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Ancora sipari calati nella giornata mondiale del teatro

Il ministro della cultura Franceschini non può mantenere la promessa delle riapertura per la ricorrenza odierna e garantisce continuità di sostegni. Appelli di Riccardo Muti e Vinicio Marchioni

Ancora sipari calati nella giornata mondiale del teatro
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27 Marzo 2021 - 17.02


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La giornata mondiale del teatro, che si festeggia dal 1961, in Italia trascorre a porte chiuse. Se non è possibile festeggiare in teatro gli artisti lo fanno in piazza, davanti al teatro Argentina a Roma oggi, così come ieri al Piccolo di Milano e in molti altri luoghi.

La scala cromatica delle misure antipandemiche fa naufragare le promesse di qualche settimana fa, del ministro della cultura Dario Franceschini, che avevano acceso il fuoco della ripartenza del mondo dello spettacolo e del teatro in particolare. Il 27 marzo, aveva annunciato il titolare del dicastero, cinema e teatri in zona gialla avrebbero potuto riaprire.
Ecco come in una nota odierna il ministro si rivolge agli addetti del settore: “Oggi in tutto il modo si celebra il teatro e lo spettacolo dal vivo. In Italia doveva essere una giornata di festa, una data di una prima ripartenza. Purtroppo non è così: la grave emergenza sanitaria non ha consentito la riapertura di teatri e cinema, già prevista nelle zone gialle, essendo purtroppo tutta Italia in zona rossa o arancione. Questo non ha consentito le consuete celebrazioni e per il secondo anno consecutivo la giornata mondiale del teatro viene ricordata in tutto il mondo con i teatri chiusi.” – il Ministro prosegue – “Ma arriverà presto il momento in cui riapriranno e fino ad allora continueremo a aiutare gli artisti, le maestranze e tutti gli operatori dello spettacolo e a sostenere con misure straordinarie le arti di scena. La pandemia è stata l’occasione per intervenire in via emergenziale sulle gravi lacune che da tempo questo settore soffre nelle tutele dei lavoratori. E per questo stiamo lavorando a un disegno di legge che possa finalmente correggere questi aspetti, anche raccogliendo le iniziative già presenti in Parlamento”.

Già qualche giorno fa aveva avuto risonanza l’appello del maestro Riccardo Muti dal teatro Massimo di Palermo, in un intervento durante i lavori della seconda giornata del convegno Sud-Progetti per ripartire: “Faccio un appello per i nostri teatri e per i nostri musicisti, che sono il vanto del nostro teatro nel mondo ma che ora piangono per tanti motivi. Chi pensa ad esempio ora alle bande che sono un vanto dell’Italia del Sud? Parlo di ragazze e ragazzi che oggi sono letteralmente alla fame”.

C’è chi scrive al premier Mario Draghi per chiedere l’apertura del Teatro Lirico. Lo ha fatto il sindaco di Cagliari insieme al presidente del teatro, Paolo Truzzu e al sovrintendete Nicola Colabianchi. Il desiderio da esaudire quello di un ingresso limitato a duecento spettatori che abbiano già ricevuto entrambe le dosi di vaccino e proprio per la ricorrenza di oggi.
Anche Vinicio Marchioni, che ha debuttato ieri con il suo primo docufilm da regista, “Il terremoto di Vanja, alla ricerca di Cechov”, su Nexo+ ha parlato della seconda festa mondiale del teatro che l’Italia celebra a sipari chiusi e platee vuote: “E la cosa ancora peggiore – dice all’Ansa Marchioni – è che per il teatro non c’è neanche un piano, un programma”.

Insieme a Sonia Bergamasco, Marchioni, ha appena terminato le prove di “Chi ha paura di Virginia Woolf” per la regia di Antonio Latella che avrebbe dovuto debuttare questo mese a Spoleto, per arrivare ad aprile al Piccolo di Milano. “Ma è tutto fermo, sospeso, in attesa”. Per quanto riguarda il futuro aggiunge: “Dobbiamo renderci conto che siamo indietro di 40 anni rispetto all’Europa e al mondo. Dal primo lockdown stiamo ancora dibattendo sullo streaming teatrale, quando in Inghilterra è risolto da almeno cinque anni. Il National Theatre ha una sua app con cui vedere, a pagamento, gli spettacoli di repertorio, mentre in sala si continua a produrre. E non è che il pubblico vada meno in sala, anzi. In Italia siamo così indietro che se chiedi di riprendere uno spettacolo ti pongono mille ostacoli. Lo dobbiamo capire, anche perché, dopo l’ultimo anno e mezzo, se non ci aggiorniamo, non so come potremo convincere le nuove generazioni che il teatro è un luogo meraviglioso da frequentare”.
Anche per il teatro in carcere si celebra la giornata mondiale a sipari calati. Sono oltre 250 i detenuti del progetto Per Aspera ad Astra – Come riconfigurare il carcere attraverso la cultura e la bellezza, promosso da Acri e sostenuto da 10 Fondazioni di origine bancaria, che dal 2018 realizza in 12 carceri italiane percorsi di formazione per tutti i mestieri del teatro.  Nato dall’esperienza trentennale della Compagnia della Fortezza di Volterra guidata da Armando Punzo, il progetto vuole “garantire il diritto alla bellezza anche alle persone in condizione di privazione della libertà. – spiega ad Ansa il presidente Acri, Francesco Profumo, che aggiunge – Troppo spesso il carcere è uno spazio in cui la cultura sembra bandita. Invece, il teatro può contribuire a rigenerare questi spazi e offrire competenze professionali da utilizzare per il reinserimento nella società al termine della pena”.

A cura di M.Cec.

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