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Tracce di memoria

La rubrica del giovedì di Culture Globalist

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30 Dicembre 2021 - 08.01


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di Marcello Cecconi

Arrivò l’euro con Otto e Barnelli

Sono giusto giusto vent’anni da quando abbiamo “assaggiato” l’euro, tradendo l’amata/odiata lira. Non posso dimenticare l’emozione dell’attesa del passaggio della mezzanotte del fine anno 2001, il primo del nuovo millennio. Si toccava con mano il cambiamento epocale. I ricordi vanno alla leggera fila di fronte al bancomat di una banca a Pisa, città che stava salutando l’arrivo del nuovo anno fra musica e fuochi d’artificio.

Proprio in quel momento, mentre finalmente testavo quelle nuove banconote, godendo per la sensazione tattile e cromatica che mi trasmettevano, passavano per la strada, con la loro musica strampalata, Otto e Barnelli. Ecco perché ho sempre abbinato l’euro a loro. Per i giovani che non hanno mai “speso una lira”, ricordo che Otto e Barnelli erano due artisti di strada tedeschi; un duo che, venticinque anni prima, aveva contribuito al successo de L’altra domenica” la rivoluzionaria trasmissione  televisiva  ideata da Renzo Arbore. I due si erano abituati all’Italia dopo quel successo inaspettato. Era durato un paio di decenni prima che cadessero nel dimenticatoio.


Gli artisti di strada Otto e Barnelli

La stessa mia operazione di prelevamento della nuova moneta stava avvenendo in contemporanea in altri undici paesi del vecchio continente e, proprio per questo, immaginavo un diverso e roseo futuro per la comunità europea. Un cambio di passo rispetto al passato. Così rimuginavo, mentre i fuochi si erano spenti e i due buskers tedeschi si allontanavano lungo la via. 

Mi sentivo, insomma, attore di un tempo in cui il processo di unificazione reale si sarebbe compiuta di lì a breve. Come se pagare al ristorante di Parigi, Madrid, Lisbona o Berlino con la stessa moneta fosse il vero prologo di una vicinissima e vera federazione. Sappiamo come poi siano andate le cose e quanto più complessa sia la realizzazione di un’Europa davvero unita. Che sia stato solo il sogno d’inverno di una notte pisana?

Il “Corrierino” nacque esattamente 113 anni fa

Il “Corrierino”, come poi veniva chiamato, visse per quasi tutto il Novecento e fu per me, insieme al Vittorioso che trovavo in parrocchia, il primo passatempo “istruttivo” dopo l’abbecedario. Nel 1996 si interruppero le pubblicazioni quando cozzò con il web 1.0 da un lato e le vistose insegne gialle e blu dei videonoleggi di Blockbusters dall’altro.

Il Corriere della Sera, con il lancio del Corriere dei Piccoli a fine anno 1908, divenne l’emblema della modernizzazione della cultura italiana che marcò l’era giolittiana inserendosi a pieno titolo nel progetto pedagogizzante nazionale che aveva come fulcro la scuola e come obiettivo la personalità culturale dei giovani virgulti da crescere con valori risorgimentali

Solo quattro delle venti pagine della rivista erano dedicate a fumetti concepiti o tradotti nella versione che non prevedeva i ballon ma la frase in rima collocata in basso, sotto la cornice della vignetta, come dire a “sostegno” dell’immagine. Inevitabile l’importazione dei comics americani che furono adeguati alle esigenze del giornale con uno stravolgimento di grafica e testi ma non una forzatura per i disegnatori Rubino, Mussino e C. che sostituendo il ballon con le rime baciate erano in grado di dare ritmo al susseguirsi dei disegni e coinvolgere maggiormente il lettore.

Si ispireranno a colui che universalmente è considerato l’iniziatore dei fumetti, il Richard Outcault di Yellow Kid del 1895, collocando in prima pagina la tavola del suo celebre personaggio Buster Brown italianizzata col nome di Mimmo, mentre all’interno troviamo Maud di Frederick Burr Opper del 1905, ribattezzata Checca Mula scostumata.

Il primo numero del Corriere dei Piccoli sarà anche il battesimo dei primi fumetti originali italiani, con lo stesso Attilio Mussino a disegnare Bilbolbul, il simpatico e pestifero bambino africano che vive avventure paradossali in un’Africa quasi surreale. L’inverosimile stava nel fatto per cui Bilbolbul aveva l’abilità di adeguarsi fisicamente a quello che gli veniva raccontato diventando letteralmente di colore rosso per la vergogna o verde per la rabbia o avere un buco nello stomaco. Cose concrete finché qualcuno non lo soccorreva. Era l’epoca della campagna d’Africa e proprio quell’anno la Somalia era diventata colonia italiana.


Il Bilbolbul di Mussino sul Corriere dei Piccoli

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