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Amnesty International, la luce della speranza accesa da Peter Benenson

La storia dell’Associazione che difende i diritti umani e civili, oggi decisiva anche per affrontare la questione dei migranti. Un’intervista al professor Marcello Flores, studioso della storia dei diritti umani.

Amnesty International, la luce della speranza accesa da Peter Benenson
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25 Giugno 2025 - 18.40


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di Caterina Abate

La nascita di Amnesty International dovrebbe farci riflettere sulla potenza che può avere l’iniziativa di un singolo individuo per il bene della collettività mondiale. Un avvocato inglese, Peter Benenson, ha avuto la capacità di smuovere il mondo contro le ingiuste carcerazioni politiche. Un giorno, Benenson decide di pubblicare un articolo sul quotidiano domenicale The Observer, dal titolo “The forgotten prisoners”, “I prigionieri dimenticati”. È una denuncia contro l’ingiustizia che stavano subendo due studenti portoghesi, in carcere per aver brindato alla libertà, per cui si richiedeva l’amnistia. Era vietato pronunciare anche solo la parola “libertà” nel Portogallo di Salazar. Di questo e degli sviluppi che tali azioni determineranno abbiamo parlato con il professor Marcello Flores, che ha dedicato un libro alla Storia dei diritti umani.

Chi era Peter Benenson? Quale ruolo  l’avvocato inglese ha avuto nella crescita di una  cultura dei diritti umani?

Quella di Benenson, fondatore della prima vera e propria Ong che si occupa di diritti umani, è una vita complessa.  Era un avvocato, con studi prestigiosi avendo studiato a Eaton e Cambridge, proveniente da una ricca famiglia, con la madre appartenente a un’importante famiglia ebraica, mentre il padre era un banchiere deceduto giovane. Prima ancora degli studi universitari aveva avuto come precettore privato il poeta inglese W. H. Auden, una figura molto importante dell’Inghilterra degli anni ’30 e ’40. Già agli inizi della sua carriera Benenson si interessa per aiutare dei fuggitivi spagnoli a seguito della vittoria di Franco in Spagna e anche degli esuli ungheresi a seguito della repressione sovietica durante la ribellione di Budapest. Il caso degli studenti portoghesi nasce casualmente: legge sui giornali che due ragazzi erano stati incolpati per aver fatto un brindisi alla Libertà. Indignato scrive una lettera pubblica a un giornale, in cui si chiede anche ai lettori di mandare altre lettere di protesta. Richiesta che viene ascoltata: le lettere che giungono sono tante da far credere a Benenson che il clima stesse cambiando, tanto da poter creare un movimento in difesa dei diritti politici per i perseguitati da governi dittatoriali”.

Ha citato come precettore di Benenson il poeta W.H. Auden, che aveva partecipato al fianco dei republicanos alla guerra civile spagnola: potrebbe tale educazione aver contribuito alla nascita dell’interesse per l’impegno civile?

Senz’altro, ma l’interessamento di Benenson per la difesa dei diritti umani è anche frutto dal clima fortemente progressista che si sviluppa attorno al Partito laburista, che non a caso vince in Inghilterra le prime elezioni dopo la seconda guerra mondiale. In quegli anni ci sono personaggi di grande spicco nella cultura e nella letteratura del paese, solo per dire due grandi nomi interessati al diritto alla libertà e a quelli umani, abbiamo oltre al già citato Auden anche George Orwell. Cronologicamente era anche vicina la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e del cittadino, redatta a Parigi il 9 dicembre del 1948, quando il diritto diventa un patrimonio comune da difendere. Tutto questo coopera allo sviluppo di una coscienza e attenzione per i diritti che porterà prima al gesto di Benenson e poi, in due anni, alla fondazione di Amnesty International”.

Amnesty International è stata la prima organizzazione attiva nel suo settore, seguita poi da altre simili. Sappiamo che la sua missione originaria è mutata nel corso del tempo. Come lo ha fatto e cosa ha prodotto?

L’esempio di Benenson con Amnesty non è caduto nel vuoto. Nel 1978 nasce il nucleo originario di Human Rights Watch, che rappresentava il contraltare statunitense. La missione di Amnesty parte dalla difesa dei diritti civili individuali, come abbiamo visto nel caso dei due studenti portoghesi, fino a diventare l’organizzazione che difende da tutte le violazioni dei diritti umani. Riesce anche col tempo a estendersi geograficamente, e a interessarsi anche ad altre forme di violazione dei diritti. Nel corso degli anni ha anche individuato di volta in volta i momenti cruciali in cui prendere iniziative o in cui far sentire la propria voce, rafforzando la presenza nei paesi interessati da conflitti e denunciando i crimini di guerra che vi si consumano”.

L’Associazione ha in questo momento all’attivo moltissime campagne, come il progetto I Welcome che si occupa di seguire le vicende di migranti e rifugiati.

Oggi il numero di profughi e migranti a livello mondiale ha raggiunto cifre mai toccate nella storia. È per questo che Amnesty International lavora molto in tale ambito, senza mai abbandonare l’impegno a favore dei prigionieri di coscienza”.

“Lei è uno storico che ha molto approfondito la questione dei diritti umani, può dirci quando e come affonda nel tempo la sensibilità a questo genere di temi?”

Le grandi conquiste dei diritti umani affondano le radici nell’Ottocento e nel Novecento. Epoche che hanno visto considerevoli conquiste in tale ambito nati anche dalla mobilitazione dei movimenti in loro difesa, ma anche grazie a iniziative di una sola persona, come Beneson. Ciò dovrebbe rammentarci come anche delle piccole iniziative possono portare a cambiamenti globali, laddove riguardino aspetti importanti per una moltitudine di persone. Le cose possono essere cambiate. Per coloro interessati a lavorare in quest’ambito, a fare qualcosa per gli altri, ci sono moltissime organizzazioni che si occupano e si battono per i diritti umani. È possibile partire così, ma senza rinunciare alla possibilità di creare qualcosa di nuovo e di originale come è accaduto in passato. Il logo di Amnesty International è una candela avvolta da un filo spinato.  Simbolicamente il filo spinato allude alla prigionia e alla restrizione della libertà e dei diritti umani, mentre la candela vuole essere la luce della speranza in situazioni di oppressione. Dal 28 maggio del 1961 Amnesty International coopera affinché in situazioni di buio dei diritti si accenda una luce di speranza”.

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