacy. Ad esempio, nei centri più piccoli la sensibilità verso la privacy appare ancora più ridotta e molte persone ignorano le conseguenze delle proprie azioni online. Il 78% degli italiani dichiara di prestare attenzione alla protezione dei propri dati personali online, ma solo il 24% degli intervistati afferma di verificare sempre se le informazioni condivise online possano ledere la privacy altrui. Nei piccoli centri, solo il 17% degli abitanti si preoccupa sistematicamente della privacy altrui, rispetto al 31% dei grandi centri urbani.

In merito ai social network gli italiani sono divisi: il 52% ritiene che essi abbiano un potere eccessivo nell’influenzare i comportamenti delle persone. Nei grandi centri urbani questa preoccupazione aumenta, mentre nei piccoli centri il 32% degli intervistati crede che i social influenzino “poco o nulla”. Questo divario potrebbe essere legato a una minore esposizione alle dinamiche digitali nei contesti meno urbanizzati. La privacy viene considerata una priorità assoluta per le piattaforme digitali dal 34% degli italiani, con una percentuale che sale al 45% nei grandi centri urbani.

Per quanto riguarda, invece, la regolamentazione dei social, il 22% degli italiani pensa che ci sia bisogno di una regolamentazione più restrittiva dei social network e anche qui è presente una differenza tra grandi e piccoli centri. Nei grandi centri, il 29% sostiene la necessità di regole più severe, mentre nei piccoli centri questa percentuale scende al 16%. Emerge anche un’incoerenza: il 62% dei residenti nei piccoli comuni ritiene che le regole interne delle piattaforme siano sufficienti, dimostrando così una visione confusa delle implicazioni della regolamentazione.

Il 34% degli italiani considera la privacy una priorità assoluta per le piattaforme digitali, ma emergono delle contraddizioni quando si deve scegliere tra privacy e servizi personalizzati. Nei piccoli centri, il 50% degli intervistati ritiene che la personalizzazione sia “abbastanza” importante, anche a scapito della privacy. Nei grandi centri, invece, il 52% non crede che la personalizzazione possa avere la priorità, dimostrando una maggiore consapevolezza dei rischi legati alla condivisione dei dati personali. Questi ed altri dati saranno discussi nel webinar di presentazione dell’Osservatorio, che si terrà il prossimo 27 febbraio.

Da queste ricerche emerge un risultato paradossale: conviviamo con le tecnologie, ma abbiamo visioni distorte sul loro funzionamento. Ed è proprio qui che dovrebbe entrare in gioco l’istruzione, poiché dovremmo essere educati all’utilizzo e alla conoscenza delle tecnologie, essendo degli strumenti diventati centrali nella nostra quotidianità.

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