Fausto Amodei e il mondo di “Cantacronache”

E’ scomparso uno dei padri della musica d’autore. Alcuni si ricorderanno solo della canzone più conosciuta, “Morti di Reggio Emilia”, ma alla sua iniziativa sono legate gran parte delle esperienze di salvaguardia delle tradizioni popolari italiane.

Fausto Amodei e il mondo di “Cantacronache”
Fonte: https://www.24emilia.com
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20 Settembre 2025 - 11.59


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di Maurizio Boldrini 

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Quante volte avrò intonato, in compagnia nelle manifestazioni di piazza o anche da solo quando ho avvertito i freddi brividi del rischio di un ritorno del fascismo, “Morti di Reggio Emilia”? Qualche giorno fa è scomparso Fausto Amodei, l’autore di questa sorta di inno generazionale. I più conoscono solamente questa canzone ma in realtà Fausto Amodei è uno degli autori che ha lasciato un segno, un segno profondo nella musica popolare e d’autore in Italia. Il suo ultimo disco aveva riproposto le canzoni del grande George Brassens.

Se si allunga lo sguardo alla storia della musica d’autore e, più in generale, al clima culturale dei fruttuosi anni del Dopoguerra, non si può prescindere dal misurarsi con l’importanza che ha avuto il “Cantacronache”, quel cantiere che proprio lui, insieme a Michele Lo Straniero, aveva generato nella Torino a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento. Musicisti sofisticati e di grande qualità (Sergio Liberovici, Emilio Jona, Margot e Giorgio De Maria) si confrontavano e collaboravano con scrittori e intellettuali che, in quegli stessi anni, smuovevano le paludate acque della tradizione letteraria (Gianni Rodari, Italo Calvino, Umberto Eco, Franco Fortini). Vogliamo ripassare anche solo un titolo di quella stagione? “Dove vola l’avvoltoio”, testo scritto da Italo Calvino e musicato da Sergio Liberovici, inno antimilitarista che andrebbe ricantato anche oggi che nuovi avvoltoi volano sulla terra dei palestinesi. 

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Da “Cantacronache”, nato nel maggio 1958, prenderanno vita altri gruppi e movimenti destinati a segnare la storia della musica e della cultura popolare in Italia. A Milano, nel 1962, nasce il “Nuovo Canzoniere Italiano”. A Amodei e Liberovici si erano affiancati lo storico Gianni Bosio e l’etnomusicologo Roberto Leydi e poi quegli artisti che, a Milano, già scorrazzavano con i loro testi e le loro parole, nei vari club che stavano fiorendo in città: Dario Fo, Enzo Jannacci, Ornella Vanoni, Giorgio Gaber. Sarà Dario Fo a continuare la catena dirigendo il collettivo teatrale “Nuova Scena” nella prima esibizione del “Canzoniere” così come nelle due successive. 

A quella creatività artistica si aggiungeva un meticoloso lavoro di ricerca nelle tradizioni che popolari che correvano il rischio di scomparire per effetto della prima ondata di modernità: dall’America sbarcavano i jeans e i joukebox  mentre dal Nord Europa arrivavano le prime cucine svedesi bianche smaltate. A queste ricerche danno un contributo gli studiosi dell’Istituto Ernesto De Martino (Cesare Bermani e Franco Coggiola) raccogliendo, con il “Gelosino”, che era registratore di gran moda, le canzoni popolari di tutte le regioni italiane inserendole nella condizione del mondo popolare e proletario in Italia. 

In “Ci ragioni e Canto” suoneranno e canteranno Giovanna Daffini, Rosa Balistreri, Giovanna Marini, Caterina Bueno, Ivan Della Mea, Paolo Chiarchi, il Duo di Piadena e altri artisti si aggiungeranno di volta in volta nei successivi e numerosi allestimenti. Dico poco della militanza politica che in quelle stagioni aveva accompagnato la posizioni di quasi tutti i protagonisti. Fausto Amodei, nel 1968, venne addirittura eletto deputato nel Partito di Unità Proletaria. Ma questa è un’altra storia. 

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Per i morti di Reggio Emilia, Fausto Amodei
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