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Dylan Dog, così umano da risultare misterioso

Quarant’anni fa in “Casa Bonelli” nasceva uno dei detective più conosciuti. Non fumava, era vegetariano, cinefilo e ipocondriaco: proprio per questo amato e diverso dallo stereotipo dell’investigatore

Dylan Dog, così umano da risultare misterioso
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25 Settembre 2025 - 16.24


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di Manuela Ballo

E’ molto strano vedere rappresentato un detective senza l’abituale cicca in bocca. Così com’è strano che sia vegetariano e che abbia tante altre peculiari caratteristiche che lo differenziano da tutti gli altri investigatori che sono raccontati nei fumetti e le strabocchevoli serie televisive. Ma Dylan Dog è così. Da questo dipende il suo successo:  su di lui hanno scritto filosofi, sociologi e semiotici: è stato oggetto di analisi di ogni tipo.  Quindi, chi è questo strano detective? Dylan Dog, naturalmente che compie proprio in questo 2025 i suoi quarant’anni di vita. 

Fu creato da Tiziano Sclavi e curato nella grafica da Claudio Villa e Angelo Stano proprio nel 1985 quando Bonelli e Canzio abbandonarono la linea d’autore della “Bonelli-Dargaud” per tornare al fumetto tradizionale. Da lì, un anno dopo, il 26 settembre del 1986 con “L’alba dei morti viventi”, iniziarono le pubblicazioni sulle peripezie di uno dei personaggi più famosi della storia del fumetto: le avventure non di un antieroe, ma di un uomo che, in quanto tale,  presentava le caratteristiche semplici e intimistiche che normalmente non hanno personaggi come poliziotti e investigatori.  Feroce cinefilo e lettore accanito, amante della poesia, della letteratura e della musica (difatti suona il clarinetto) Dylan Dog nutre dei sentimenti che gli autori fanno emergere in modo esplicito: empatico, romantico, ma soprattutto fragile. A volte anche ipocondriaco: soffre di vertigini, ha paura di volare e terrore degli spazi chiusi. Eppure, nonostante queste sue debolezze,  spesso da lui nascoste usando l’ ironia , è un uomo che non teme l’ignoto e che anzi lo indaga; ci sguazza dentro e anche piuttosto bene. Specie se il mistero si nasconde nell’inconscio.



Queste caratteristiche e la complessa stratificazione del suo modo di agire ne hanno decretato un successo che inizialmente è stato lento, ma che poi è andato man mano aumentando, specie negli anni ’90.
I motivi di questa attenzione sono, tutto sommato, abbastanza semplici e riflettono il bisogno che le perone hanno di fare autocoscienza. Un po’ tutti, almeno in parte, si possono rispecchiare nell’ex agente di Scotland Yard. Il mistero e l’ignoto affascinano  da sempre e inoltre, Dylan Dog diventa un vincente proprio perché non si presenta come un eroe infallibile: non sempre vincitore, ma spesso vinto. Forse tutti i suoi difetti e le sue imprecisioni e sensibilità riflettono le contraddizioni degli esseri umani.  Forse tutto questo lo ha reso il fumetto più venduto in Italia in grado di raggiungere, tra ristampe e inediti, il milione di copie mensili. Anche se ad oggi è considerato dalla stessa casa editrice il secondo fumetto più venduto. Prima di lui l’inossidabile Tex. 



Un fumetto che esplorando temi profondi dell’animo umano ci permette di fare i conti con noi stessi e con le domande che da sempre ci attanagliano. Come sostiene il filosofo Giulio Giorelli, in un volume dedicato proprio a Dylan Dog, “tra uno zombie e un lupo mannaro, ci si trova a leggere pagine ricche di ironia e acume che pongono il lettore di fronte a domande che coinvolgono da sempre il pensare dell’uomo; temi tipicamente filosofici come l’esistenza, l’identità, la finitezza, il ruolo della scienza e quello della religione. Come riflette Dylan in una delle sue avventure: “È buffo: per spiegare i misteri ci sono sempre un sacco di ipotesi razionali… Così come ci sono sempre un sacco di ipotesi misteriose per spiegare la realtà”.
 

In fondo, è proprio in questo gioco di riflessi tra logica e mistero che Dylan Dog continua a trovare la sua forza: perché ogni mistero nasconde sempre un frammento di realtà, così come ogni realtà porta con sé un’ombra di mistero. E perché, alla fine, realtà e incubo non sono mai davvero separati.

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