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Donne allo specchio: una doppia realtà

Sempre più donne accedono ai vertici delle istituzioni e della società e contemporaneamente in Italia e nei paesi vicini sono vittime di violenze e soprusi. Un’emancipazione alla quale non fa riscontro una reale parità di genere.

Donne allo specchio: una doppia realtà
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4 Gennaio 2023 - 18.24


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di Manuela Ballo

Ho un tarlo nella testa, in quest’avvio del 2023. Vedo volti di donne scorrere nel formulare auguri, nel condurre telegiornali e talk-show, a governare Banche e Stati. Molti più del recente passato. E vedo poi donne costrette ad abbandonare gli studi universitari in paesi lontani o volti di giovani donne che pagano con le torture e la vita il semplice gesto di togliersi un secolare velo dalla testa. E apro i giornali e leggo delle continue violenze contro le donne che si consumano dentro le nostre case.

Mi ritrovo così a far scorrere le dita sulla tastiera, come chi ha un’urgenza di fare i conti con un proprio dubbio; che forse è il dubbio di tante di noi: le donne sono davvero diventate una parte essenziale della società o continuano ad essere il genere che più paga lo scotto delle diseguaglianze? È come se le storie che ci raccontano ci facessero vivere tante vite divere, mostrandoci al contempo l’eden e l’inferno. La velocità della tastiera non riesce a seguire il flusso dei pensieri sul quesito che sta impaniando la mia scrittura perché prima si presenta chiaro e poi oscuro. Ci sarebbe da discutere a lungo sul ruolo delle donne nel mondo e forse dovrebbe essere la nostra generazione a riaprire una discussione vera su di esse in questa difficile fase di transizione storica.

È come se in queste settimane si fosse alzata quella fitta nebbia che ricopriva la condizione di molte donne in paesi da noi poco distanti e che pure non riusciva a penetrare nei vicoli del pensiero di un occidente sempre più sanguinario e inguaiato in una guerra che si tiene in casa propria. Sono zone quelle che geograficamente appaiono a noi così distanti, ma che storicamente (e umanamente) non dovrebbero esserlo. Sto parlando dell’Iran e dell’Afganistan in particolare. Nessun velo s’è alzato, invece, su un fenomeno ormai abituale in casa nostra dove giornalmente dobbiamo ormai contare almeno tre femminicidi. Tanti brividi e pochi rimedi.

In questo gioco di specchi, partiamo dal bello: dal trionfalismo con il quale gran parte dei media registrano un clima di emancipazione femminile che oramai è un dato di fatto. La parte positiva di quella medaglia. Mai come negli ultimi anni così tante donne hanno avuto e hanno ruoli rilevanti nelle importanti istituzioni mondiali o europee. Un rapido elenco? Ursula Von Der Leyen, Presidente della commissione Europea e membro della CDU o ancora di Nancy Pelosi, prima donna a ricoprire la carica di Speaker della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti. Chi ascoltando un qualsiasi telegiornale non ha sentito riecheggiare il nome di Fabiola Gianotti, prima donna ad essere selezionata come direttore del CERN di Ginevra.
Poi, il caso emblematico del 2022: una donna, Giorgia Meloni, viene eletta Presidente del Consiglio dei ministri, capo del governo, cioè colei che deciderà la politica dei prossimi anni. Mentre un’altra donna aveva sostituito Mario Draghi alla guida della politica monetaria europea, Christine Lagarde, ad oggi presidente della Bce.

Solo cinque dei molti nomi che qui potrei continuare a sciorinare. Ve li risparmio: li trovate tutti nelle cronache dei nostri giorni. Queste storie appena citate, queste good-news, rappresentano la parte scintillante di una società che sembra aver sciolto positivamente il nodo del rapporto complesso tra i generi. Ma pur dandoci gioia, non pareggiano quel retro buio del problema che continua ad oscillare tra gesti di emancipazione che possono però ammorbidire il tema della vera parità.

Sono qui a registrare ciò che giornalmente viene a galla con i molti casi di violenza domestica, con il sangue dei femminicidi, con la grande disparità che esiste tra noi e l’Afghanistan, dove le donne sono state costrette a lasciare le università e solo un docente, coraggiosamente, s’è opposto. Altri, in questo nostro giornale, racconteranno del coraggio delle donne iraniane. Ci sarà da seguire ciò che lì avviene. Ma in queste elucubrazioni d’inizio anno, e nell’urgenza di scriverne, volevo mettere il dito sulla contraddizione che si registra nelle diverse forme che le donne assumono sulla scena mondiale. Donne all’apice della politica, della ricerca, della comunicazione. Una gioia. Donne vittime di un mondo che non ha ancora compreso il concetto di diritti e di umanità. Un dolore. Un’altalena di situazioni e di sentimenti. D’atra parte dicono che proprio nei grandi contrasti stia il lievito della storia.

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