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Don Antonio: "Con la pandemia le persone hanno trovato nella Chiesa un senso di comunità"

Perché tanti si sono rifugiati sempre più nella fede durante il contagio da Covid-19? Lo spiega il prete di Vicarello, una piccola parrocchia in provincia di Livorno

Don Antonio: "Con la pandemia le persone hanno trovato nella Chiesa un senso di comunità"
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9 Aprile 2021 - 08.29


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di Chiara Guzzarri

Quello che abbiamo dovuto affrontare in quest’anno di pandemia, con i cui effetti siamo ancora costretti a convivere, ha cambiato completamente  il nostro approccio con il modo di vivere e  di concepire l’esistenza: tutto è stato rimesso in discussione, soprattutto il nostro rapporto con la fede e la religione. Le restrizioni dovute alla pandemia possono aver indebolito la fede di alcune persone o, al contrario, l’hanno in qualche modo rafforzata? Le persone hanno trovato nella Chiesa il loro bisogno di conforto? Molte parrocchie si sono adeguate alle nuove norme imposte dal mondo digitale ma è del tutto evidente che sono risultate del tutto insufficienti rispetto al bisogno di contatto che la pratica religiosa richiede.

Su questo argomento stanno discutendo teologi, sacerdoti, fedeli, uomini e donne di cultura. Proprio per questo mi è apparso utile, per capire la profondità del tema, incontrare un sacerdote che sta vivendo in prima persona il delicato passaggio. Don Antonio è sacerdote da più di vent’anni, ora conduce una piccola parrocchia a Vicarello in provincia di Livorno. Spiega come sia mutato il rapporto dei fedeli con la fede nella sua piccola parrocchia.

Come ha vissuto la Chiesa quest’anno di pandemia?

Con l’arrivo della pandemia sono arrivate anche le misure per contenere i contagi, e tra questi anche il ‘distanziamento’: già il nome, ‘distanziamento sociale’, è brutto, è un nome che appesantisce ancora di più il non poter stare vicini; io avrei preferito chiamarlo in un altro modo. Quando è entrato in vigore ha colpito al cuore una delle caratteristiche principali della Chiesa, che è di per sé un simbolo di assemblea e comunione. Se togli alla Chiesa questa possibilità di comunione, le togli tutto.

Ci siamo prodigati per rivolgere la nostra speranza a cosa si potesse fare per aiutare le persone. Chiaramente la prudenza viene prima di tutto: siamo stati i primi a consigliare alle persone anziane di seguire le liturgie da casa dove possibile, trasmettendo le messe tramite dirette su Facebook.

Secondo lei, le persone si sono avvicinate ancor più alla Chiesa durante quest’anno? E se sì, perché questo è potuto accadere, secondo lei?

Forse è stato un fenomeno dovuto alla reclusione e alla lontananza dai contatti umani: le persone si sono avvicinate alla Chiesa per sopperire al distanziamento fisico, trovando nella fede quel senso di comunità che da sempre la caratterizza.

Proprio durante la pandemia abbiamo avuto un feedback molto positivo: si è rinforzato il senso di carità, tramite iniziative molto belle da parte delle persone per aiutare il prossimo. Come diceva San Paolo: ‘’Tu dimostrami la fede a parole e io te la dimostrerò con quelle che sono le mie opere’’. 

Cosa ne pensa invece delle polemiche sulle chiese aperte mentre i cinema e i teatri restavano chiusi?

Se si considera l’espressione della propria fede come un’esigenza, è una scelta che comprendo. Spero comunque che questa situazione finisca al più presto e possano riaprire anche i centri di cultura come cinema e teatri.
Per quanto riguarda i ragazzi invece? Com’è stato il loro approccio alla chiesa durante la pandemia?

Per quanto riguarda i ragazzi, beh, l’ultimo gruppo che abbiamo avuto per la cresima era di 45 persone, rispettando sempre tutti i dovuti accorgimenti sanitari. Ho visto che venivano volentieri, e che soprattutto il loro principale interesse era poter stare con i coetanei, possibilità che da un anno a questa parte gli viene negata. I ragazzi hanno bisogno di potersi incontrare e interagire, ne va della loro capacità di approcciarsi alla società. Ovviamente dopo la cresima il numero di ragazzi che ha continuato a frequentare la chiesa si è ridotto, ma quando capita di fare delle iniziative social si collegano tutti. È sfortunatamente mancata la possibilità di poter mettere in atto diverse iniziative che gli facessero toccare con mano il 0circolo degli altri’, come possono essere la carità, la liturgia e la catechesi. Questo mi è dispiaciuto molto, ma spero possano recuperare in un futuro.

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