La frusta musicale

Il nuovo appuntamento settimanale di Globalist Culture

La frusta musicale
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25 Novembre 2021 - 12.04


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di Lucia Mora

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Arriva su Globalist Culture una nuova rubrica a tema musicale, che vuole essere ironica e coinvolgente. Il titolo viene da un’altra rubrica che, a suo tempo, portava avanti un’attività di critica, seppur in un altro ambito: “La frusta letteraria” di Aristarco Scannabue, pseudonimo di Giuseppe Baretti.
Pur discostandosi dagli intenti che muovevano la penna di Baretti, “La frusta musicale”, rimasto nella storia  come campione della polemica contro la modernità e l’illuminismo, in questo caso  la stessa parola viene adoperata nel suo significato esattamente opposto:  lo spirito critico e schietto serve qui per leggere con attenzione i processi, anche musicali, che si manifestano nella società contemporanea . La rubrica comincia oggi con una puntata dedicata a due uscite molto attese del 2021 da parte di due giganti del blues: Zucchero e Carlos Santana.

Discover – Zucchero

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Quando un artista comincia a sfornare dischi di cover, di solito è un brutto segnale per quanto riguarda la sua vena creativa. Zucchero aveva già imboccato questa strada lo scorso maggio, con la pubblicazione di Inacustico D.O.C. & More: un album di brani editi, ma realizzati in versione acustica. L’ultimo Discover invece seleziona 13 canzoni (18 nell’edizione deluxe, su un campionario di oltre 500) che hanno segnato in qualche modo la vita del cantautore. Solo che, com’era temibile, la sua inventiva non sembra essere molto in forma. «Una cover per me ha senso se viene personalizzata a tal punto che sembri una tua canzone», ha detto Sugar. Il problema è proprio che questa personalizzazione non si è sentita granché. Si sente l’intento di voler portare le canzoni alle loro “radici”, cioè di spogliarle dell’impalcatura sonora, ma l’apporto di Zucchero aggiunge poco (in certi casi nulla) alle originali. Unica eccezione Natural Blues, che ha due elementi vincenti: la base costruita su un campionamento di Trouble So Hard di Vera Hall; il duetto con Mahmood, che funziona perfettamente e che fa ciò che l’intero disco avrebbe dovuto fare, ovvero dare una veste nuova e originale alla canzone. Per il resto, Discover è un susseguirsi di melodie troppo somiglianti fra loro e poco creative.

Natural blues, la traccia più convincente

Blessings and Miracles – Santana

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Chi invece – pur avendo 74 anni e una lunga carriera alle spalle – non ha problemi di creatività è il maestro messicano Carlos Santana che, con Blessings and Miracles, dimostra una volta di più di essere uno dei chitarristi più irraggiungibili della storia della musica. Il titolo deriva dalla «convinzione che siamo nati con poteri celesti che ci permettono di creare benedizioni e miracoli» sostiene Santana, il cui obiettivo è riportare gioia e speranza alle persone durante un periodo buio come quello attuale. Ci riesce? Direi di sì. Trovare difetti a questo disco è veramente difficile; pezzi come Santana Celebration ne sono la prova. Anche laddove si ha a che fare con cover, come nel caso dell’intramontabile A Whiter Shade of Pale dei Procol Harum, lo stile di Santana è marcato e mai banale, complice sicuramente l’aiuto di un polistrumentista del calibro di Steve Winwood. Album fresco, accattivante e imperdibile.

A Whiter Shade of Pale, la cover dei Procol Harum in stile Santana

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