Vanity Fair celebra vent’anni di costume, spettacolo e giornalismo con il docufilm Cover Story – 20 anni di Vanity Fair, diretto e scritto dal regista Cosimo Alemà insieme a Matteo Menduni e in arrivo al cinema il 29, 30 e 31 di gennaio. La pellicola racconta una passerella di icone del cinema, della moda e della musica, ritratti tra servizi fotografici ed interviste nel Megazine di Condé Nast, lanciato in Italia nel 2003, che strizzando l’occhio alla vanità, molto più spesso ne denuncia gli eccessi e promuove temi di grande attualità, quali l’emancipazione femminile, la sostenibilità e l’inclusività, di pari passo all’apprezzamento della diversità in tutte le sue forme del corpo.
Così il film, prodotto da Condé Nast ed Emma Film e distribuito da Adler Entertainment, si presenta come una riflessione sui valori, sulla storia e sui personaggi dell’epopea giornalistica, legati da un fil rouge che si snoda attraverso le parole di Michela Murgia. Da Anna Wintour a Raffaella Carrà, da Monica Bellucci a Miriam Leone nella sua Sicilia, da Pierfrancesco Favino agli scatti d’autore di Nicolas Winding Refn, da Kasia Smutniak, con l’inchiesta sul diritto alla libertà e all’aborto alla pop star Madonna, sono solo alcuni dei protagonisti delle cover più significative del magazine.
Secondo il direttore di Vanity Fair, Simone Marchetti, anche una cover ha il potere di creare un dibattito. Il giornalista, infatti, afferma che “con la “giusta” copertina, il suo messaggio può diffondersi rapidamente in tutto il mondo.”
In questo senso, se il magazine già rappresentava “un accurato barometro del tempo,” per citare le parole dello storico del costume Cleveland Amory, oggi Vanity Fair vuole fare di più: vuole diventare uno “spirito guida”. E raccontare delle storie che facciano la Storia.
Sicuramente un massaggio di speranza, che da una mano anche nei tempi bui, “all’anima illuminata” del nostro Paese.
Di L. Salv.