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Più diseguaglianza con la pandemia: a rischio le conquiste delle donne

L’Istat: il 31,5% delle donne in Italia ha subito qualche forma di violenza. L’università di Modena e Reggio Emilia con studiose di più atenei elaborano "Pillole di parità", un progetto per l’ordinamento giuridico

Più diseguaglianza con la pandemia: a rischio le conquiste delle donne
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23 Novembre 2020 - 20.26


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di Serena Vantin *

Secondo dati Istat, il 31,5% delle donne di età compresa tra i 16 e i 70 anni (6 milioni 788 mila) in Italia ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale: il 20,2% (4 milioni 353 mila) ha subìto violenza fisica, il 21% (4 milioni 520 mila) violenza sessuale, il 5,4% (1 milione 157 mila) le forme più gravi della violenza sessuale come lo stupro (652 mila) e il tentato stupro (746 mila). Le forme più gravi di violenza sono esercitate da partner, parenti o amici (clicca qui per i dati
https://www.istat.it/it/violenza-sulle-donne/il-fenomeno/violenza-dentro-e-fuori-la-famiglia/numero-delle-vittime-e-forme-di-violenza).
Durante la pandemia, e in particolare dal 1° marzo al 16 aprile 2020, le telefonate al 1522 (il numero verde per il soccorso di vittime di violenza domestica) sono incrementate del 73% rispetto al medesimo periodo dello scorso anno, e si sono moltiplicate le forme di violenza virtuale sulla rete.
Proprio in un’epoca storica in cui la pandemia, l’inasprimento delle diseguaglianze e l’insicurezza economica rischiano di mettere nuovamente a repentaglio le conquiste culturali e giuridiche acquisite dalle donne, pare particolarmente opportuno ricordare, ai sensi dell’art. 3 della Convenzione di Istanbul del Consiglio d’Europa (2011), che la “violenza nei confronti delle donne” è una violazione dei diritti umani e una forma di discriminazione contro le donne, comprendente tutti gli atti di violenza fondati sul genere che provocano o sono suscettibili di provocare danni o sofferenze di natura fisica, sessuale, psicologica o economica, comprese le minacce di compiere tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica, sia nella vita privata.

Per promuovere il contrasto e la lotta contro questi fenomeni, che affondano le loro radici nelle diseguaglianze strutturali tra uomini e donne, dal 1999 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha istituito la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, ricorrenza che cade il 25 di novembre.
Questa Giornata è diventata, così, l’occasione per promuovere campagne di sensibilizzazione, formazione e informazione relative alle diverse forme di violenza domestica e di genere, come auspicato anche dal Titolo III della Convenzione di Istanbul, dedicato alla “prevenzione”.
Entro questa cornice, il Crid – Centro di Ricerca Interdipartimentale su Discriminazioni e vulnerabilità dell’Università di Modena e Reggio Emilia sta sviluppando un progetto innovativo dal titolo “Pillole di parità. Itinerari dell’eguaglianza di genere nell’ordinamento giuridico italiano dall’Unità d’Italia al Covid-19” (clicca qui).
Il Progetto, al quale afferiscono studiose di diversi atenei italiani (oltre a Modena e Reggio Emilia, Pisa, Trento, Milano), è nato a partire dalle riflessioni avviate sin dal 2016 in collaborazione con il Comune di Modena, il Centro Documentazione Donna e altre realtà associative del territorio, e consiste nella realizzazione e divulgazione di brevi filmati-video (cd. “pillole di parità”) per illustrare le tappe della parità di genere nell’ordinamento italiano.
I filmati verranno utilizzati come strumenti di didattica innovativa nell’ambito di Laboratori, progetti e attività di orientamento.
In tal modo, a istituzioni, associazioni e scuole saranno offerti strumenti operativi per l’insegnamento delle principali tappe verso la parità di genere in Italia e la promozione di una cultura rispettosa dei generi e delle differenze.

Si tratta di nozioni che rientrano nelle competenze chiave per l’apprendimento permanente (si trova nella Raccomandazione 2006/962/CE) e che riguardano, in particolare, l’asse sociale e civico ovvero la promozione della cittadinanza attiva, l’inclusione sociale, l’occupazione.
«Questo progetto rappresenta un’opportunità», afferma il docente di Filosofia del diritto, di Teoria e prassi dei diritti umani e di Informatica giuridica nell’ateneo di Modena e Reggio Emilia Thomas Casadei «per includere i problemi relativi alla parità tra i generi nell’ambito dei programmi scolastici di Educazione civica e di Cittadinanza e costituzione anche in questo difficile periodo caratterizzato dalla pandemia. A questo riguardo, saranno illustrate sei “tappe”: quella del periodo che intercorre tra l’Unità d’Italia e la Costituzione del 1948; l’accesso alle professioni del 1963; gli anni Settanta e le riforme del diritto di famiglia; il 1981 e il superamento del delitto d’onore nel codice penale; il 2011 e la Convenzione di Istanbul; il presente tra Covid-19 e questioni di cura».

* assegnista dell’Università di Modena e Reggio Emilia

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