di Marialaura Baldino
”Un tentativo di vivere un momento importante con un messaggio di serenità. […] Quale miglior luogo del palazzo che è la fucina della Terza Missione del nostro ateneo per fare una serata dedicata all’Election day. Una grande opportunità e omaggio a questa missione fondamentale”.
Sono le parole d’apertura del discorso del Professore Luca Verzichelli, co-ideatore della serata all’Università di Siena e docente di Scienza Politica e Politiche Comparate. Tra i suoi principali filoni di ricerca ci sono: lo studio delle élites politiche in Italia e in Europa; le politiche economiche e di convergenza e stabilità in Europa; il Parlamento italiano in una prospettiva comparata.
Le regole del gioco dell’elezione, il tema del suo discorso: dai sistemi elettorali ”la cosa più noiosa di tutte”, scherza il docente, ma che in larga misura vanno capiti; al peso elettorale dei grandi votanti; le elezioni di 1/3 dei membri di Camera e Senato; fin’anche ai primi exit poll stato per stato aggiornati a questo pomeriggio. ”La mia previsione: La Harris prenderà più voti, ma questo, come sappiamo, non è sinonimo di vittoria”, ha concluso Verzichelli.
Dopo l’ascolto di alcune strafe di Blowin’ in the wind, collegato online il Professore Giovanni Gozzini, Professore Ordinario di Storia della Globalizzazione e Globalization and New Media ha condotto la sala attraverso la storia nella storia americana come anche nella storia delle elezioni Usa.
Sono seguiti gli interventi dei docenti Pierangelo Iseria e Francesco Olmastroni, rispettivamente Ordinario di Scienza Politica e Associato di Scienza Politica presso il Dipartimento di Scienze Sociali, Politiche e Cognitive dell’Università di Siena.
Due interventi per valutare il voto USA e i rapporti transatlantici insieme agli effetti dei candidati sull’opinione pubblica, polarizzata rispetto a molte istituzioni, come i media tradizionali, che cambiano in base alla corrente politica.
Il Professore Luigi Bosco, Associato di Economia Politica presso il DEPS, con una valutazione sulla correlazione tra l’economia americana e l’andamento delle elezioni. ”Una crescita economica sempre meno inclusiva – dice – con gap insanabili che vengono trascinati addirittura dal 1979”, ribadendo i programmi elettorali sulla questioni economiche dei due candidati. ”Comunque vada, Trump ha vinto, perchè è riuscito ad inserire nel dibattito pubblico temi e argomenti che prima non facevano parte della collettitvità”, ha concluso il professore Bosco.