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La conferenza stampa di Renzi: come far diventare comprimarie le protagoniste

Ha parlato per 14 minuti di fila e poi altri 17 mentre la Bellanova e la Bonetti stavano lì come fossero comparse al fianco del Capo. Poi il beau geste di invitare a rivolgere domande alle ministre.

La conferenza stampa di Renzi: come far diventare comprimarie le protagoniste
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Daniele Magrini Modifica articolo

14 Gennaio 2021 - 19.40


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La persona alla guida di un Governo che ha guidato il proprio Paese in mezzo alla pandemia, in modo più efficace al mondo, è una donna. Si chiama Jacinta Arden ed è la Premier della Nuova Zelanda. Invece, nel nostro Paese, due ministre si sono dimesse per interposta persona. Cioè, è stato il leader del loro partito, Matteo Renzi, a mettersele al fianco alla conferenza stampa dell’addio al Governo, un po’ come fanno i presentatori di Sanremo con le vallette, e ad annunciare le loro dimissioni. Si dirà: è il Capo di Italia Viva ed è stato lui ad annunciare la scelta di rottura politica con il Governo Conte.

No, non doveva andare così: Teresa Bellanova ed Elena Bonetti hanno partecipato a quella conferenza stampa, che è stato l’ennesimo one man show di Renzi, in qualità di Ministre della Repubblica Italiana. E avrebbe avuto un significato se fossero state prima loro ad annunciare le proprie dimissioni, perché la lettera indirizzata a Conte porta la loro firma, non quella di Renzi. Dopo, solo dopo, l’uomo che guida il partito, avrebbe avuto tutto il tempo di spiegare la genesi e la strategia politica della scelta.

Questa avrebbe dovuta essere la scaletta rispettosa dei ruoli istituzionali, dell’incarico che le due ministre stavano lasciando, ma anche del percorso difficile e periglioso del riconoscimento del ruolo delle donne in ogni settore, ma specialmente in quello tradizionalmente maschilista della politica, dove si sono dovute perfino inventare le quote rose per alleggerire il divario di genere. Ma se poi, in certe circostanze come quella di ieri, le donne preferiscono il silenzio ossequioso di fronte all’eloquio del capo, allora la subalternità finisce per essere frutto di una specie di “sindrome di Stoccolma”.

Così, Renzi ha parlato per 14 minuti di fila, mentre la Bellanova e la Bonetti stavano lì come fossero comparse al fianco del Capo. Dopo di che, Renzi ha risposto alle domande per altri 17 minuti. Quindi, ha fatto il beau geste di invitare i rappresentanti della stampa a rivolgere qualche domanda alle due ministre. E poi, facendo finta di essere infastidito di essere solo lui al centro dell’attenzione, ha sussurrato nel microfono: “Teresa, ora rispondi te”. No, ha risposto ancora lui. La Bellanova ha parlato solo al 42’ minuto della conferenza stampa, per sette minuti. La Bonetti è entrata in campo al 50’ per poco più di cinque minuti.

Un brutto episodio per le donne, ma anche per gli uomini: perché il, machismo in politica è un metodo che paghiamo tutti, uomini e donne di questo Paese.

Perfino nel mondo dello spettacolo, dove la banalizzazione della presenza femminile è sempre stata un cardine dello show, c’era stata una reazione di una donna messa in una circostanza simile. Nel 2007 alla finale di Miss Italia, Loretta Goggi che era la co-conduttrice insieme a Mike Bongiorno, fu chiamata sul palcoscenico dopo trenta minuti dall’inizio. Così, in diretta televisiva, sbottò: “Me ne vado. Non pensavo di arrivare dopo mezz’ora di spettacolo, ma stiamo scherzando…”. E ancora, rivolta a Mike Bongiorno: “Alle prove hai cambiato la scaletta mille volte. Mi hai trattato come Edy Campagnoli, la tua valletta muta. Non si fa così, non si fa così”.

Le due ministre invece hanno accettato la scena muta. Facendo comunicare da Renzi la propria scelta, frutto di una decisione di partito, ma che è comunque atto di chi sta rivestendo un ruolo dentro il Governo della Repubblica Italiana. Invece hanno fatto da “spalle” in una recita che aveva solo e soltanto l’ego di Renzi come oggetto e soggetto. Standosene al fianco del Capo in quella modalità silenziosa, il messaggio comunicativo che Teresa Bellanova e Elena Bonetti hanno consegnato alle telecamere, e soprattutto a chi ha visto la conferenza stampa, è quello di accontentarsi di un ruolo da comprimarie. Ma a muovere i fili è sempre l’uomo. Anzi, soprattutto in questo caso, un uomo solo al comando. E spiace anche che nessun giornalista presente l’abbia fatto notare. 

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