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L’archivio del neofascista Pino Rauti alla Biblioteca Nazionale centrale. L’Anpi: “Intollerabile”

Il fondo dell’esponente neofascista acquisito dall’istituto. Il ministero dei beni culturali rimuove parole apologetiche sul fondatore di Ordine Nuovo

L’archivio del neofascista Pino Rauti alla Biblioteca Nazionale centrale. L’Anpi: “Intollerabile”
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27 Novembre 2020 - 15.31


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L’archivio Pino Rauti, all’anagrafe Giuseppe Umberto Rauti, tra i principali esponenti del Movimento Sociale Italiano, alla Biblioteca Nazionale di Roma che lo ha celebrato con un testo online poi rimosso: scatena polemiche l’acquisizione dell’istituto del Ministero dei Beni Culturali diretto da Andrea De Pasquale del quale più voci ora chiedono le dimissioni mentre per Ignazio La Russa chi contesta è solo un “odiatore da tastiera”. Il neo-fascismo, ricordiamolo, è stato punteggiato da pagine oscure, attentati, tentati colpi di Stato.

Neo-fascista dichiarato, Rauti in una intervista del 1971 si definì avverso alla democrazia parlamentare giudicandola «un errore in linea di diritto e di principio» perché «non credo all’uguaglianza tra gli uomini, credo anzi alla disuguaglianza tra gli uomini». È stato tra i fondatori di Ordine Nuovo nel 1956, formazione di estrema destra poi sciolta d’autorità. A piazza Fontana a Milano, luogo della strage con bomba del 12 dicembre 1969, dall’anno scorso un’iscrizione sul marmo ricorda: «ordigno collocato dal gruppo terroristico di estrema destra Ordine Nuovo».

Su cosa sia accaduto con l’archivio Rauti (1926 – 2012) lo riporta Raul Mordenti come utente della Biblioteca stessa sul settimanale Left e primo firmatario di un appello che chiede di rimuovere dall’incarico il direttore della biblioteca: “Come migliaia di altri utenti della Biblioteca nazionale centrale di Roma (Bncr) ho ricevuto una giuliva e-mail che annuncia l’acquisizione dell’archivio e della biblioteca personale di Pino Rauti, messi ora a disposizione del pubblico nella più importante Biblioteca italiana diretta dal dottor Andrea De Pasquale. L’e-mail spiega che la solenne inaugurazione con Conferenza di presentazione presso l’Auditorium, prevista per il 19 novembre («proprio nel giorno che sarebbe stato il novantaquattresimo compleanno» di Rauti), non ha purtroppo avuto luogo a causa del Covid”.

Il direttore, ricorda Mordenti, si compiace di aver riordinato quell’archivio. “Le dimissioni immediate del Direttore della Bncr, o la sua rimozione da parte del ministro Franceschini responsabile politico del settore, sono il minimo che la decenza impone. Ricordiamo quando Franceschini volle mettere (con visite altamente simboliche) l’intero suo impegno politico sotto l’egida dell’antifascismo: ebbene, egli è oggi chiamato a coerenti comportamenti antifascisti”, scrive Mordenti.

Il Fondo comprende 2880 volumi e l’archivio personale di Rauti che a 17 anni militò nella Repubblica sociale italiana, quella di Salò mentre l’Italia era in rotta e che si schierò con i nazisti. Franceschini ne ha rimosso la presentazione sul sito del ministero, il Movimento 5 Stelle ha applaudito alla sua scelta, al che Annamaria Gravino sul Secolo d’Italia ha gridato alla “censura” mentre, al contrario, Davide Conti sul Manifesto ha giudicato “tardiva” la presa di posizione del ministro.

Il commento su Facebook del presidente dell’associazione dei partigiani, Gianfranco Pagliarulo è netto: “È intollerabile che queste carte vengano accolte con parole apologetiche verso un fascista convinto e dichiarato, già repubblichino, la cui biografia è un continuum di attacchi alla repubblica antifascista nata dalla Resistenza, e la cui notorietà era più legata alle cronache giudiziarie che a quelle politiche. Eppure, secondo la direzione della Biblioteca Nazionale, si tratta di “uno Statista”, “tanto attivo e creativo, quanto riflessivo e critico”. C’è da trasecolare. Mi auguro che il Ministero assuma ogni provvedimento necessario a difesa dell’immagine della Biblioteca e della natura antifascista della Repubblica”.

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