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Scurati: rifondare l’antifascismo con un romanzo su Benito

Lo scrittore ha pubblicato “M”. Fatti veri per fare i conti con unpassato e un clima politico dalle “analogie agghiaccianti” con l'oggi

Scurati: rifondare l’antifascismo con un romanzo su Benito
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15 Settembre 2018 - 15.38


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A volte gli scrittori, i poeti, gli artisti, i registi e quanti lavorano nel campo delle idee creative vedono prima quanto si va profilando. Deve aver intuito qualcosa il romanziere e saggista Antonio Scurati quando ha pianificato di scrivere un romanzo di vaste dimensioni sul fascismo, o meglio sul duce, su Benito Mussolini. Lo ha intitolato “M. Il figlio del secolo” (Bompiani, pp. 848, € 24), è appena arrivato nelle librerie, con le sue oltre ottocento pagine è come si suol dire dire monumentale e, a scanso di equivoci, non è affatto un elogio del dittatore e della dittatura fascista. Scurati, nato a Napoli nel 1969, insegna letterature contemporanee alla Iulm di Milano, è autore di una biografia romanzata dell’antifascista Leone Ginzburg (marito di Natalia ucciso dai fascisti, “Il tempo migliore della nostra vita”, Bompiani 2015), nel 2005 ha vinto il premio Campiello con il “Sopravvissuto” (sempre Bompiani).

Al libraio.it: “Analogie agghiaccianti”

A Gloria Ghioni del libraio.it, in una intervista ha chiarito il suo pensiero: “L’antifascismo Novecentesco non regge più ai tempi nuovi e, dunque, io credo, l’antifascismo va ripensato su nuove basi. Raccontare il fascismo, per la prima volta in un romanzo, attraverso i fascisti e senza pregiudiziali ideologiche, è il mio contributo alla rifondazione dell’antifascismo”.
Quel male, asserisce lo scrittore, va guardato. Far finta, ignorarlo, rimuoverlo provoca solo danni. “Se vogliamo che il fantasma del fascismo smetta di tornare a infestare le nostre case, dobbiamo farci i conti. Narrare è per me la massima forma di esorcismo. Dobbiamo attraversare il fantasma. Ci sono indubbiamente molte differenze rispetto a cento anni fa, ma il clima sociale e politico di allora manifesta sorprendenti ed agghiaccianti analogie con quello odierno”, osserva sempre al libraio.it
“M” è la prima tappa di una trilogia su Mussolini che si chiuderà con la morte del dittatore a Milano nel’aprile del 1945. “M” inizia dalla fondazione nel capoluogo lombardo dei Fasci di combattimento, il 23 marzo 1919, racconta lo squadrismo, la presa del potere, la marcia su Roma del 1922, il delitto Matteotti, e arriva al 1925. Tutti i fatti sono veri e documentati. Dice la scheda editoriale sul romanzo e sul suo personaggio principale: “Lui è come una bestia: sente il tempo che viene. Lo fiuta. E quel che fiuta è un’Italia sfinita, stanca della casta politica, della democrazia in agonia, dei moderati inetti e complici. Allora lui si mette a capo degli irregolari, dei delinquenti, degli incendiari e anche dei “puri”, i più fessi e i più feroci”. Qualche analogia con i nostri anni?

La Lettura: “Nel romanzo nessuna condiscendenza per il duce”
“Lui è Benito Mussolini, ex leader socialista cacciato dal partito, agitatore politico indefesso, direttore di un piccolo giornale di opposizione – prosegue la scheda di Bompiani – . Sarebbe un personaggio da romanzo se non fosse l’uomo che più d’ogni altro ha marchiato a sangue il corpo dell’Italia. Un romanzo in cui d’inventato non c’è nulla. Non è inventato nulla del dramma di cui qui si compie il primo atto fatale, tra il 1919 e il 1925: nulla di ciò che Mussolini dice o pensa, nulla dei protagonisti – D’Annunzio, Margherita Sarfatti, un Matteotti stupefacente per il coraggio come per le ossessioni che lo divorano – né della pletora di squadristi, Arditi, socialisti, anarchici che sembrerebbero partoriti da uno sceneggiatore in stato di sovreccitazione creativa. (…) Raccontando il fascismo come un romanzo, per la prima volta dall’interno e senza nessun filtro politico o ideologico, Scurati svela una realtà rimossa da decenni e di fatto rifonda il nostro antifascismo”.
“Dallo stile, dalle immagini, dalle metafore – Nella recensione su La Lettura del 9 settembre scrive Daniele Giglioli – Per Mussolini l’autore non mostra alcuna condiscendenza, non si dice ammirazione. E chi volesse parlare di fascinazione dovrebbe ricordare che si contemplano affascinati anche le cose che fanno orrore”. E conclude: “Con M Scurati ha raggiunto la maturità artistica di chi guarda finalmente in faccia il suo demone e può una buona volta chiamarlo per nome: Mussolini, il nome della nostra sconfitta”. Quel demone, quell’uomo che tradiva chiunque, manipolava masse e tutti, forse dovremmo guardarlo in faccia noi italiani perché il rischio che abbraccino una versione del XXI secolo, un “piccolo Mussolini” è concreto e reale, visto le adesioni crescenti di cui beneficiano l’attuale governo e soprattutto il suo esponente più cinico, feroce, mediatico e astuto (e nessuno lo prenda per un fesso, è da ingenui magari ritenerlo tale) che non è il premier ma vuole agire come se fosse al di sopra delle leggi.

 

 

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