Questa è una delle esercitazioni svolte dalle studentesse e dagli studenti che stanno frequentando il Laboratorio di giornalismo, tenuto dal Professore Maurizio Boldrini. Sono da considerarsi, per l’appunto, come esercitazioni e non come veri articoli.
di Anna Cuccaroni
“La Dolce Vita” (1960) di Federico Fellini è uno dei capolavori più iconici del cinema italiano, un film che ha segnato non solo la carriera del regista, ma anche un’intera epoca della storia del cinema mondiale. Un’opera che ha avuto un impatto profondo sulla cultura popolare e sul modo in cui il cinema racconta il rapporto tra l’individuo e la società, tra il desiderio e la disillusione, la ricerca del piacere e la perdita del senso.
La pellicola segue le vicende di Marcello Rubini (interpretato da Marcello Mastroianni), un giornalista di gossip che naviga tra il mondo scintillante e superficiale della Roma mondana e i suoi conflitti interiori. La trama è costituita da una serie di episodi apparentemente slegati, che si susseguono senza un filo narrativo lineare, ma attraverso i quali si viene a capo di una riflessione profonda sull’Italia del boom economico, sull’eros, sulla fede e sull’estraneità dell’uomo moderno.
Il termine dolce vita, che rappresenta il lusso e la spensieratezza della società romana degli anni ’60, diventa simbolo di una ricerca di felicità che non si concretizza mai. Federico Fellini porta in scena un mondo decadente, ma lo fa con una regia che non cede mai alla disperazione. Il suo approccio è ricco di ironia, di surrealismo e di simbolismo, creando una visione di Roma che è insieme concreta e onirica. Le immagini più iconiche del film, come la scena della statuetta della Madonna immersa nell’acqua, sono esempi straordinari di come Fellini sappia usare il cinema per raccontare la psicologia dei suoi personaggi e l’atmosfera di un’epoca.
Il cast è un altro punto di forza film. Marcello Mastroianni è perfetto nel ruolo di Marcello, un uomo che sembra incapace di prendere in mano la sua vita, ma che al di là dell’apparente leggerezza, ricerca il senso della sua esistenza. Anita Ekberg, nel ruolo di Sylvia, è una delle figure più iconiche del cinema, simbolo di un’idea di femminilità glamour e sensuale. La sua scena nella Fontana di Trevi è tra le più celebri della storia del cinema. Gli altri personaggi, come la donna distaccata e insoddisfatta interpretata da Anouk Aimée o la figura di Steiner (Alain Cuny), portano altre dimensioni alla riflessione di Fellini, introducendo temi di crisi esistenziale, disillusione e la difficoltà di trovare un equilibrio tra il desiderio e la realtà.
La Roma che Fellini ci presenta non è solo la capitale della cultura e della politica italiana, ma anche il palcoscenico di una lotta tra l’individuo e la società. “La Dolce Vita” è una pellicola che ha cambiato per sempre il linguaggio cinematografico, offrendo una visione unica della società del suo tempo, ma al contempo ancora attuale nel trattare temi come il vuoto esistenziale, la disillusione e la ricerca del senso. Un film che è tanto un documento di un’epoca quanto una potente opera d’arte, “La Dolce Vita” rimane un’opera tra le più significative della storia del cinema, un’esperienza che va al di là della semplice narrazione rappresentando un viaggio dentro la psiche e l’anima di una generazione.