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Dalla crisi ecologica alle migrazioni, teologhe e teologi a scuola di globalità

La Chiesa aperta al mondo. Un commentario del Concilio Vaticano Secondo: un progetto di ampio respiro che coinvolge studiose e studiosi sulle urgenze del pianeta

Dalla crisi ecologica alle migrazioni, teologhe e teologi a scuola di globalità
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8 Agosto 2020 - 18.15


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di Thomas Casadei

Una Chiesa cattolica che si misura con spirito aperto con le istanze del mondo contemporaneo, dalla globalizzazione alle migrazioni, dalla crisi ecologica al femminismo per indicare qui solo qualche spunto, è un’istituzione che si confronta con il mondo attraverso teologi e teologhe, non è un’istituzione che si arrocca. Sommariamente a questi pensieri rimanda uno dei progetti teologici senz’altro di più ampio respiro dei nostri giorni e che significativamente coinvolge molte studiose: è l’opera “Vatican 2 – Legacy and Mandate. Intercontinental commentary: Reception and Orientation for the Life of the Church” (clicca qui per il link).

Pensato inizialmente per essere un’edizione aggiornata del Commentario teologico del Vaticano II pubblicato per Herder da Peter Hünermann e Bernd Jochen Hilberath nel 2004-2006 (in cinque volumi, più un sesto di discussione aperta a un gruppo più ampio), il progetto, avviato nel 2017, ha richiesto un completo ripensamento e comporta, per le sue caratteristiche, un continuo confronto interculturale.
Il progetto, che coinvolge oltre un centinaio di teologhe e teologi di tutto il mondo, è presieduto da Joachim Schmiedl (Università di Vallendar) e guidato assieme a lui da Peter Hünermann (emerito dell’Università di Tubinga), da Margit Eckholt (Università di Osnabrück) e da Klaus Vellguth (Università di Vallendar). Il coordinamento scientifico è affidato a Gianmaria Zamagni, già ricercatore alla Fondazione per le scienze religiose “Giovanni XXIII” di Bologna e ora docente di Storia della chiesa alla Università J.W. Goethe di Francoforte sul Meno.

Il papato di Francesco, iniziato nel 2013, e le difficoltà del momento presente incidono certamente nella strutturazione dell’opera (che sarà pubblicata in versione definitiva entro il 2024). Le origini culturali del vescovo di Roma ma ancor più la sua consapevolezza del tramonto di un’era storica per la geopolitica della Chiesa, da una parte, i molteplici conflitti, le migrazioni, la crisi ecologica e la pandemia, dall’altra, mettono la Chiesa cattolica di fronte alle imprescindibili sfide della globalità.
La vocazione globale della Chiesa le viene fin dal nome che porta (come è ben noto, katholikós significa universale), ma come è possibile e cosa comporta progettare e scrivere un commentario policentrico e non culturalmente gerarchico del Concilio Vaticano II?
Proprio questa assise, una delle più grandi assemblee deliberative della storia, si era trovata, all’indomani della Seconda guerra mondiale e della Shoah, nel contesto di uno spartiacque storico: alla fine dell’epoca coloniale.
I padri conciliari cercarono di dare risposte a tali questioni approvando quattro costituzioni, nove decreti e tre dichiarazioni, documenti che hanno il più alto valore dottrinale per l’intera Chiesa.
A sessant’anni di distanza, il Concilio è ancora al centro del dibattito, ma al tempo stesso esso è la lente più adatta (o, forse, meno imprecisa) a disposizione dei cattolici per relazionarsi con il presente globalizzato. In questo commentario teologhe e teologi provenienti da decine di paesi si confrontano in almeno quattro lingue di lavoro (tedesco, inglese, spagnolo, francese) utilizzando i mezzi più moderni offerti dalla tecnolo-gia (senza rinunciare all’incontro personale, ove possibile) per discutere dei testi e dei contesti del Concilio, nonché della storia, del presente e del futuro della Chiesa cattolica.

Il piano dell’opera, che sarà pubblicata in due lingue (inglese e tedesco), prevede ben dodici volumi: dopo un volume di introduzione ed ermeneutica del Commentario, sono in preparazione cinque volumi continentali, che daranno una visione “contestuale” dell’interpretazione del Vaticano II, e cinque volumi successivi in cui i sedici documenti del Concilio saranno commentati da gruppi intercontinentali misti; un volume di conclusioni tirerà le somme e commenterà, infine, la complessa operazione editoriale.
Discutere della Chiesa nell’“antropocene” nel rispetto delle diverse sensibilità, delle teologie femministe, all’interno di un paradigma postcoloniale e una concezione post-gregoriana o post-costantiniana della cristianità (cioè che rinuncia all’idealizzazione nostalgica di forme ecclesiali del passato), con un equilibrio dei contributi per provenienza culturale, genere, età: tutto questo costituisce una sorta di “scuola di globa-lità” assai rilevante, e non soltanto per il mondo cattolico.

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