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Librerie indipendenti a rischio crollo da Coronavirus. Le proposte per resistere

Tra le ipotesi: consegnare i volumi alle edicole. Lo scrittore De Consoli: compriamo tutti un libro online. L’Associazione librai: il 2020 già compromesso

Librerie indipendenti a rischio crollo da Coronavirus. Le proposte per resistere
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23 Marzo 2020 - 10.07


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Le librerie faticano, per le librerie indipendenti è ancora più dura: non appartengono a una catena imprenditoriale e già in tempi normali vivono ogni in bilico, sul filo di tante spese e introiti spesso appena sufficiente a tirare avanti. La chiusura da virus può diventare sempre più devastante. Eppure sono una presenza indispensabile per una cultura che abbia più direzioni e voci diverse, ancor più, per una civiltà che voglia dirsi ed essere democratica.

La recente legge sull’editoria dovrebbe dare loro più respiro, se il Coronavirus non togliesse aria a tutti e anche a chi commercia libri. Secondo l’ufficio Ali (Associazione librai italiani) associata a Confcommercio il calo di fatturato restando al periodo 23 febbraio al 25 marzo ammonterà a circa 47 milioni di euro, con una diminuzione di guadagni di circa 16 milioni e mezzo di euro. Ma se si considerano i mancati guadagni con le scuole chiuse e quelle per i festival e le presentazioni cancellati, la somma salirebbe molto.

All’agenzia Agcult il presidente dei librai associati a Confcommercio, Paolo Ambrosini, ha definito “già compromessa la redditività per quest’anno delle nostre aziende”. Ambrosini chiede con urgenza “un piano nazionale straordinario per l’apertura e il rinnovo delle librerie, la revisione dei criteri del tax credit librerie”. L’Ali chiede detrazioni fiscali sugli acquisti, di potenziare il bonus per i diciottenni app18, sostegni a favorire l’acquisto di testi scolastici per famiglie disagiate.

Di fronte al possibile collasso delle librerie causato dalla chiusura non si sa fino a quando, lo scrittore Andrea De Consoli ha proposto che oggi, 23 marzo (e magari anche nei giorni successivi), sia un giorno per l’editoria e che ognuno di noi compri un libro dai siti degli editori.

Resta la domanda su cosa possono fare le librerie indipendenti, un tessuto indispensabile per la cultura e la civiltà di un paese. Tanto più ora che sono chiuse e l’alternativa per chi voglia acquistare libri è chi li divora, Amazon. Sul Giornale.it Andrea Caterini ha proposto che quelle librerie vendano anche loro tramite internet, con il loro sito o creandone uno, e che – proposta assennata – non puntino su titoli e bestseller che le catene librarie hanno in quantità ma su settori meno battuti come per esempio saggi, poesia e una narrativa meno di consumo.

Dal suo fronte Giulia Guida, segretaria nazionale Slc-Cgil, ha proposto che le librerie possano consegnare libri a domicilio oppure nei negozi aperti come le edicole. La sindacalista rilancia in pratica una proposta dell’Associazione Librai Italiani secondo la quale – riporta illibraio.it – “le librerie possono svolgere attività di consegna a domicilio o in modalità drop presso gli esercizi commerciali aperti e questo in alternativa alla consegna tramite corriere”, rispettando le disposizioni per la tutela dei lavoratori. La proposta, puntualizza l’Ali, “frutto di un’interpretazione che ci è stata data da Confcommercio”, per cui l’associazione suggerisce di informarsi presso gli uffici di commercio del Comune.

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