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Addio Campos Venuti, urbanista, partigiano e comunista che salvò Bologna

L’architetto negli anni ‘60 salvaguardò il centro e impedì devastazioni in collina. A Firenze fu decisivo nel convincere Occhetto a bloccare un’espansione a nord

Addio Campos Venuti, urbanista, partigiano e comunista che salvò Bologna
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1 Ottobre 2019 - 16.12


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Già partigiano nel Partito d’azione, già comunista, Giuseppe Campos Venuti è stato un urbanista che ha considerato l’urbanistica materia civile e politica con il dovere di modellare le città a misura cittadini. Romano di nascita, è morto a 93 anni ma la città a cui è più legata la sua azione è Bologna, su cui intervenne nella fase cruciale dello sviluppo degli anni ’60 impedendo il deflagrare delle periferie, preservando il centro storico e le colline circostanti, progettando quartieri popolari non lontano dal centro, come il quartiere chiamato Fossolo: eletto nel 1960 in Consiglio comunale nel Partito comunista, fu assessore all’urbanistica nella giunta del sindaco Giuseppe Zozza. Progettò la fiera nella zona nord.

Chiamato Bubi perché era il nome di battaglia da partigiano, nato nel 1926, nel 1966 lasciò la giunta bolognese e andò a insegnare urbanistica al Politecnico di Milano; dal 1970 al 1975 fu consigliere nella prima legislatura della Regione Emilia-Romagna come presidente della commissione urbanistica.

Campos Venuti intervenne o comunque lavorò su Madrid, Pavia, Ancona, Roma, Reggio Emilia, Firenze. Nel capoluogo lo si ricordaper quanto ha bloccato: era contrario al progetto della “Variante Fiat-Fondiaria” nei quartieri di Novoli e di Castello voluto dal Pci fiorentino, un’espansione della città verso nord. L’architetto spiegò per telefono all’allora segretario del Pci Achille Occhetto, era il 1989, perché non avrebbe firmato quel progetto e Occhetto, con una telefonata rimasta celebre, ordinò ai vertici amministrativi del Pci e della città di fermare il progetto e il progetto si fermò con conseguente e drammatica crisi politica locale.

Non fu il suo unico “no”. Aveva fatto da consulente per Walter Veltroni sindaco di Roma per il nuovo piano regolatore ma ritirò la firma perché non condivideva gli esiti. Resta epocale e significativa la sua battaglia bolognese degli anni ‘60: da intellettuale comunista, spalleggiato dal sindaco, fermò la speculazione, le lottizzazioni, salvò il verde della collina.

Rimase sempre prossimo alla politica di sinistra. Con Giorgio Napolitano, esponente di primo piano del Pci e dell’ala riformista, nel 1991 sull’Unità scambiò una discussione via articoli sul riformismo stesso e su come e cosa salvare del comunismo.

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