“Mischiamo le Carte”: Napoli sotto una nuova luce

Per celebrare i 2500 anni dalla fondazione della città, tredici tra archivi, biblioteche e fondazioni aprono le porte. Un percorso espositivo diffuso che porterà alla luce documenti, alcuni anche mai esposti prima, risalenti dal XIV al XX secolo.

“Mischiamo le Carte”: Napoli sotto una nuova luce
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18 Luglio 2025 - 13.50


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“È un progetto che fa riscoprire ai napoletani, e anche a chi visita la città, il grande valore dei suoi archivi – ha detto il sindaco, Gaetano Manfredi – sia quelli storici che comunali, fa riscoprire la storia della città attraverso i documenti. È un percorso molto bello che racconta le tante storie di Napoli, sia quelle conosciute che le tante sconosciute, e consentirà di attraversare la storia di una città così stratificata e straordinaria come la nostra”. 

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L’iniziativa  “Mischiamo le Carte” è curata dalla Soprintendenza archivistica e bibliografica della Campania, diretta da Gabriele Capone e dalla direttrice artistica di Napoli 2500 Laura Valente, che rientra tra le proposte del Miglio della Memoria, progetto per la valorizzazione del patrimonio archivistico e bibliotecario di Napoli che coinvolge la Soprintendenza, il Comune e 18 enti culturali del centro antico.

“L’Archivio comunale è un importante strumento per lo studio della storia cittadina e nei prossimi mesi sono previsti ulteriori interventi sugli archivi di Pontenuovo e dell’Annunziata”, ha commentato il soprintendente Capone, ribadendo che l’Archivio Storico del Comune di Napoli, custodito nelle sedi di San Lorenzo e Torre di Guardia, versa da anni in condizioni critiche. 

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Tra i preziosi documenti esposti c’è il più antico manoscritto partenopeo della Commedia di Dante, miniato e annotato con glosse in volgare napoletano, risalente alla metà del XIV secolo e conservato nella Biblioteca dei Girolamini; c’è la pianta della città del 1566 custodita alla Fondazione Biblioteca Benedetto Croce; c’è il Quartetto in Mi minore di Giuseppe Verdi, unico quartetto da camera del compositore, autografato e recante la scritta “saldato!”, a testimonianza del suo dono al Conservatorio di San Pietro a Majella.

“La memoria custodita diventa narrazione performativa, funzione attiva degli archivi, punto di partenza per la costruzione di un linguaggio capace di raccontare e valorizzare non solo il contenuto, ma i luoghi”,  ha sottolineato la direttrice artistica, Valente. 

Ogni istituto partecipante gestirà autonomamente le aperture.

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