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Siena: breve guida al 'forestiero avvertito' per gustare i giorni del Palio

A Siena sabato due Luglio si corre di nuovo il Palio dopo le privazioni imposte della pandemia. Come comportarsi nei quattro giorni della festa senese. I consigli di ieri dello storico Duccio Balestracci e le avvertenze per l’oggi.

Siena: breve guida al 'forestiero avvertito' per gustare i giorni del Palio
Palio di Siena
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Maurizio Boldrini Modifica articolo

1 Luglio 2022 - 12.25 Globalist.it


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Un bel po’ di tempo fa, un amico che di Palio se ne intende, Duccio Balestracci, scrisse per un giornale caro a entrambi una “Guida pel forestiere avvertito”, consigliando ai visitatori non solo come comportarsi nei lunghi giorni della festa senese – quattro, per l’esattezza – ma anche quali domande dovessero evitare e quali luoghi comuni convenisse loro di scansare. Tutto questo per far sì che questa festa risultasse un’esperienza esaltante e non giornate d’inferno da cancellare dalla memoria. Pochi consigli somministrati gratuitamente ma ben pensati. Specie al tempo del turismo di massa, e non più nel tempo del Grand Tour quando “doviziosi e ricercati viaggiatori con le tasche ben munite di denaro, si spostavano attraversando la penisola per lo spazio di qualche mese; che viaggiavano con la scorta di camerieri e lacchè; che si piazzavano in città per qualche settimana e ne assaporavano a lungo tutta la cultura e la storia prima di inserire nella loro visita anche una spesso compiaciuta sosta in qualche balcone di Piazza dei Campo in occasione del Palio”.

Oggi un balcone o anche più semplicemente un posto sui palchi che cingono la Piazza può costare un occhio e non sono tanti, di questi tempi, i turisti che sono disposti a tirar fuori fresca moneta contante. I tempi cambiano, i turisti cambiano. Comunque, ricordava l’autore di quel pregiato testo, cosa che oggi confermo anch’io, che può risultare sconvolgente arrivare a Siena la mattina del Palio stesso, cioè sabato 2 luglio. Tanto più in un Palio come questo, vissuto dai contradaioli a dir poco intensamente dopo due anni di astinenza. Si rischia di capirci poco, se non, ancora peggio, di viverne solo i lati negativi: quello di voler capire tutto in fretta e furia, cioè male; quello della confusione e dei ristoranti presi d’assalto, delle vie intasate dai popoli in festa e da venditori che spuntano qua e la, con gadget made in China.

“Cerca, buon amico forestiere, se puoi – scriveva Balestracci – di arrivare qualche giorno prima: vedrai una città che si prepara lentamente al suo rito, capirai l’attesa de’ Senesi e soprattutto capirai perché aspettano con tanta ansia di vedersi assegnare un cavallo, di provare il gioco della fortuna e degl’inganni e dell’abilità che è il Palio”. 

Sì, perché la festa inizia proprio quattro giorni prima, quando in una lunga mattinata i cavalli ammessi alla tratta – che hanno i requisiti richiesti dal severo regolamento comunale – assaggiano tutti, in diverse batterie, il tufo di piazza prima che i capitani delle contrade si ritirino in conclave per sceglierne dieci, quelli che correranno. Poi l’attesa, che può durare ore e ore, perché gli interessi dei capitani possono esser diversi: si può decidere di scegliere i cavalli migliori o si può decidere prendere quasi tutti gli esordienti. Com’è avvenuto questa volta. Poi squillano le chiarine ed entra in scena la fortuna. I contradaioli lo sanno bene: ti può toccare il cavallo che vai bramando così come un altro che non conosci e che comunque viene portato, con dietro il popolo più o meno festante, verso la stalla. Avete mai visitato le stalle delle contrade? Roba da reggia orientale. Da quel momento il cavallo è curato, vezzeggiato, amato come un figliolo. Poi le prove, mattina e sera, fino ad arrivare al fatidico giorno. Fatidico e lungo. Solo girando per le contrade in questi quattro giorni, vivendo le loro cene, visitando i bellissimi musei, parlando con i contradaioli, l’ospite potrà capire come questa non sia una festa qualunque ma “un rito che riattualizza, sotto forma di metafora, lo scontro di parte e di fazione. E non dar retta a certi luoghi comuni stantii e muffosi di chi ti racconterà che il forestiere a Siena, in quei giorni, è malvisto. Stupidaggini: il visitatore è, anzi, pienamente rispettato”, scriveva Balestracci.

Ecco, il rispetto. È bene non invadere la chiesa della contrada mentre, nel primo pomeriggio di questo sabato 2 luglio, verrà benedetto il cavallo. Tenete a distanza telefoni e altri aggeggi elettronici. È bene non fotografare il contradaiolo che ride o che piange mentre è dominato dalle sue emozioni o segue gli esiti della corsa. Il Palio è bellezza estetica, è colori, è suoni ma proprio per questo, per ben viverlo e lasciarlo vivere, è bene tenere un comportamento riservato, riconoscendo quali sono i protagonisti di questa festa unica. 

Se proprio non ce la fai da arrivare prima e ti catapulti a Siena l’ultimo giorno cerca di evitare, come consigliava Balestracci, di “arrivar tardi, di spremerti alle transenne mentre vengono chiuse implorando mercé al vigile urbano perché ti faccia passare; se sei fortunato possessore di qualche costosissimo posto in palco, accomodati in tempo. Magari portati dietro un cappelluccio per ripararti dal sole che non perdona; mettiti un abito comodo, fresco, non impacciarti in vestimenti che ti sarebbero solo di uggia per il lungo e caldo meriggio”.

Tanti consigli potrebbero esser impartiti: non ti buttare nelle mischie mentre i contradaioli si contendono gli spazi; dai strada ai figuranti mentre passano per la città prima che inizi il vero e proprio corteo storico; rispetta i cavalli nel loro transitare sulle lastre o mentre lasciano le stalle. Ma più che altro sappi che stai vivendo una delle feste autentiche che si svolgono nel nostro paese. Non solo per la sua secolare storia ma per il fatto che questo rito ha saputo reggere agli urti della storia, ha saputo aggiustarsi e cambiare per giungere fino a noi. Per la felicità di una Città che con ansia e gioia lo rivive dopo due anni.  

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