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Antonella Anedda: «Oggi c’è chi riutilizza la cultura usata dai nazisti»

In occasione di un premio e un incontro toscani la poetessa parla di intellettuali proni ai totalitarismi, di Trump «da combattere», della «Sardegna che non è il Billionaire», del nonno di Darwin, di Greta

Antonella Anedda: «Oggi c’è chi riutilizza la cultura usata dai nazisti»
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16 Settembre 2020 - 20.41


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«Possiamo dirci che quella nazista non era cultura, però usava elementi culturali che ancora oggi vengono utilizzati. Come molti intellettuali sono stati complici dei totalitarismi». Lo ricorda, in questa intervista Antonella Anedda (Antonella Anedda Angioy è il cognome completo): poetessa, traduttrice, storica dell’arte, è autrice di libri illuminanti quali, tra i tanti, La vita dei dettagli. Scomporre quadri, immaginare mondi (Donzelli Editore, 2009) e poeticamente densi come Salva con nome (Mondadori Editore, 2012). Oltre a definire politici come Trump e Bolsonaro inaccettabili e «da combattere», l’autrice sabato 19 viene premiata alla Fattoria d’arte di Celle a Santomato, vicino a Pistoia, con il premio “Celle arte natura” in un appuntamento a numero chiuso (già raggiunto) per le restrizioni anti-Covid. Il riconoscimento è organizzato dalla Fattoria di Celle – Collezione Gori, straordinario parco di opere tra bosco, olivi, prati, villa e declivi commissionate dal patron novantenne Giuliano Gori a molti dei migliori artisti dei nostri decenni in un’avventura che i figli proseguono (clicca qui per il sito).
L’autrice domani 17 settembre alle 17 è anche alla Biblioteca delle Oblate del Comune di Firenze in un incontro introdotto da una poetessa e traduttrice eccellente, Elisa Biagini, e con Riccardo Donati , autore del saggio Apri gli occhi e resisti. L’opera in versi e in prosa di Antonella Anedda (Carocci, pp.120, € 15) per il “Festival internazionale di poesia Voci lontane, voci sorelle” (clicca qui per le info).

La Fattoria di Celle la premia con un riconoscimento che unisce arte e natura: l’arte è creazione umana, ma la natura non viene devastata proprio dall’agire umano? È una contraddizione oppure no?
È una domanda complessa. Noi umani abbiamo la grande tentazione di gestire la natura e di crederci al centro dell’universo, per cui esiste sempre questo rischio antropocentrico e credo che vada tenuto presente. Esiste poi la contraddizione: l’uomo è spesso intervenuto sulla natura in maniera violenta. Detto questo, da quanto ho potuto vedere a Celle c’è stato sempre un grande rispetto degli artisti e di Giuliano Gori per la terra e per il paesaggio.

In un’intervista al sito Insula europea ha detto tra altre cose: “Molte disumanità sono state compiute in nome dell’umanità e la letteratura ne è stata spesso e purtroppo complice. Molti problemi derivano dal crederci padroni dell’universo, da un antropocentrismo che ci fa pensare che il mondo sia fatto per noi”. Come scardinare un comportamento distruttivo? Chi scrive come può evitare di essere “complice”’ di questo meccanismo?
Per quanto riguarda la scrittura, credo che si debba provare a scardinare, attraverso il linguaggio, quello che chiamiamo il nostro “io” con la consapevolezza che questo “io” è in qualche modo una nostra costruzione. Quando parlavo delle molte disumanità compiute in nome della cultura mi riferivo alla complicità di molti intellettuali ai totalitarismi, ma anche all’uso della cultura da parte delle dittature, basta pensare alla “cultura nazista”, tra virgolette: possiamo dirci che non era cultura, però usava elementi culturali che ancora oggi vengono utilizzati. Penso che la scrittura, l’arte, debbano provare a fare quello che chiedeva Umberto Saba alla poesia: essere onesti. Con “onesti” non intendo qualcosa di moralistico ma il modo con cui proviamo a porci di fronte a quello che facciamo. In poesia vuol dire non fare il verso a sé stessi, non dare soluzioni scontate, non prendere scorciatoie, evitare la retorica.

Pensando al presente, alle politiche distruttive verso l’ambiente di capi di Stato o di governo come Trump e Bolsonaro viene da chiederle: distruggere l’ambiente è una prerogativa in prevalenza maschile, del potere maschile? O è del potere economico e politico che mira solo allo sfruttamento e non dipende se esercitato da uomini o da donne?
Credo che il problema sia sempre il potere e che l’economia abbia sempre il peso maggiore, che ci sia lo sfruttamento dei più deboli. Trump e Bolsonaro sono due persone con cui non c’è nulla da condividere: per quanto mi riguarda le loro politiche sono da combattere e abbattere. Sinceramente non so se ignorare e attaccare l’ambiente sia qualcosa legato al potere maschile. Per ora la storia dice questo. Certo vorrei vedere una presidentessa negli Stati Uniti, in Brasile e soprattutto in Italia: diciamo che sarà bello quando queste domande sul genere non avranno più una ragione di esistere, quando sarà normale che il potere, nel bene nel male, sia femminile o maschile.

Una domanda da un punto di vista laico: secondo lei l’Enciclica Laudato Si’ di Papa Francesco sull’ambiente ha aiutato a prendere consapevolezza del dramma ambientale del pianeta?
Anche io parlo da super laica. E penso che, sì, il papa in questa Enciclica dica cose condivisibili. Un passo successivo dovrebbe essere un’azione concreta ma già il fatto di parlarne è importante.

Lei è romana con sangue sardo e corso e ha pubblicato il libro “Isolatria” sull’arcipelago della Maddalena. A suo parere la natura sarda è protetta a sufficienza o lo sfruttamento prevale sulla tutela? Le coste sarde sono diventate il modello della vita altolocata, delle ville e delle discoteche e, questa estate, emblema dei focolai del virus.
Soprattutto la Sardegna del nord, che in alcuni luoghi resta bellissima, a mio parere non è stata protetta come avrebbe potuto essere protetta. Resta l’interno, se non altro perché il Supramonte è abbastanza impenetrabile. Certo non mi trovo dalla parte dei locali notturni in Costa Smeralda. La Maddalena e tutta la Sardegna dovrebbero essere ulteriormente tutelate. E l’isola non è il Billionaire.

Come vede l’impegno su questo fronte del mondo giovanile? Ritiene che Greta Thunberg abbia fatto qualcosa di valido?
Penso di sì. Ho una figlia di 26 anni, conosco suoi amici, ci parlo e mi sembra che possano cambiare le cose: penso ai ragazzi che hanno tolto le macerie a Beirut dopo l’esplosione, che hanno lavorato tra le rovine. Sì, ho fiducia nella nuove generazioni.

Infine, ha un libro in cantiere?
Dovrebbero uscire due libri, non so se alla fine del 2020 o all’inizio del 2021. Uno è Geografie per Garzanti, è un libro di prose. L’altro che uscirà per Interlinea è un mio lavoro sul nonno di Charles Darwin, Erasmus Darwin, un poeta e un medico che ha anticipato in moltissimi aspetti l’evoluzionismo del nipote. Era un libero pensatore contrario alla schiavitù e favorevole all’educazione delle ragazze. Il suo libro in versi L’amore delle piante sembra un “porno-soft” per signore e invece denuncia lo schiavismo e la responsabilità dell’Inghilterra nel tenere i neri in soggezione, trattandoli come bestie senza diritti. Le uniche a condividere questa condizione erano… le donne.

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