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Muore lo scrittore Jan Myrdal, maoista critico della socialdemocratica Svezia

Il sociologo svedese di fede marxista-leninista non esitava a denunciare le ingiustizie svedesi e internazionali

Muore lo scrittore Jan Myrdal, maoista critico della socialdemocratica Svezia
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31 Ottobre 2020 - 18.51


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di M. Cec.
Muore a 93 anni Jan Myrdal. Lo scrittore e sociologo svedese, marxista-leninista, considerato un’autorità in fatto di sottosviluppo e delle economie del Terzo mondo, è morto ieri sera in un ospedale di Varberg, nella Svezia meridionale. Era stato ricoverato giovedì scorso per un’infezione del sangue, come riferisce il quotidiano svedese Aftonbladet. Era figlio di due dei più influenti intellettuali svedesi del XX secolo, i premi Nobel Alva Myrdal e Gunnar Myrdal ed è stato sposato con Gun Kessle una grafica, fotografa e scrittrice, che fino alla sua morte ha illustrato molte delle sue opere.
Nasce a Stoccolma ma trascorrerà il tempo della seconda guerra mondiale a New York al seguito dei genitori e non mancherà, in molti suoi scritti, di rivelare quanto questo periodo abbia influito nella sua evoluzione intellettuale. In gioventù professa l’ortodossia filo-sovietico comunista e dalla fine del 1950 abbraccia un maomismo intriso di solidarietà terzomondista. Tifoso del ‘grande balzo in avanti’ e poi della rivoluzione culturale, divenne un accanito difensore del governo cinese di Mao Tse-tung e sempre più critico nei confronti dell’Unione Sovietica post-stalinista che in risposta bandì molte delle sue opere.

La principale svolta letteraria di Myrdal è stata Rapporto da un villaggio cinese del 1963, uno studio semi-antropologico di un villaggio nella Cina di Mao che, negli anni successivi, ha fatto molto discutere.

Jan Myrdal, con il suo comunismo radicale, entrò ben presto in conflitto con il ruolo che entrambi i suoi genitori avevano all’interno del partito socialdemocratico al governo in Svezia. La rottura dei legami con Alva e Gunnar provocò uno scandalo nazionale per come la sua famiglia era stata percepita come “modello” nella Svezia socialdemocratica. Myrdal è stato, infatti, pioniere della politica anticoloniale svedese e ha scritto delle sue esperienze dirette in quelle società in via di sviluppo che cercavano di liberarsi dalle influenze e dalle pressioni occidentali, un vibrante atto d’accusa nei confronti della politica eurocentrista fin dagli anni ’60.
Negli ultimi anni, Myrdal, si è dedicato più all’autobiografia che alla politica e l’ultimo lavoro, non ancora pubblicato in Italia, A second reprieve del 2019, ne è un perfetto esempio: ancora riferimenti agli anni dell’infanzia e ai conflitti con i genitori ma focus su invecchiamento e morte, amori passati e loro mancanza; insomma un tentativo di rivelare aspetti poco lusinghieri della sua vita, soppressi o distorti nei romanzi precedenti.
 
Bibliografia
Scritti critici Scritti di argomento vario (13 volumi 1968-83), romanzi tra cui l’autobiografico Infanzia (1982), lavori televisivi tra cui la sceneggiatura del film L’arrampicatore sociale (1962). Ha poi pubblicato Lettere da un turista (1987), Un altro regime (1988), Pubertà (1988), In viaggio, con G. Kessle (1991); André Gill (1995); México, con G. Kessle (1996); Vendere guerra come margarina (2005). Tra gli altri volumi tradotti in italiano Stella rossa sull’India. Quando i dannati della terra si sollevano. Impressioni, riflessioni e considerazioni preliminari (Zambon editore, 2011) e Zampe di gallina. Scritture illeggibili dal villaggio cinese” (Beppe Grande editore, 2006).
 
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