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Giovanni Spadolini, un protagonista della Prima Repubblica

Il politico, docente e giornalista nasceva cento anni fa a Firenze. Ha diretto “ Il Resto del Carlino “ e il Corriere della sera”. La sua completa vicenda umana e professionale raccontata in uno speciale di “Rai storia“.

Giovanni Spadolini, un protagonista della Prima Repubblica
Giovanni Spadolini
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24 Giugno 2025 - 11.50


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di Niccolò Bellaccini

E’ stata una tra le figure più rilevanti della Prima Repubblica: politico, giornalista, docente, presidente del Senato. E’ Giovanni Spadolini che nasceva a Firenze,  proprio cento anni fa, il 21 Giugno 1925. Per l’occasione, nei giorni scorsi, Rai Storia ha mandato in onda in prima serata uno speciale, dedicato proprio alla sua  vita, raccontata dal Presidente della “Fondazione Antologia Giovanni Spadolini”, Cosimo Ceccuti,  che era   stato il suo assistente storico all’Università.

Il giornalismo ce lo aveva nel sangue: a soli 22 anni, nel secondo dopoguerra,  iniziò a collaborare con “Il Messaggero”, al tempo diretto da Mario Missiroli. Dal 1955 al 1968 diventò direttore de “Il Resto del Carlino”, vivendo e partecipando in maniera attiva a tutta la parte di produzione del giornale assieme ai redattori (andando addirittura a lanciare tortellini e mortadella alle due/tre di notte, come raccontato da Ceccuti).

Durante questo periodo, riuscì a portare le più grandi firme nel giornale bolognese; tra queste a spiccare fu quella di Giuseppe Prezzolini. Nel 1968 Spadolini, lasciò la direzione de “Il Resto del Carlino” per assumere quella de “Il Corriere della Sera”, dove rimase fino al 1972, quando venne sostituito da Piero Ottone.

In un’intervista al “Tg2 Notte” (ripresa dallo Speciale di Rai Storia), e in special modo ad una domanda legata al ‘se il lavoro giornalistico potesse accordarsi a quello culturale, in senso più stretto’, Spadolini chiosò con un’assoluta verità:“Io non solo credo che possa, ma che debba accordarsi; perché soprattutto in Italia giornalismo e cultura hanno sempre proceduto di pari passo.”

In questa frase c’è l’essenza di Spadolini, un  giornalista che ha saputo imprimere tutte le sue conoscenze in più mondi diversi e simili allo stesso tempo.Nonostante la sua impronta rigorosa dal punto di vista universitario, fu tra i primi a muoversi attivamente nei confronti dei giovani nell’ottica dei moti del ’68, capendo l’importanza della contestazione, mantenendo comunque un tono adeguato per la sua idea di uno stato legale.

Infatti, come racconta Ceccuti, Spadolini mandò un suo giornalista, Enzo Bettiza, ad intervistare Herbert Marcuse, filosofo  statunitense che aderiva alla Scuola di Francoforte e punto di riferimento intellettuale per il movimento degli studenti, divenendo tra i primi ad intervistare una figura così vicina ai contestatori.

Inoltre, la coppia Spadolini-Montanelli, fu fondamentale nella denuncia e nell’inchiesta del 1969 riguardante l’inaugurazione di Porto Marghera, primo interramento e insediamento industriale. In seguito agli articoli di denuncia, furono accusati e denunciati per diffamazione, con una foto simbolo dei due a braccetto mentre fuoriescono dal Tribunale di Venezia. Ed è proprio riguardo a questa vicenda che, in un collegamento TV, Spadolini pronunciò una frase chiave per il giornalismo d’inchiesta, simbolica e decisamente attuale: “Dove non c’è stampa non c’è libertà e dove non c’è libertà non c’è stampa”.

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