Vincenzo Salemme è tornato, come regista e attore, con il suo nuovo spettacolo teatrale diverso dal solito ma da cui traspare la sua firma stilistica. La commedia Ogni promessa è debito, dopo aver riempito le sale di Torino, arriva anche a Roma dal 12 marzo per un mese al teatro Sistina, e dove a grande richiesta sarà prolungato fino al 13 aprile.
Fra tutte le sue commedie (una trentina) questa si distingue dalle altre poiché nata, come ha raccontato Salemme all’AGI, dalla “riscoperta” della drammaturgia di Eduardo De Filippo. Malgrado abbia debuttato con il grande autore napoletano a 18 anni e sia stato nella sua compagnia fino al 1984, anno della morte di Eduardo, Salemme ha raccontato di avere capito davvero la portata della sua drammaturgia dopo aver messo in scena Natale in casa Cupiello nel 2024. Questa rivelazione è stata la spinta che lo ha portato a riscrivere più e più volte Ogni promessa è debito.
“Le mie cose di solito raccontano più fatti estremi, questa è la loro particolarità – ha detto all’AGI – stavolta ho provato a restare me stesso, addolcendo il passaggio tra un estremo farsesco e un estremo sentimentale, tra un’emozione e l’altra”. Alla fine, il risultato della commedia sorprende con una struttura narrativa che ha una propria autonomia, e le situazioni che si svolgono danno all’opera un ritmo incalzante, strutturando un racconto che si conclude con un finale che stupisce il pubblico.
La storia racconta le vicende del proprietario della pizzeria Croce e delizia di Bacoli, Benedetto Croce, interpretato proprio da Salemme. Dopo aver fatto naufragio con i figli e con il cameriere, sonnambulo, fa il voto a Sant’Anna, santa protettrice di Bacoli (città dello stesso Salemme), di donare una grossa cifra fino all’ultimo centesimo (5.557.382,60 euro). Un’influencer volgare e avida, Seccia Nera (Rosa Miranda), diffonde l’audio del voto e scatena gli appetiti di tutti. A cominciare da padre Cristoforetto (Nicola Acunzo) che, in quanto parroco della chiesa che porta il nome della santa patrona, pretende di vantare una primazia religiosa sul voto. Ma c’è anche il sindaco di Bacoli (Geremia Longobardo) a battere cassa perché sant’Anna – sostiene – è la protettrice del paese che lui amministra. Oppure il fratello di Benedetto (Domenico Aria) o l’indiano “capo-dondolo”, napoletano in incognito, che si spaccia per pizzaiolo (Vincenzo Borrino). Benedetto Croce tenta invano di spiegare che i soldi del voto non esistono, ma nessuno sembra credergli.
Così dal confronto con i vari “pretendenti” al denaro del voto a Sant’Anna nascono delle scene surreali, caratteristica tipica delle commedie di Salemme. Infatti la comicità scaturita dalle situazioni più assurde e da personaggi improbabili è ormai una prassi che si vede in molte opere precedenti del regista come E fuori nevica, Pasticceria bellavista e Una festa esagerata.
Però questa commedia è allo stesso tempo diversa dalle altre sia per le tematiche affrontate che per la cupezza di alcuni personaggi che danno varietà alla narrazione. Su tutti quello della figlia (Fernanda Pinto), la cui serietà un po’ tetra che in qualche modo stona col resto dei personaggi, ricorda quella di Lina Sastri, giovane interprete della figlia di Luca Cupiello nella commedia di Eduardo. E il suo sfogo, in cui chiede al padre di voler andare a Boston per essere libera di seguire il suo sogno di fare la cantante, a cui segue quello del figlio (Gennaro Guazzo) che invece sta sempre col cellulare perché la sua è “una generazione incredibilmente infelice”, mostra la spaccatura tra dramma e commedia leggera, portando il pubblico a riflettere sulla drammaticità interiore dei due ragazzi. Stavolta la commedia di Salemme con i suoi tipici colpi di scena alternati a spazi di angoscia regala a spettatori e spettatrici un finale inaspettato e sconvolgente.