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“Il Diavolo veste Prada”, dalla passerella alla realtà

Andrea Sachs detta Andy si trasferisce a New York con il sogno di diventare giornalista, ma la strada non sarà affatto semplice, ma comunque verrà assunta dalla rivista di moda Runway diretta da Miranda Priestly.

“Il Diavolo veste Prada”, dalla passerella alla realtà
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3 Dicembre 2025 - 17.25


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Di Giuseppe Christopher Catania

“Ci sono film che non si limitano a raccontare una storia, ma spalancano le porte di un mondo intero: Il Diavolo veste Prada è uno di questi. Diretto da David Frankel e basato sull’omonimo romanzo di Lauren Weisberger, con la sceneggiatura di Aline Brosh Mckenna, e i costumi di Patricia Field. Questo film vede protagonista Meryl Streep nel ruolo di Miranda Priestly, Anne Hathaway nel ruolo di Andrea Sachs, Emily Blunt nel ruolo di Emily Charton e Stanley Tucci nel ruolo di Nigel.

La giovane brillante e ambiziosa Andrea Sachs detta Andy si è appena trasferita a New York assieme al suo fidanzato Nate, un cuoco, per inseguire il suo sogno di giornalista. Aspettando che qualche testata importante la contatti per un’opportunità lavorativa, Andy si presente per sostenere un colloquio come seconda assistente presso Runway”, una delle riviste di moda più prestigiose e influenti del panorama editoriale, diretta dalla leggendaria Miranda Priestly.

Andy non ha il minimo senso dello stile e della conoscenza della moda, mostrando apertamente la sua inesperienza in merito. In un primo momento Miranda la liquida senza alcuna esitazione, ma alla fine decide di darle una chance quando Andy le dice di essere brillante e risoluta. L’obbiettivo di Andrea era far esperienza per poter intraprendere la professione di giornalista. Emily la prima assistente di Miranda le illustra le mansioni che dovrà svolgere.

Il primo giorno di lavoro non è affatto semplice, infatti Andy viene pubblicamente umiliata continuamente dalla direttrice che la fa sentire inadeguata anche attraverso quel monologo diventato iconico nel quale smonta le convinzioni di Andy spiegandole come la sua “banale” scelta di indossare un maglione “color ceruleo”, solo apparentemente fuori moda, sia invece dettata da quell’industria della moda che lei disprezza.

Nelle settimane seguenti Andy continua a svolgere commissioni personali per Miranda e totalmente assorbita dal lavoro trascura amici, famiglia e fidanzato che la spingono a lasciare il lavoro. Però resiste perché sente che quel lavoro potrebbe essere un trampolino di lancio per la sua carriera e incoraggiata anche da Nigel, il più stretto collaboratore di Miranda, decide di cambiare atteggiamento e look approfittando dei capi del campionario che gli stilisti mettono a disposizione della rivista.

Il Diavolo veste Prada non è un film sulla moda, ma è una commedia ambientata sul mondo spietato e competitivo dell’industria della moda, ispirato appunto dal libro del 2003 di Lauren Weisberger che racconta la sua esperienza come assistente personale di Anna Wintour, direttrice di Vogue. Un film che indaga fra l’ambizione professionale e la volontà di restare integri nella dinamica del rapporto di potere nel posto di lavoro.

Questo film è diventato iconico grazie alla recitazione degli attori ma anche per il contributo dell’elegante scenografia arricchita dal fascino degli abiti provenienti dalle grandi maison di lusso.

Un film come Il Diavolo veste Prada, oggi, potrebbe affrontare queste tematiche con una visione più contemporanea, esplorando la tematica della gerarchia di potere in un mondo digitalizzato, e i cambiamenti all’interno della rivista. Non a caso è prevista l’uscita del sequel nell’anno prossimo.

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