La Broligarchia: l'élite tecnologica che minaccia la democrazia

Il neologismo descrive una nuova élite politica composta dai principali magnati del mondo tech. Un potenziale rischio per la democrazia.

La Broligarchia: l'élite tecnologica che minaccia la democrazia
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29 Gennaio 2025 - 16.56


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Nel giorno dell’insediamento di Donald Trump come 47° presidente degli Stati Uniti un’immagine, altamente simbolica, ha catturato i riflettori: un parterre di magnati tecnologici, tra cui Elon Musk, Mark Zuckerberg, Sam Altman, Sundar Pinchai, Jeff Bezos e Tim Cook, si è raccolto intorno a lui, a rappresentare un’élite che detiene un’influenza enorme sulla politica e sull’economia globale. 

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Quella scena non è solo un riflesso della ricchezza e del potere concentrati nelle mani di pochi, ma un chiaro segno di una nuova realtà che potremmo definire con una parola ad hoc: broligarchia. Il termine nasce dalla fusione di “oligarchia” (governo dei pochi) e “bro” (slang americano che indica un amico stretto o “fratello”, spesso usato nel contesto dei “tech bro”, ossia uomini ricchi e potenti nel settore tecnologico digitale). 

In questo contesto, la parola non si riferisce solo alla concentrazione di potere economico e politico, ma anche all’identità di una specifica classe dirigente che ha costruito il proprio impero nel campo della tecnologia digitale. Tale élite non è composta da semplici innovatori tecnologici ma da veri attori politici a tutti gli effetti, quali sono diventati. Hanno il potere di plasmare l’opinione pubblica, influenzare decisioni politiche e, talvolta, manipolare il consenso globale.

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L’industria tecnologica, che ha fatto la fortuna di personaggi come Musk, Zuckerberg e Bezos, non si limita a rivoluzionare il modo in cui viviamo, ma ridefinisce anche i confini della democrazia e della libertà individuale, polarizzando la società ed estremizzandone i suoi divari. Il dominio di queste figure non è esente da conseguenze. Come ha recentemente detto l’ex presidente americano Joe Biden, l’America sta vedendo la formazione di un’oligarchia fatta di “estrema ricchezza, potere e influenza”, che minaccia direttamente i diritti e le libertà fondamentali dei cittadini. Il problema non è solo economico, ma riguarda la manipolazione delle informazioni, l’influenza sulle scelte politiche e l’erosione della privacy.

In un mondo sempre più polarizzato, la broligarchia foraggia divisioni di classe sempre più accentuate. Le piattaforme tecnologiche, di fatto sotto il controllo di pochi, sono diventate strumenti attraverso cui si diffondono disinformazione e propaganda, mentre i monopoli che dominano il mercato distruggono la concorrenza, limitando le possibilità di sviluppo per nuove imprese. Inoltre, l’accesso ai servizi delle Big Tech è ormai essenziale nella vita quotidiana di milioni di persone, creando un’economia della dipendenza. 

I principali magnati sono nomi ben noti: Elon Musk, con Tesla, SpaceX e X (ex Twitter), imprenditore visionario, controverso e con una crescente influenza sulle politiche globali, dall’intelligenza artificiale all’esplorazione spaziale. Mark Zuckerberg, conosciuto come il fondatore di Facebook, che oggi controlla anche Instagram e WhatsApp, che ha un’influenzasenza precedenti. Jeff Bezos che, attraverso Amazon e Blue Origin, ha rivoluzionato il commercio elettronico e lo spazio. E ancora Larry Page e Sergey Brin con Google, che hanno creato il motore di ricerca più diffuso al mondo. Altri, come Sundar Pichai, ad di Alphabet, o Tim Cook, che guida Apple, definiscono standard globali per l’innovazione e la privacy digitale.

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Nonostante i rischi, la broligarchia porta anche dei vantaggi. Le innovazioni promosse da questi magnati hanno trasformato il nostro modo di vivere, rendendo possibile l’accesso a opportunità economiche e educative come mai prima d’ora. Le aziende tecnologiche hanno creato milioni di posti di lavoro e contribuito alla crescita economica globale. La vera sfida è evitare che la tecnologia diventi uno strumento di controllo nelle mani di pochi. Il rischio è di arrivare a forme di governo sempre più autoritarie, dove le leve del potere vengono manipolate da coloro che detengono la tecnologia.

Anche se il dominio dei broligarchi sembra inevitabile, non tutto è perduto. Come sottolinea l’autrice Carole Cadwalladr, in uno dei primi articoli che ha trattato questo fenomeno uscito lo scorso luglio sul Guardian, la chiave per resistere è non rinunciare alla propria libertà e al proprio potere di scelta. Proteggere la privacy digitale, evitare la normalizzazione dell’ingiustizia e costruire alleanze tra gruppi diversi sono solo alcune delle strategie suggerite per fronteggiare e resistere al potere.

In definitiva, il neologismo solleva domande fondamentali sul nostro futuro, tra cui come garantire che la tecnologia sia al servizio della collettività e non usata come strumento per consolidare il potere di pochi. La risposta sarebbe un nuovo equilibrio, in cui il progresso tecnologico vada di pari passo con la protezione dei diritti fondamentali e delle libertà democratiche.

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