Il Museo Muv racconta come si moriva nell’antichità

Una mostra del Museo della civiltà villanoviana sui rituali funerari dal III millennio a.C. all’epoca tardo-romana: dapprima online, poi si potrà vedere dal vivo

Il Museo Muv racconta come si moriva nell’antichità
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5 Dicembre 2020 - 17.45


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Si chiamerà “Morire nell’antichità. Archeologia della morte e rituali funerari nell’età dei metalli” la nuova esposizione archeologica realizzata dal Muv, Museo e Centro di documentazione della civiltà villanoviana di Castenaso (Bologna), verrà inaugurata online sulla pagina Facebook del sito il 12 dicembre e rimarrà disponibile fino al 13 giugno 2021. Appena le condizioni lo permetteranno sarà possibile visitare la mostra dal vivo, solo su prenotazione.

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L’intenzione, spiegano gli organizzatori, è quella di fornire “un percorso cronologico alla scoperta dei rituali funerari dell’inumazione e dell’incinerazione, a partire dall’Eneolitico (III millennio a.C.), passando per l’Età del Bronzo e l’Età del Ferro, fino all’epoca tardo-romana (VI sec. d.C.)”. Sarà un viaggio all’interno delle attività che ruotavano attorno al mondo dei morti.
Sarà forse la difficoltà di questo periodo, in cui parlare di morte è stato all’ordine del giorno, che ha portato i responsabili della mostra a riflettere sull’importanza di ricordare -e omaggiare- chi non c’è più, dando la possibilità di trascorrere un’esperienza suggestiva che simboleggi la “porta” che separa il mondo dei vivi dall’Aldilà.

Le metodologie sepolcrali sono state un punto cardine delle culture antiche, nondimeno gli etruschi erano soliti omaggiare la salma con un variegati corredi funerari. Tra quelle messe a disposizione nella mostra spicca la “Tomba del morto” (510 a.C.), una delle principali tombe etrusche di Tarquinia, in cui le pratiche cerimoniali sono state riprodotte graficamente a partire dalle pitture.
Sono state scelte due strutture sepolcrali ad inumazione esemplificative anche del periodo romano, di cui una detta “alla cappuccina”, caratterizzata da una copertura a tetto. A chiudere l’esposizione un tipico corredo di età imperiale, con oggetti di contesti diversi.

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Il Muv è già conosciuto in Italia per essere uno dei musei più rappresentativi della civiltà etrusca. Ospitato nell’ex fienile del complesso rurale di Casa Sant’Anna a Villanova di Castenaso, il museo sorge proprio dove il conte archeologo bolognese Giovanni Gozzadini scoprì, verso la metà dell’Ottocento, una necropoli della prima età del ferro, fase più antica della civiltà etrusca, sviluppatasi tra gli inizi del I millennio a.C. Fu lo stesso Gozzadini a dare il nome di “Villanoviana” a questo popolo, sconosciuto ai più, dal luogo in cui si trovava il suo podere.

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