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Giovan Battista Marino tra sacro e profano

L'esposizione alla Galleria Borghese rivela inediti legami tra il poeta e i pittori del suo tempo, sfidando le consuete narrazioni.

Giovan Battista Marino tra sacro e profano
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19 Novembre 2024 - 11.43


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A quattro secoli di distanza, la Galleria Borghese considerata tempio del Barocco e delle collezioni del cardinale Scipione Borghese, apre le sue porte a una mostra che ribalta le gerarchie del passato. Giovan Battista Marino, il poeta barocco per eccellenza, sarà celebrato nelle sale del museo da oggi, 19 novembre, fino al 9 febbraio, in un’ideale riconciliazione con colui che un tempo lo osteggiò: il cardinale collezionista.

Poesia e pittura nel Seicento. Giovan Battista Marino e la meravigliosa passione è il titolo dell’esposizione che, nelle sale appena restaurate, intreccia le fila della poesia, della pittura, del sacro e del profano, raccontando un Seicento italiano vibrante e complesso. Un paradosso, come sottolinea la direttrice Francesca Cappelletti: “Ambientare qui una mostra dedicata a Marino, che non riuscì mai a entrare nella committenza del cardinale Borghese”. Eppure, è proprio in questo contrasto che nasce una nuova prospettiva.

Il legame profondo tra poesia e arti visive, che tanto affascinava Marino, trova nella Galleria Borghese un’eco straordinaria. Le sale barocche diventano lo scenario ideale per una “galleria sognata e immaginata” dal poeta, mentre proprio in quegli anni il cardinale la stava realizzando concretamente. Ma il rapporto tra i due era tutt’altro che idilliaco. Il cardinale Borghese, infatti, fu uno dei principali accusatori nel processo inquisitorio che costrinse Marino all’abiura del suo poema Adone e a un nuovo esilio da Roma. Un’edizione d’epoca di Adone, con la scritta “Proibito I classe” sulla prima pagina, è esposta in mostra, a testimonianza della ferocia della censura.

Eppure, Adone era stato definito un “poema di pace”, dove sensualità e bellezza cercavano di contrastare la violenza del tempo. Il pericoloso gioco di Marino tra sacro e profano, così come quello dei suoi contemporanei, era visto come una contaminazione inaccettabile. La mostra romana, invece, ne celebra la complessità e l’originalità.

Attraverso i testi di Marino, l’esposizione traccia un percorso che abbraccia i capolavori della pittura rinascimentale e barocca, da Tiziano a Rubens, celebrando la “meravigliosa passione” del poeta per l’arte. Emerge anche la figura di Caravaggio, con cui Marino intrattenne un profondo legame. Una lettera del nipote del poeta cita addirittura un ritratto di Marino realizzato da Caravaggio, andato perduto, che era esposto accanto a un quadro dedicato proprio a lui dal suo “nemico” Borghese.

Marino, collezionista appassionato, sognava di creare una propria galleria d’arte. Un progetto interrotto dalla morte, che lo colse a 56 anni, proprio mentre stava mettendo in cantiere la sua “casa museo”. Oggi, a distanza di quattro secoli, la Galleria Borghese gli rende omaggio, offrendo al pubblico la possibilità di riscoprire la vitalità e la complessità del Seicento italiano.

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