di Lorenzo Lazzeri
L’oggetto chiamato The Cliff si trova a una distanza tale da mostrarci l’universo quando era ancora giovanissimo, in una fase primitiva. La sua luce ci arriva da un’epoca vicina al momento in cui le prime strutture e proto-galassie stavano nascendo, in un’epoca immediatamente successiva al Big Bang. È di fatto un mostro per dimensioni, si stima un diametro di 40 parsec, una misura difficilmente immaginabile senza un paragone. Immaginate che, viaggiando alla velocità della luce, per circumnavigarne la superficie impiegheremmo 410 anni.
Una delle ipotesi più suggestive è che non si tratti di una semplice baby galassia o di un buco nero tradizionale, ma di una “black hole star”: una stella gargantuesca, alimentata non dalla fusione nucleare, come accade nel nostro Sole, ma da un buco nero al suo interno. Grazie alla potenza ottica del James Webb Space Telescope, gli scienziati hanno osservato spettri luminosi compatibili con questa teoria. Se fosse confermata, potrebbe spiegare come i buchi neri supermassicci si siano formati così rapidamente nelle prime fasi dell’universo.
Una simile scoperta confermerebbe alcune delle teorie riguardo le prime fasi dello sviluppo dell’universo, oltre a riscrivere le regole dell’astrofisica, aprendo nuove prospettive sulla nascita delle galassie. Si tratterebbe, in sostanza, di una “iper-stella dal cuore nero”.
Questa visione darebbe anche forza ad altre ipotesi sulla formazione dei buchi neri primordiali, non derivati dall’esplosione di stelle, ma nati direttamente da oscillazioni quantistiche nei momenti iniziali del Big Bang. In un’epoca in cui la densità della materia era altissima, questi nuclei non sarebbero evaporati, altresì divenendo centri di attrazione per la materia circostante. Da lì sarebbero potute nascere stelle iper-giganti, come quella osservata, divenendo in seguito buchi neri super massicci attorno a cui hanno iniziato a roteare le galassie, come le vediamo oggi.
Osservare The Cliff significa quindi guardare indietro a eventi che hanno avuto luogo quasi al confine con la nascita del cosmo, un territorio fino a poco tempo fa inaccessibile.
Altri scenari, non di questo studio, prendono in considerazione altri eventi particolari, come la super-compressione dei nuclei stellari, oltre il limite di Tolman-Oppenheimer-Volkoff (TOV), il massimo teorico che impedisce ad una stella di neutroni di collassare ulteriormente. In questo quadro, il collasso iniziale del nucleo avrebbe generato, per pochi istanti, una stella di neutroni che, in conseguenza del continuo afflusso di materia con conseguente crescita di massa, avrebbe superato il limite di TOV trasformandosi in un buco nero. La formazione di questo buco nero interno avrebbe innescato immediatamente un’esplosione, capace di creare ed espellere elementi pesanti a velocità relativistiche (vicine a quelle della luce n.d.r.), attraverso gli strati della stella iper-gigante, che avrebbe iniziato a collassare su sé stessa. Ma questa sembra più fantascienza, perché il fenomeno è stato solo ipotizzato.
Lo studio pubblicato online su “Astronomy & Astrophysics” questo settembre 2025 è qui riportato A remarkable ruby .