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Senza Giovanni Cherubini la storia sul Medioevo è più povera: addio al grande studioso

Autore di notevoli imprese scientifiche, lo storico aveva 85 anni: socialista, dal forte slancio ideale, con il suo sorriso è stato un maestro unico di più generazioni

Senza Giovanni Cherubini la storia sul Medioevo è più povera: addio al grande studioso
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Gabriella Piccinni Modifica articolo

22 Febbraio 2021 - 18.43


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Il mondo degli studi sul Medioevo è oggi un po’ più povero. Si è spento all’età di 85 anni Giovanni Cherubini, professore emerito dell’Università di Firenze. Curiosissimo e di interessi vasti è diventato molto presto noto per i suoi studi sulla campagne ma il suo campo di ricerca si è poi allargato ai tanti aspetti delle strutture e dei conflitti sociali, delle attività economiche, della mentalità, della vita religiosa. Lascia una mole di studi che hanno segnato la storiografia dagli anni Settanta del secolo scorso: in tanti ricordano come un punto di riferimento “Signori, contadini, borghesi. Ricerche sulla società italiana del basso medioevo” (1974), un libro fortemente innovativo.
Socialista, Giovanni Cherubini ha vissuto una militanza politica nel suo Comune di residenza, Bagno a Ripoli, e il suo senso della storia non è mai stato disgiunto da questo slancio ideale.
Alcuni suoi importanti volumi e saggi scientifici hanno fatto scuola, tra i quali “L’Italia rurale del basso Medioevo” (1985), “Città comunali di Toscana” (2003), “Pellegrini, pellegrinaggi, giubileo nel Medioevo” (2005), “Santiago di Compostella, il pellegrinaggio medievale”. Ma Giovanni Cherubini ha avuto anche il merito non comune di saper coordinare una serie di imprese collettive  tra le quali spicca la “Storia dell’agricoltura italiana”, in cinque tomi edita dall’Accademia dei Georgofili nel 2002. Ha fatto anche parte del coordinamento scientifico di molte altre opere collettive, fra cui Vita civile degli italiani. 1986-1991; Storia della società italiana, 1981-1991. Ha diretto e guidato il Dottorato di ricerca in Storia medievale dell’Università di Firenze, il Centro studi sulla civiltà comunale del Dipartimento di Studi storici e geografici, da lui fondato nel 2003, il Centro Italiano di Studi di Storia e d’Arte, con sede in Pistoia, e la «Rivista di storia dell’agricoltura», pubblicata dall’Accademia dei Georgofili.
Il tratto più particolare della personalità di Cherubini va però al di là di questo  parziale e arido elenco di pur importanti imprese scientifiche. Ognuna di esse si è sempre tradotta in una rete di relazioni amicali e di formazione che hanno reso ogni rapporto intessuto con questo grande uomo dal sorriso aperto qualcosa di unico e speciale. Maestro di molte generazioni di studenti ha formato un autentico stuolo di allievi diretti e indiretti.
Il senso della storia di Giovanni Cherubini è condensato in questo bel brano, preso da una conversazione con Paolo Nanni nel 2011, in occasione di un corso per insegnanti delle Scuole Medie superiori: “Il ragionare storico parte sempre (o dovrebbe) da una o più domande che orientano o danno un senso alla nostra vita: il rapporto tra la vita e la morte, le convinzioni religiose, una ideologia politica, la visione dei rapporti tra gli uomini, la necessità della solidarietà, della giustizia (o/e dell’uguaglianza) nella società. Non c’è bisogno di aggiungere che a queste convinzioni che orientano il nostro pensiero (e spesso la nostra vita) noi giungiamo attraverso le esperienze personali e spesso le suggestioni più diverse, di amici, di adulti ai quali va la nostra fiducia e il nostro affetto, o per vie diverse. E già questo ci dovrebbe convincere che non siamo mai, anche nel nostro pensiero, degli atomi lontani gli uni dagli altri” .

 

 

 

 

 

 

 

 

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