Nel 2020 il sistema culturale e creativo vale 84,6 miliardi. Con un calo dovuto al Covid

É quanto emerge dall'undicesimo rapporto “Io sono cultura 2021” realizzato dalla Fondazione Symbola e Unioncamere

Nel 2020 il sistema culturale e creativo vale 84,6 miliardi. Con un calo dovuto al Covid
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redazione Modifica articolo

7 Agosto 2021 - 16.02


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Nonostante il difficile anno trascorso, la filiera creativa e culturale italiana vale 84,6 miliardi di euro, pari al 5,7% del valore aggiunto prodotto e poco meno di 1,5 milioni di persone occupate; segnando però un -8,1% sulla ricchezza dell’intera filiera, contro il 7,2% nazionale, e un -3,5% sui livelli di occupazione. É quanto emerge dall’XI rapporto “Io sono cultura 2021”, nato nel 2011 dall’esigenza di dimostrare come la cultura sia un settore capace di trainare l’economia italiana, e realizzato da Fondazione Symbola, Unioncamere, insieme a Regione Marche e Credito Sportivo e presentato dal ministro della Cultura Dario Franceschini, dal presidente della Fondazione Symbola Ermete Realacci, dal Presidente Unioncamere Andrea Prete e dal direttore della Fondazione Symbola Domenico Sturabotti. 

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Fra le attività più colpite, ci sono le performing arts che registrano un -26,3% di ricchezza prodotta e segnano un -11,9% in termini occupazionali. Fortemente colpito anche il comparto del patrimonio storico e artistico con una contrazione del -19% in termini di ricchezza prodotta e dell’11,2% in meno sul fronte dell’occupazione. Mostrano segnali di tenuta generale le attività che si occupano di videogiochi e software. Pur registrando una leggera riduzione degli occupati (-0,9%), il lockdown e l’home entertainment ha sostenuto la produzione di ricchezza portandola a un +4,2%.

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Sia il valore aggiunto (-8,4%) sia l’occupazione (-3,8%) della filiera hanno registrato una dinamica peggiore di quella media nazionale; con un valore complessivo di lavoratori di 1.446.600, simile a quello del 2011. Si vede come le donne rappresentino il 37.9% dei lavoratori della filiera, un numero inferiore alla media nazionale dell’economia (42%); in particolare, nel settore culturale sono ancor meno rappresentati: la loro quota è pari al 7.3% verso la media nazionale (13.7%).

Tra le regioni che hanno maggiormente risentito della crisi troviamo la Toscana, il cui valore aggiunto generato ha subito una contrazione a doppia cifra (-10,4%). Particolarmente accentuate sono state anche le contrazioni registrate in Basilicata (-9,9%) e nel Molise (-9,7%). In termini occupazionali, invece, le dinamiche peggiori sono da associare alla Sicilia (-4,3%) e alla Sardegna (-4,2%), seguite dalla Valle d’Aosta (-4,1%).

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