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Il mese della poesia: di Claudio Pasi

I versi, scelti da Alessandro Fo, sono letti dagli studenti e studentesse dell’Università di Siena.

Il mese della poesia: di Claudio Pasi
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24 Marzo 2025 - 17.04


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Claudio Pasi è nato a Molinella (Bologna) nel 1958 e vive in provincia di Padova. Ha pubblicato le raccolte poetiche In linea d’ombra (Niemandswort 1982); La casa che brucia (Book Editore 1993); la silloge Osservazioni / Observations (Seraph Press 2016), con traduzione inglese a fronte; Nomi propri (Amos 2018) dove ripercorre momenti della propria infanzia e adolescenza, nonché luoghi del cuore; Ad ogni umano sguardo (Aragno 2019) dove narra la storia del suo paese; Ad cd dal vièl / In fondo al viale (Ronzani 2021), in dialetto bolognese. Si è anche cimentato in un poema didascalico in endecasillabi: La campagna dello zucchero. Poema in tre libri (Rovigo, Il Ponte del Sale 2023, euro 16).

Di Claudio Pasi
Lettura di Marcello Cecconi

VENERDI, 5 APRILE 1963
Tema
Una giornata da ricordare
Svolgimento
«Questa mattina nella nostra scuola abbiamo avuto un’importante visita.
È arrivato un signore dalla Svizzera con un nome un po’ strano. Noi ragazze l’anno scorso avevamo letto il diario
di sua figlia più piccola, che parla
di quando la famiglia e altre persone hanno dovuto restare nascosti
in un luogo segreto, per paura di venire arrestati dai nazisti.
Però li hanno scoperti e poi rinchiusi tutti in un campo di concentramento. Là sono morti. Solo il signor Otto (proprio così si chiama) si è salvato. Questa vicenda ci ha molto commosso, tanto che abbiamo deciso di scrivergli per invitarlo qui, e oggi è venuto.
Quando è entrato nell’aula, accompagnato dal preside Bordoni, dalla nostra professoressa e da un’altra signora
che non conosco, tutte noi ci siamo alzate in piedi, coi capelli in ordine ed i grembiuli azzurri ben stirati.
È un uomo alto, vestito elegante,
e calvo e rassomiglia un po’ a mio nonno.
Una delle compagne gli ha donato un bel mazzo di fiori bianchi. Sulla lavagna c’era una scritta col gesso: Un saluto affettuoso alla famiglia
Frank. È rimasto in classe più di un’ora.
Parlandoci in francese, ha raccontato con una voce triste ma tranquilla
quello che era successo, e infine ha detto di non dimenticare ed altre cose
molto belle e profonde, anche se io non ho capito sempre bene tutto.
Poi ha scherzato con noi, ci ha domandato dei nostri genitori, sorridendo,
e prima di partire con il treno
ha dato a ognuna un piccolo regalo.
A me la storia di questa ragazza
mi ha davvero colpito, perché è morta che aveva appena quindici anni o forse perché si chiama Anna, come me».

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