L’artista, nata a Croydon, borgo meridionale di Londra, da padre turco cipriota e madre inglese, è nota per le sue opere d’arte contemporanea autobiografiche e confessionali. È solita lavorare con diverse tecniche tra cui disegno, pittura, scultura, videoarte, installazione e la fotografia. Di questa artista così originale sarà possibile ammirarne le opere presso Palazzo Strozzi fino al 20 luglio.
Il suo impiego artistico è stato analizzato nel contesto degli abusi subiti nell’infanzia, nonché delle aggressioni sessuali. È stata violentata all’età di 13 anni in una zona di Margate in cui, come da Emin stessa dichiarato, tali episodi erano all’ordine del giorno.
Palazzo Strozzi le rende pertanto omaggio -come scritto proprio sul sito della fondazione- con una grande esposizione che mette in risalto le oltre 60 opere che ripercorrono diversi momenti della sua carriera, una sorta di viaggio in cui a fare da protagonista sono i temi del corpo, desiderio, amore e sacrificio. La mostra è curata da Arturo Galansino, Direttore Generale della Fondazione Palazzo Strozzi, e permette di immergersi completamente nell’attività artistica di Tracey Emin.
Ogni opera è stata realizzata traducendo momenti intimi e personali in metafore sulla vita che riflettono sessualità, malattia, solitudine o amore, con un significato intenso e potente, dovuto alla forte materialità dei suoi dipinti e delle sue sculture.