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Terzino sinistro a Spinaceto, un ragazzo tra calcio, periferia e passioni

Nel romanzo "Con gli occhi di un terzino sinistro" Fabio Luppino tratteggia i passaggi dall'adolescenza sua e di una generazione, gli anni '70, il quartiere di Roma, lo sport

Terzino sinistro a Spinaceto, un ragazzo tra calcio, periferia e passioni
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17 Aprile 2019 - 18.06


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Il calcio italiano ha avuto terzini sinistri magistrali: Giacinto Facchetti o Paolo Maldini,  per citare due campioni rispettivamente dell’Inter e del Milan. Luciano Ligabue ha dedicato una canzone al “mediano” Oriali. Adesso un giornalista di vaglia ed esperienza quale è Fabio Luppino, romano, già per anni e anni all’Unità, ora all’Huffington Post, amante dello sport sul rettangolo verde, romano, licenzia un romanzo che è una dichiarazione d’amore per il gioco del pallone e molto altro: Con gli occhi di un terzino sinistro. Calcio e anni Settanta a Spinaceto, comune di Roma (Emersioni, pp. 104, € 13,50). Il giornalista-scrittore presenta il libro giovedì 18 aprile al PdE BookStore al Palazzo delle Esposizioni a Roma in via di Milano 15/17 in compagnia di Giancarlo Padovan e Walter Tocci.

«Un rito quotidiano che diventa passione. Il calcio che unisce, fortifica e un quartiere dove apparentemente c’è tutto, ma manca l’anima. Con gli occhi di un terzino sinistro racconta una partita a Spinaceto in una periferia romana, ospite e protagonista delle tensioni della metà degli anni Settanta», recita la sinossi editoriale. Su un testo che è un percorso di formazione, di crescita, di consapevolezza. «Il cross in corsa dal fondo di sinistro è filosofia, come la solitudine o l’incomunicabilità nella vita di un uomo: il terzino sinistro, appunto. Ci nasci, con il ruolo cucito addosso, sulla pelle, come il numero sulla maglia», appunta Luppino nel primo capitolo descrivendo alla perfezione i sentimenti provati da una miriade di ragazzi alle prese con lo sport nazionale. E in pagine dove tratteggia un adolescente che conquista il rispetto e la stima del mister di una squadra di quartiere grazie a più capacità tra cui quella, non troppo frequente, perfino inebriante, di saper calciare e perfino segnare goal con il sinistro sognando un mito del football di ogni tempo, Gigi Riva.

«Sbagliavo, come tante volte mi è capitato. La mia borsa era una sacca della spesa di mia nonna». La strada sembra in salita. L’adolescente la affronterà. Con gli alti e i bassi della vita. Quel ragazzo crescerà negli anni Settanta, anni carichi di passioni e tensioni politiche e sociali. Ma in un romanzo che sebmbra delineare un altro protagonista: il quartiere di Spinaceto, alla periferia della capitale, dove tra strada e palazzoni transitava in Vespa Nanni Moretti in Caro Diario.

«All’ingresso c’era scritto comune di Roma. Cioè, era, è Roma, ma un cartello lo doveva dire – scrive Luppino -. Un quartiere nato sulla carta. Stradoni, parcheggi, lotti, verde mal attrezzato, scuole. Per molti anni tanta terra tra gli stradoni, una chiesa quasi prefabbricata, un centro commerciale comunale mai inaugurato tappezzato di siringhe, come mai ne vedrò più, perché la droga negli anni Settanta era un buco dopo l’altro. Poteva essere e non è mai stato. Eppure, c’erano i bancari, i postali, i ferrovieri, gli autoferrotranvieri. Case Gescal, cooperative, fatte a misura d’uomo. Soffitti alti, camere esaurienti. Difettavano le rifiniture, intonaci crollati al primo quadro appeso alla parete. Tra l’Eur e il mare, disegnato sulla carta, ma la carta degli architetti, come in tanti altri esempi romani, non è mai stata capace di materializzare un’anima».

Parole senza ridondanze. Con gli occhi di un terzino sinistro racconta anche la crescita di un’anima: il romanzo di formazione scorre lungo le tracce di una autobiografia che è tanto individuale quanto collettiva e di un autore che ha cari i mestieri della madre, sarta, e del padre, operaio, tanto da volerli nelle note biografiche.

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