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20 luglio 1969: la notte in cui tutto è sembrato possibile

Un’impresa rimasta nella storia: dall’esclamazione di Tito Stagno alle percezioni dell’Italia che cantava Zanicchi e Ranieri. Da quell’anno sembra essere cambiato tutto senza che nulla sia cambiato.

20 luglio 1969: la notte in cui tutto è sembrato possibile
20 luglio 1969: lo sbarco sulla luna (immagine da 'Focus')
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19 Luglio 2025 - 13.59


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di Vittoria Calabrese

“Un piccolo passo per un uomo, un grande balzo per l’umanità”. È con queste parole che il 20 luglio del 1969 Neil Armstrong, che mette il piede sul suolo lunare, sintetizza l’inizio di una nuova era. Siamo al termine degli anni ’60, il mondo occidentale è diviso, impegnato nella Guerra Fredda che si combatte anche su un campo di battaglia fittizio, quello del progresso scientifico. Tra Usa e Urss è in ballo anche la conquista dello spazio, fatta di tentativi – alcuni riusciti e altri falliti – e di costante superamento dei confini della possibilità.

Già nel 1957 l’Unione Sovietica aveva lanciato in orbita lo Sputnik 1, il primo satellite artificiale capace di girare intorno alla terra, e da qui in poi iniziava una corsa che ad ogni passo avvicinava sempre più all’incredibile traguardo della Luna. Nello stesso anno l’Urss riusciva a mandare in orbita la cagnetta Leika che non farà mai ritorno. L’anno successivo gli Stati Uniti inviano in orbita Explorer, il loro primo satellite e nello stesso anno nasce la Nasa per volontà del presidente Eisenhower.

Nell’aprile 1961 il sovietico Juri Gagarin è il primo uomo nello spazio e a maggio anche gli Stati Uniti inviano in orbita Alan Shepard. Nel 1963 è la volta della prima donna, una sovietica: Valentina Tereškova. Nonostante i primi ad arrivare sul nostro satellite siano stati i sovietici, con sonde capaci di raccogliere dati da poter analizzare, dopo alcuni tentativi gli statunitensi riescono finalmente a far mettere i piedi dell’uomo sul suolo lunare. È il 20 luglio 1969.

Il viaggio che porterà Neil Armstrong e Buzz Aldrin a passeggiare sulla superficie lunare inizia il 16 luglio e quattro giorni dopo, nello stesso momento in cui sulla Luna si scrive la storia in Italia risuonano le parole di Tito Stagno durante la prima maratona Rai durata 25 ore. “Ha toccato! Ha toccato il suolo lunare” ma arriva la smentita di Ruggero Orlando – corrispondente dagli Stati Uniti – che dà il via ad uno dei battibecchi più noti della storia della nostra televisione: “no, non ha toccato”. Stagno prosegue: “Signori, sono le 22:17 in Italia, sono le 15.17 a Huston, sono le 14.17 a New York. Un veicolo inventato dall’uomo ha toccato un altro corpo celeste…”

La gioia, l’incredulità e il battibecco tra Stagno e Orlando si stagliano sullo sfondo di una penisola italiana, anch’essa come il mondo, divisa e piena di contraddizioni. Nel 1969 Iva Zanicchi vince il Festival di Sanremo con “Zingara”, Massimo Ranieri trionfa al Cantagiro con “Rose rosse” mentre I lustrini delle gemelle Kessler e il Carosello coesistono insieme alle lotte operaie e studentesche, alla povertà dei lavoratori di basso ceto e alle ferite dure da rimarginare, come quella provocata, sul finire dell’anno dalla strage di Piazza Fontana a Milano, il punto più incandescente della “strategia della tensione”.

Tra le testimonianze di quel periodo, raccolte dalla Rai, c’è quella di una donna che ne coglie il lato buono e vede lo sbarco sulla Luna come: “uno dei lati positivi di questa nostra era tecnologica che in fondo sembra opprimerci e alienarci”. Ma in mezzo al generale entusiasmo, ci sono anche le voci di chi di quel traguardo non ne vede i benefici: “Per molti di noi la Luna è la terra dove siamo nati, perché io vengo dalla Luna perché son venuto dalla Sardegna, è la terra dove sono nato ed è come se fosse la Luna perché è molto povera”.

Restano ancora vive le parole dell’allora presidente della Repubblica Saragat: “Un grande silenzio scende sulla terra, fatto di trepidazione per i rischi che ancora attendono gli astronauti e di indicibile emozione per la realizzazione di un evento quasi sovrumano: la conquista della Luna da parte dell’uomo. Su tutti i sentimenti che ci commuovono domina la gratitudine verso il popolo americano formato dagli innumerevoli immigrati provenienti da tutti i paesi. Possa questa vittoria essere di auspicio per una vittoria ancora più grande: la conquista definitiva della pace, della giustizia e della libertà per tutti i popoli della terra”.

Un’epoca, dunque, non poi così distante dall’attuale. C’era anche allora una guerra che durava da tempo. Gli Stati Uniti quell’anno arrivavano ad impegnare mezzo milione di uomini in Vietnam nonostante il grido di pace che si stava alzando nelle università americane. Da quell’anno sembra essere cambiato tutto senza che nulla sia cambiato davvero, tranne, forse, la percezione che si aveva allora di un futuro pieno di speranza nel progresso.

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