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Il segreto di Fra Giovanni, l'angelico: luce e rinascimento ricomposti dopo due secoli

Il pittore torna con i capolavori salvati e restaurati da Friends of Florence e Gucci. Una prospettiva sull'arte del Quattrocento attraverso 140 opere provenienti da 78 prestatori internazionali. Le tele e i disegni mostrano la sua capacità di trasformare la fede in innovazione tecnica, unendo sacro e umano

Il segreto di Fra Giovanni, l'angelico: luce e rinascimento ricomposti dopo due secoli
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26 Settembre 2025 - 15.26


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A Firenze si svolge una retrospettiva che ricompone i capolavori dispersi del frate: Beato Angelico, Patrono degli Artisti. Con nome di battesimo Guido di Piero, poi successivamente noto come Fra Giovanni da Fiesole, unì il tardo gotico con il primo Umanesimo. La sua fama di uomo di profonda fede è legata all’aneddoto secondo cui pregava prima di ogni pennellata e non modificava un’opera terminata, credendo fosse guidata dalla volontà divina. Si narra inoltre che rifiutò la carica di Arcivescovo di Firenze offertogli da Papa Eugenio IV, preferendo dedicarsi interamente all’arte e alla vita monastica. Per la purezza dei suoi soggetti, fu chiamato “Angelico” dopo la morte; il titolo di Beato arrivò nel 1982 e fu proclamato Patrono degli artisti due anni dopo.

Dal 26 settembre al 25 gennaio 2026, Palazzo Strozzi e il Museo di San Marco ospitano “Beato Angelico”. L’esposizione riunisce oltre 140 opere da musei, collezioni private e chiese. La mostra, promossa dalla Fondazione Palazzo Strozzi con il direttore Arturo Galansino, si propone di presentare la grandezza artistica e la profonda umanità del domenicano. Dipinti, disegni, miniature e sculture giungono da 78 prestatori, tra cui il Louvre di Parigi, la Gemäldegalerie di Berlino, il Metropolitan Museum of Art di New York, la National Gallery di Washington, i Musei Vaticani, la Alte Pinakothek di Monaco, il Rijksmuseum di Amsterdam, oltre a biblioteche, collezioni italiane e internazionali, chiese e istituzioni territoriali. È la prima grande mostra a Firenze sull’artista dopo la monografica del 1955; l’allestimento mette in relazione le istituzioni e il territorio.

La ricomposizione dell’Altare di San Marco, realizzato nel 1443, costituisce un’occasione particolare. Il pannello centrale, che è sempre rimasto nel convento fiorentino, si ricongiunge a 17 delle 18 tavole originali, disperse nel tempo tra re bavaresi, collezionisti americani e musei d’Oltralpe. La ricostruzione dell’opera utilizza analisi scientifiche avanzate e modelli digitali 3D.

L’esposizione affronta la produzione, lo sviluppo e l’influenza dell’arte di Beato Angelico e i suoi rapporti con pittori come Lorenzo Monaco, Masaccio, Filippo Lippi, ma anche scultori quali Lorenzo Ghiberti, Michelozzo e Luca della Robbia. Secondo Carl Brandon Strehlke, curatore della mostra con Stefano Casciu e Angelo Tartuferi, l’esposizione intende restituire a Beato Angelico il posto che gli spetta tra i giganti del Rinascimento.

L’evento ha dato impulso a una campagna di salvataggio con il restauro di 28 opere. Tra queste, il Trittico Francescano di Santa Croce, le cui tavole laterali sono state affidate all’Opificio delle Pietre Dure. La mostra include anche la Deposizione Strozzi, con il “Compianto sul Cristo morto“, opera iniziata da Lorenzo Monaco e completata da Fra Angelico. Alcuni restauri sono stati resi possibili dal supporto di fondazioni private, come Friends of Florence e Gucci, che ha finanziato il recupero del trittico francescano.

Se Palazzo Strozzi costituisce la sede espositiva, il Museo di San Marco ne è l’anima. Tra il 1438 e il 1445, Beato Angelico affrescò le celle e i corridoi del convento con scene della vita di Cristo e dei santi, concepite per la meditazione dei frati. Ancora oggi, queste immagini conservano una forza spirituale tangibile. L’ultimo intervento di restauro riguarda l’affresco “San Domenico in adorazione del Crocifisso“, che accoglie i visitatori nel chiostro del convento.

Beato Angelico (Vicchio di Mugello, 1395 circa – Roma, 1455) è celebre per un linguaggio che utilizza i principi della nascente arte rinascimentale, partendo dall’eredità tardogotica. L’artista ha creato dipinti famosi per la maestria nella prospettiva, nell’uso della luce e nel rapporto tra figure e spazio. Giorgio Vasari scriveva: “Mi stupisco ogni volta di come un solo uomo abbia potuto eseguire tutto ciò con tale perfezione.

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