Nobel per le scienze economiche: creatività che genera una crescita sostenuta

L’Accademia Reale di Svezia assegna il Premio 2025 a Joel Mokyr, Philippe Aghion e Peter Howitt per aver spiegato come l’innovazione sia il propellente per lo sviluppo di lungo periodo, con la teoria della “distruzione creatrice”.

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13 Ottobre 2025 - 18.49


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di Lorenzo Lazzeri

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13 ottobre 2025. La Royal Swedish Academy of Sciences ha conferito il Premio della Banca di Svezia per le Scienze Economiche in memoria di Alfred Nobel a Joel Mokyr, Philippe Aghion e Peter Howitt “per aver spiegato la crescita economica guidata dall’innovazione”. Una metà del riconoscimento va a Mokyr “per aver identificato i prerequisiti della crescita sostenuta attraverso il progresso tecnologico”, l’altra metà è condivisa da Aghion e Howitt “per la teoria della crescita sostenuta tramite distruzione creatrice”.

Mokyr ricostruisce perché, per gran parte della storia, l’andamento prevalente sia stato la stagnazione. Mostra che la crescita sostenuta emerge quando il sapere proposizionale — spiegazioni sistematiche su come funziona il mondo naturale — si intreccia con il sapere prescrittivo — istruzioni e pratiche — generando un circuito di retroazione tra scienza e tecnologia. A questa dinamica si aggiungono competenze tecniche e commerciali diffuse e istituzioni aperte al cambiamento, capaci di ridurre opposizioni di gruppi che si sentono minacciati dalle novità.

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Aghion e Howitt formalizzano la distruzione creatrice in un modello macroeconomico di equilibrio generale: imprese che innovano scalano la “scala tecnologica”, godono profitti temporanei protetti da brevetti e spingono concorrenti a investire in ricerca e sviluppo per superarle. La crescita nasce dalla sequenza di rimpiazzi tecnologici. Il modello illumina un doppio effetto sul benessere: da un lato gli incentivi privati possono risultare inferiori ai benefici sociali, suggerendo sussidi all’R&S; dall’altro, il “business stealing” può eccedere i guadagni complessivi, indicando rischi di investimento eccessivo. La scelta delle politiche dipende da struttura dei mercati, grado di concorrenza e tempi dell’innovazione.

I tre lavori convergono sul punto che la crescita richiede un ecosistema che favorisca sperimentazione, circolazione del sapere e mobilità degli individui, tutelando le persone nei passaggi occupazionali senza irrigidire i posti di lavoro.

In assenza di regole antitrust efficaci, libertà accademica e istituzioni inclusive, la dinamica innovativa può rallentare. Nel lungo periodo, il progresso non elimina i costi collaterali — dall’ambiente alla disuguaglianza — ma fornisce strumenti per affrontarli, se accompagnato da politiche ben disegnate. “La crescita non può essere data per scontata” e per preservare i meccanismi della distruzione creatrice occorre fornire la condizione per non tornare alla stagnazione.

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